Esercito italiano, nuove importanti armi in arrivo: al via l’ammodernamento

Esercito italiano, nuove importanti armi in arrivo: al via l'ammodernamento

Un sistema di difesa più efficace per l’Artiglieria, orientandosi sempre di più verso il warfighting.

È iniziato il programma di ammodernamento del parco armi del nostro Esercito italiano.

Lo scoppio della crisi in Ucraina ha spinto molte nazioni europee, tra cui anche l’Italia, ad aumentare la previsione di spesa per la Difesa, dotandosi maggiormente di mezzi sempre più moderni ed al passo con i tempi.

Per questo motivo, nel Programma pluriennale di A/R n. SMD 44/2021, è stato stabilito l’acquisto di nuove armi, comprensivi di supporti logistici, con relativi corsi di formazione per capirne e comprenderne l’utilizzo, oltre a adeguamenti e potenziamenti infrastrutturali.

Il programma, che partirà nel corso del 2022 e si concluderà nel 2026, va ad inserirsi nell’ambito dell’ammodernamento delle capacità dell’Esercito italiano di:

  • Intelligence;
  • Surveillance;
  • Target Acquisition;
  • Reconnaissance (ISTAR) delle sorgenti di fuoco indiretto avversarie (Counter Fire);
  • Osservazione e correzione del fuoco “amico” (Fire Deviation).

Esercito italiano: quali armi in arrivo

Nel Programma pluriennale di Ammodernamento e Rinnovamento (A/R), “direttamente destinato alla difesa nazionale”, finanziato con stanziamenti tratti dai fondi del Bilancio Ordinario del Ministero della Difesa, per mezzo di risorse recate da capitoli “a fabbisogno”, è prevista l’acquisizione di 13 radar controfuoco.

Attualmente, i radar in dotazione al nostro Esercito sono quattro, gli “ARTHUR”, forniti con contratto del 2009, stipulato tra la Difesa e il Raggruppamento Temporaneo di Imprese formato dall’italiana LEONARDO - capocommessa - e la svedese SAAB come Design Authority del sistema.

Con l’arrivo di nuove armi si potranno dotare tutte le unità di Artiglieria di una capacità di controfuoco, andando ad incrementare la protezione delle forze amiche, nell’ambito della difesa collettiva della Nato.

Lo scopo, come riporta Aresdifesa.it, riprendendo il testo del programma pluriennale, è quello di:

  • Potenziare e rinnovare la capacità di ingaggio di precisione e in profondità dell’artiglieria terrestre;
  • Maggiore situational awareness;
  • Incremento della protezione delle proprie forze.

Esercito italiano: a cosa serviranno i nuovi radar

I 13 nuovi radar serviranno per ammodernare le unità di Artiglieria e consentire loro di acquisire real time/nearreal time delle necessarie informazioni per un impiego rapido, selettivo, preciso e puntuale delle sorgenti di fuoco indiretto, orientando l’ammodernamento della Difesa sempre più verso il warfighting.

Per quanto attiene ai sensori (radar), ciò si traduce nel garantire la disponibilità per l’Esercito Italiano di sistemi di scoperta “flessibili”, in grado di assicurare l’individuazione delle sorgenti di fuoco avversarie anche in profondità.

Inoltre, la flessibilità di impiego dei sistemi ha permesso, come nel caso delle operazioni “Fuori Area” come nel Teatro Operativo iracheno, di operare con successo nelle funzioni di sorveglianza del campo di battaglia e acquisizione dei dati informativi per la situational awarness.

13 nuovi radar: quanto costano

Il programma pluriennale ha un costo complessivo di circa 156milioni di euro. La prima tanche è di 42milioni di euro e graverà sui capitoli del settore di investimento del Bilancio Ordinario del Ministero della Difesa e servirà per l’acquisizione dei primi 3 radar, compreso il relativo supporto logistico, eventuali corsi per il personale, adeguamenti e potenziamenti infrastrutturali.

Inoltre, verrà garantita l’operatività di 3 reggimenti di Artiglierie dell’Esercito.

Il programma sarà completato, mediante successivi provvedimenti finalizzati al completamento delle dotazioni organiche dei rimanenti reggimenti di Artiglieria, con una spesa previsionale di 114milioni di euro.

La nostra industria nazionale potrebbe avere un ruolo nello sviluppo di componenti e software per l’interoperabilità con altri sistemi in servizio, consentendo così l’interazione dei sensori nella catena del fuoco di artiglieria terrestre.

Il programma, di produzione estera, non prevede la partecipazione a iniziative di cooperazione internazionale e non si intravedono prospettive di export.