Paola Gentile - 10 febbraio 2023
Cosa sono le Foibe: perché l’Italia celebra il Giorno del Ricordo
Il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo delle vittime delle foibe. Ecco cosa sono e quanti sono stati gli italiani a morire infoibati.
Il 10 febbraio di oggi anno, l’Italia celebra il Giorno del Ricordo per non dimenticare le vittime delle Foibe.
Si tratta dei morti italiani nella regione del Carso, a cavallo tra Friuli-Venezia Giulia, Slovenia e Croazia, che vennero massacrati dalle milizie partigiane del maresciallo Tito all’indomani della firma del Trattato di Parigi con il quale l’Italia cedette alla Jugoslavia l’Istria e la Dalmazia fino a quel momento italiane.
Da lì in poi, ci fu il famigerato “lungo esodo” che portò la popolazione giulio-dalmata a diventare a tutti gli effetti esule. Senza quella che era stata fino a quel momento la loro Patria, ovvero l’Italia, e non riconosciuti da quella che, almeno sulla carta, doveva essere la loro nuova Nazione di appartenenza.
Cosa sono le Foibe
Le foibe sono delle cavità naturali del terreno formate da grandi caverne verticali presenti nei territori del Friuli-Venezia Giulia e dell’Istria.
Potrebbero essere definite come una vera e propria trappola naturale, che va man mano restringendosi quanto più si scende in profondità per poi richiudersi, riallargandosi in un bacino che, di fatto, impedisce l’uscita e rende difficile la risalita, i soccorsi o il recupero.
Durante gli eccidi perpetrati dai partigiani jugoslavi, le vittime venivano spinte o costrette a lanciarsi nelle foibe.
Nella Seconda Guerra Mondiale, le foibe venivano utilizzate per occultare il numero delle vittime delle violenze causate dal movimento di liberazione croato e sloveno, dopo essere state fucilate.
Il Trattato di Parigi dà inizio alla tragedia delle Foibe
Con la firma del Trattato di Parigi, l’Italia (Paese sconfitto nella Seconda Guerra Mondiale) cede i territori francesi, jugoslavi, greci e le colonie occupati durante la guerra.
Dopo la firma del Trattato di Parigi, il 10 febbraio 1947, il fenomeno delle foibe ha il suo exploit.
Ma l’infoibamento si era già verificato durante gli anni delle Seconda Guerra Mondiale, salvo poi esplodere in tutta la sua ferocia dopo l’8 settembre 1943.
La firma dell’armistizio tra l’Italia e gli anglo-americani scatena in Istria e in Dalmazia una vera e propria repressione degli italiani che abitavano quelle zone.
I partigiani jugoslavi del maresciallo Tito si vendicano contro i fascisti che avevano amministrato i territori di Croazia e Slovenia, puntando all’italianizzazione di quei territori, al cambio della lingua (si poteva parlare solo l’italiano) e alla modifica del cognome slavo in italiano.
I fascisti e gli italiani non comunisti venivano considerati nemici del popolo jugoslavo, per queste ragioni venivano prima torturati e in seguito gettati nelle foibe.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale il fenomeno aumentò. Gli jugoslavi si impossessarono di Fiume e di tutta l’Istria interna, mettendo in atto repressioni ed esecuzioni. Solo dopo la Guerra Fredda, il mondo venne a conoscenza di quel che accadde agli italiani di Jugoslavia.
Dove si trovano le Foibe
Le foibe esistono ancora oggi, e si trovano nella regione del Carso, a cavallo tra il Friuli-Venezia Giulia e le odierne Slovenia e Croazia.
In particolare, le foibe si concentrano:
- In provincia di Udine, dove si possono trovare le foibe di Drenchia, la Foiba di Terzo di Aquileia e la Foiba del Monte Corada;
- In provincia di Pordenone, dove si può trovare Fous di Balanceta, Pian delle More, Bus de la Lum e molte altre;
- In provincia di Treviso e Vicenza, dove ci sono Pian della Pitta e Bus della Spelonca;
- In provincia di Gorizia e Trieste, dove ce ne sono più di trenta.
La più celebre è quella di Basovizza, nel comune di Trieste, nella zona nord-est dell’altopiano del Carso a 377m di altezza ed è profonda 228m.
Quanti sono stati gli italiani uccisi nelle Foibe
Definita dagli storici “pulizia etnica”, la prigionia, i campi di lavoro forzato e la morte nelle foibe coinvolge tra i 5.000 e i 6.000 cittadini italiani (stima approssimata).
Non solo nelle foibe, molti morirono all’interno dei sistemi di pulizia etnica attuati dalle truppe jugoslave.
Si stima che gli italiani che riuscirono a scappare sono stati tra le 250mila e le 350mila, nel periodo compreso tra il 1945 e il 1956.
Perché si celebra il Giorno del Ricordo
Il Giorno del Ricordo delle vittime delle Foibe è stata istituita con la legge n.92 del 30 marzo 2004 per:
“conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
È stato scelto il 10 febbraio poiché è la data in cui, nel 1947, venne firmato il Trattato di Parigi in cui venivano assegnate alla Jugoslavia del maresciallo Tito i territori italiani di Istria, Quarnaro, della città di Zara con la sua provincia e della maggior parte della Venezia Giulia.
Questi territori erano stati precedentemente assegnati all’Italia con il Patto di Londra (accordo che segnò l’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale), mentre la Dalmazia venne annessa in seguito all’invasione nazista in Jugoslavia.
I beni dei cittadini italiani vennero confiscati e la maggior parte cercò di fuggire in Italia. L’esodo conta di 300mila persone, contro le 6.000 morte nelle Foibe, anche se non è ancora possibile fornire un dato certo a distanza di anni.
Ancora prima che il Parlamento italiano istituisse una Giornata in Ricordo delle Foibe, nel 1992, l’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro dichiarò la Foiba di Basovizza, in provincia di Trieste, monumento nazionale.