Cos’è Lotta Continua e cosa fanno oggi i protagonisti del movimento

Cos'è Lotta Continua e cosa fanno oggi i protagonisti del movimento

Il movimento, in meno di dieci anni, rivoluzionò la storia d’Italia.

Lotta Continua è stato è stato uno dei più importanti gruppi rivoluzionari che verso la fine degli anni ’60 si costituì a Torino dall’incontro tra gli operai di Mirafiori e gli esponenti del movimento studentesco.

Il gruppo, ancora senza nome, è eterogeneo e inizia a chiamarsi “Lotta Continua” proprio dall’intestazione dei primi volantini che vengono distribuiti ai cancelli delle fabbriche.

La storia di quel movimento e dei suoi protagonisti rivive nel documentario “Lotta Continua”, in onda questa sera su RaiTre alle 21:25, ed è liberamente ispirato al libro di Aldo Cazzullo “I ragazzi che volevano fare la rivoluzione”.

Il documentario parte dalla nascita del movimento, dal primo corteo interno Fiat alle elezioni del ’76, passando per l’autunno caldo, la strage di piazza Fontana, la morte dell’anarchico Pinelli e l’omicidio del commissario Calabresi.

Un decennio cruciale per la storia d’Italia che viene ripercorso dalle voci di chi quel tempo lo ha vissuto come protagonista del movimento: Gad Lerner, Erri De Luca, Vicky Franzinetti, Marco Boato, Paolo Liguori, Giampiero Mughini, Marino Sinibaldi.

Il movimento viene sciolto nel 1976 e alcuni dei membri sono confluiti in Democrazia Proletaria e Autonomia Operaia.

Molti di quei ragazzi sono diventati giornalisti, politici, scrittori, sociologi, intellettuali; altri, invece, hanno continuato nella lotta; altri ancora hanno lasciato la politica attiva.

Quando nasce Lotta Continua

Lotta Continua viene fondata nel 1969. I suoi membri appartengono alla sinistra extraparlamentare italiana di orientamento comunista, operaio e rivoluzionario.

Il movimento studentesco di Torino incontra quello operaio della Fiat e dà vita a Lotta Continua: che si distingue per movimentismo, eterodossia e critica ai regimi comunisti.

Tra i dirigenti più noti, nella storia breve ma significativa del movimento, c’è Adriano Sofri, mandante insieme a Pietrostefani dell’omicidio del Commissario Calabresi e condannato a 22 anni di carcere.

Da movimento a partito politico

Da movimento spontaneo, Lotta Continua diventa partito politico. Le occupazioni della casa, le varie forme di autoriduzione, l’antifascismo militante erano fenomeni che non erano visti con favore dalla direzione della maggior parte dei partiti politici.

Le tesi politiche sviluppate da Lotta Continua non sono state in grado di formulare una chiara posizione sul problema di come le tendenze del partito politico, extra-parlamentari e anti-parlamentari, possano essere unite all’interno della sua organizzazione.

Dal 7 al 12 gennaio del 1975 LC effettuò a Roma il primo Congresso nazionale. Con votazione per la prima volta a scrutinio segreto fu eletto un Comitato nazionale. Comincia l’era detta della discussione collettiva e viene presa la decisione di votare alle regionali per il Partito Comunista Italiano.

Il 20 giugno 1976 Lotta Continua si presenta per la prima volta alle elezioni politiche, facendo liste comuni con il Partito di Unità Proletaria per il Comunismo, Avanguardia operaia e Coordinamento delle Organizzazioni Marxiste-leniniste (Movimento Lavoratori per il Socialismo, Lega dei Comunisti, Organizzazione M-L).

Il risultato non fu elevato: 556.000 voti, 1,51%, 6 eletti di cui solo uno, Domenico Pinto, appartenente a LC.

Durante il secondo Congresso tenutosi a Rimini, i militanti comprendono che qualcosa delle origini si è perso. L’idea leninista della necessità della mediazione politica (il partito) nei conflitti sociali si è rivelata obsoleta nella pratica.

Nessuna organizzazione doveva avere il diritto esclusivo di allineare le varie parti del "movimento" e di esercitare su di esse l’egemonia.

Lotta Continua si scioglie nel 1976. Mentre il settimanale Lotta Continua cessa la sua attività nel 1972, salvo poi tornare nello stesso anno, l’11 aprile, sotto forma di quotidiano fino al 1982 e in seguito come mensile dal 2012.

Il coinvolgimento nell’omicidio del Commissario Calabresi

Dei leader storici di Lotta Continua molti si sono dati ad altre attività, altri hanno continuato nella lotta e altri ancora hanno abbandonato la vita politica.

Adriano Sofri è stato uno dei capi del movimento in netto contrasto con la sinistra al governo.

Da direttore del giornale omonimo, Sofri avviò una forte opposizione nei confronti del Commissario Calabresi, accusato di essere il responsabile della morte dell’anarchico Luigi Pinelli, precipitato da una finestra della Questura di Milano durante l’interrogatorio relativo alla strage di piazza Fontana, del quale era accusato assieme a Pietro Valpreda (entrambi risulteranno poi estranei).

Nel 1988, sedici anni dopo l’omicidio Calabresi, Leonardo Marino, nel 1972 militante di Lotta Continua, confessò davanti ai giudici di essere stato uno dei due membri del commando che aveva ucciso il commissario.

Disse di aver guidato l’auto usata per l’omicidio, e accusò Ovidio Bompressi di aver esploso i colpi che uccisero Calabresi; aggiunse che ricevettero l’ordine di compiere l’omicidio da Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani, allora leader del movimento. Sofri, Marino e Bompressi furono arrestati, ma successivamente rilasciati in attesa del processo.

Marino descrisse i particolari dell’attentato, anche se con alcune imprecisioni: il delitto fu accuratamente preparato, le armi furono prelevate da un deposito il giorno 14 maggio, la macchina fu rubata nella notte del 15 maggio, e l’azione venne eseguita il 17 maggio.

Vi furono alcuni riscontri alle sue parole anche nelle intercettazioni telefoniche allegate agli atti del processo, le quali tuttavia non erano incriminanti, ma riportavano solo le richieste d’aiuto della compagna di Sofri ad alcuni amici, per aiutare Sofri, Pietrostefani e Bompressi tramite una campagna-stampa innocentista e di solidarietà; tra i contattati, Giuliano Ferrara, Gad Lerner e Claudio Martelli.

Prima della condanna definitiva, Pietrostefani fuggì in Francia, beneficiando della dottrina Mitterrand, mentre Bompressi e Sofri andarono in prigione.

Beneficiando dell’indulto e di altri sconti di pena, Sofri dal gennaio 2012 sconta la pena in regime di detenzione domiciliare, ed ha l’autorizzazione a partecipare a vari incontri e trasmissioni televisive. Durante la detenzione Sofri ha continuato la sua attività giornalistica e letteraria.

Cosa fanno oggi i protagonisti di Lotta Continua

I leader del movimento Lotta Continua sono stati: Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani, Mauro Rostagno, Alexander Langer, Marco Boato, Enrico Deaglio e Guido Viale.

Adriano Sofri sta ancora scontando la pena detentiva, ma agli arresti domiciliari e intanto prosegue la sua attività di giornalista e saggista.

Giorgio Pietrostefani, al momento della condanna come mandante dell’omicidio Calabresi, fugge in Francia, beneficiando della dottrina Mitterrand, dove vive tutt’ora e la sua pena, ridotta con alcuni indulti a 14 anni, si prescriverà nel 2027.

Il 28 aprile 2021 è stato arrestato in Francia, su richiesta dell’Italia, insieme ad altri 6 ex terroristi (Enzo Calvitti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi e Narciso Manenti) e posto in seguito in libertà vigilata. Il 29 giugno 2022 la Corte d’Appello di Parigi ha negato l’estradizione. Pietrostefani vive in Francia e lavora come scrittore.

Mauro Rostagno è morto nel 1988, assassinato da Cosa Nostra, dopo l’omicidio del magistrato Antonino Saetta.

In seguito allo scioglimento di Lotta Continua, alla fine del 1976, da lui fortemente voluto, ritorna a Milano e nel dicembre del 1977 è fra i fondatori di Macondo (nome tratto da Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez), un centro culturale che diventa punto di riferimento per l’estrema sinistra alternativa, fino a quando non viene chiuso dalla polizia il 22 febbraio 1978, per le attività legate a spaccio di sostanze stupefacenti. Rostagno viene arrestato, ma successivamente prosciolto.

Fonda la comunità Saman, su ispirazione dei precetti di Osho, che si occupa del recupero dei tossicodipendenti. Nella sua attività di giornalista ha intervistato i giudici Falcone e Borsellino e portato avanti indagini su Cosa Nostra.

Dopo la militanza in Lotta Continua, Alexander Langer intraprende la carriera politica e viene nominato europarlamentare ricoprendo ruoli di prestigio e responsabilità. Muore nel 1995.

Carriera politica intrapresa anche da Marco Boato. Tra le sue dichiarazioni che destarono forti perplessità ci furono quelle:

  • Nel 1988, in seguito agli arresti di Ovidio Bompressi, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri per l’omicidio Calabresi (chiamati in causa da Leonardo Marino), accusò i carabinieri e magistrati milanesi di aver architettato un mega-complotto contro Lotta Continua;
  • Nel 1993 attacca il pool di Mani pulite che, in base alla legge italiana, arrestarono per falsa testimonianza il democristiano Enzo Carra (poi condannato con sentenza definitiva.

Enrico Deaglio, direttore del giornale Lotta Continua ha proseguito l’attività di cronista. Ha lavorato in numerose testate (tra cui La Stampa, Il manifesto, Epoca, Panorama, l’Unità) ed è stato direttore del quotidiano Reporter tra il 1985 e il 1986, ed in seguito collaboratore del quotidiano La Stampa di Torino.

Guido Viale ha percorso la strada della scrittura, diventando un saggista.

Il giornale Lotta Continua

Il primo direttore del settimanale Lotta Continua è Piergiorgio Bellocchio. In seguito, il giornale vede avvicendarsi alla direzione personalità del calibro di Marco Pannella, Pier Paolo Pasolini, Giampiero Mughini, Alexander Langer e Adele Cambria.

Molti di loro furono colpiti da denunce e diffide e non fecero mai parte del movimento politico, prestando il proprio nome come direttore responsabile per le esigenze di legge da una posizione che potremmo definire di "simpatizzanti" (Pannella era mosso più che altro dalle sue idee relative alla libertà di espressione).

Il 18 maggio 1972, all’indomani dell’omicidio di Luigi Calabresi, il quotidiano accusa apertamente il commissario di essere “il maggior responsabile dell’assassinio di Pinelli”.

Dopo lo scioglimento del gruppo politico di Lotta Continua, il quotidiano (diretto da Enrico Deaglio a partire dal 1977) continuerà ad uscire in edicola fino alla fine del 1980, rappresentando in questo periodo le istanze del Movimento del ’77.

Dopo una sospensione di qualche mese, il giornale riprese ad uscire nell’autunno del 1981 fino a cessare definitivamente le pubblicazioni il 13 giugno 1982.

Torna alle stampe nel 2012 e il mensile si rifà allo spirito delle origini, come si evince dalla frase riportata in testata: “È la lotta che crea l’organizzazione, non il contrario”; frase di Luciano Parlanti, operaio Fiat Mirafiori, protagonista degli scioperi nella stagione dell’Autunno caldo del 1969.

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