“Contro i burocrati che dicono sempre no useremo il machete”: ecco come il ministro Crosetto è pronto a rivoluzionare la Pubblica amministrazione

“Contro i burocrati che dicono sempre no useremo il machete”: ecco come il ministro Crosetto è pronto a rivoluzionare la Pubblica amministrazione

Il ministro della Difesa si scaglia contro i burocrati che frenano, con i loro no, la risalita dell’Italia.

Il ministro della Difesa Guido Crosetto non le manda a dire e si scaglia contro la burocrazia della Pubblica amministrazione e, nello specifico, contro “una classe dirigente nei ministeri” che, secondo il ministro “ va cambiata in profondità ”.

In un’intervista al Messaggero, il numero uno del Dicastero della Difesa e fedelissimo di Giorgia Meloni difende la legge di Bilancio 2023: “Giorgetti ha avuto appena tre giorni per mettere su la manovra” e punta il dito sulle correzioni chieste dalla Ragioneria dello Stato all’esecutivo che, per Crosetto, hanno rallentato il procedere della legge.

Insomma, il ministro non ci sta e promette uno spoils system , ovvero sia una rivoluzione per i dirigenti della Pubblica amministrazione che dovranno cambiare con il mutare del governo.

La sua idea è che “non si possono fare politiche nuove e diverse se nei posti chiave tieni funzionari che hanno mentalità vecchie o servono ideologie di cui noi rappresentiamo l’alternativa”.

Insomma, parole dure che travalicano anche il contesto propriamente lavorativo e coinvolgono anche quello personale e ideologico. Ma vediamo come Crosetto pensa di cambiare la Pa e quali sono, secondo lui, i limiti più stringenti.

Rivoluzione Pa: in arrivo un ricambio dei dirigenti

Il cambiamento parte dalla sostituzione della classe dirigente che occupa i posti chiave nella Pubblica amministrazione e quale migliore occasione per svecchiare un po’ e fare un repulisti se non quella della scadenza del mandato? A fine gennaio 2023, ha detto il ministro, scade il termine per i dirigenti della Pubblica amministrazione e questo è il momento perfetto per un ricambio.

Il ministro, però, è anche consapevole del fatto che sostituire le burocrazie esistenti non è facile, dal momento che alcune persone sono di grande valore e soprattutto “la macchina amministrativa deve andare avanti e non puoi fermarti mandando subito via funzionari di cui non ti fidi o hanno idee diverse dalle tue. Ci vuole un po’ di tempo”.

Malgrado ciò “bisogna avere il coraggio di fare queste scelte, mentre in alcuni ministeri c’è il timore di prendere decisioni che invece vanno prese per rimettere in moto il Paese”.

Crosetto è disposto ad usare il machete, metaforicamente parlando si intende, per spezzare alcune catene che bloccano lo sviluppo dell’Italia: “ora ci vogliono 17 anni per realizzare un’opera pubblica, dovranno diventare quattro o cinque al massimo”.

Il machete verrà usato anche contro chi nelle amministrazioni pubbliche si è contraddistinto per la capacità di dire no e di perdere tempo. “Se non mandiamo via queste persone, facciamo un danno al Paese. E noi non abbiamo vinto le elezioni per danneggiare l’Italia”.

A questo aggiunge che al “contrario degli altri, potremmo cambiare in quanto non abbiamo fatto nulla perché qualcuno possa ricattarci. Noi non abbiamo mai fatto affari e non gli abbiamo promesso nulla”.

In soldoni, si tratterebbe di una selezione nella Pa tra quelli che vogliono salvare l’Italia dal declino morale (che verranno tenuti) e quelli che restano fermi sulle loro posizioni si cercherà di far cambiare loro idea, altrimenti verranno sostituiti.

Rivoluzione Pa: c’è un problema di classe parlamentare

Il ministro della Difesa Crosetto, nell’intervista al quotidiano romano, ha parlato di un cambiamento profondo che deve essere attuato all’interno della Pubblica amministrazione.

Oltre a questo, c’è un altro grande problema che, a lungo andare, potrebbe diventare un handicap: la classe parlamentare. “Come avvenuto nel 2018 per i 5Stelle, si è pagata un po’ di inesperienza” aggiunge il ministro.

2% del Pil per la Difesa

Sull’argomento Difesa, Crosetto ha confermato l’obiettivo del 2% del Pil per le spese militari che non si limita solo a quello ma coinvolge anche investimenti su personale, infrastrutture, manutenzione. Insomma, un progetto a tutto tondo che punta a potenziare l’intero Comparto.

Ci siamo resi conto che potremmo avere la necessità di difenderci veramente. È inutile comprare una nave in più se poi non hai i marinai da metterci sopra”.

Sull’argomento Ucraina, il ministro ha precisato circa le difese aeree chieste da Zelensky, affermando che “non abbiamo ancora cominciato la costruzione del sesto decreto. Se sarà possibile certamente li aiuteremo a difendersi”.

La fornitura dovrà essere compatibile con la possibilità di avere queste armi e di darle a Kiev efficienti e funzionanti. E “se diamo sistemi di difesa aerea all’Ucraina, dobbiamo prenderli dalle nostre scorte e lo dobbiamo fare senza sguarnirci e con la certezza della qualità”.