Chi era Santino Tuzi e il suo misterioso suicidio

Chi era Santino Tuzi e il suo misterioso suicidio

Il supertestimone che avrebbe potuto far luce sul delitto Mollicone viene trovato morto con un colpo di pistola nel petto. È l’11 aprile 2008 e a distanza di tempo quel suicidio suona sempre più strano.

Nell’ambito dell’intricata vicenda sull’omicidio di Serena Mollicone si staglia una figura importante che, prima di morire (suicida?), ha rilasciato una dichiarazione importante sul caso della 18enne assassinata nella Caserma dei Carabinieri di Arce.

Parliamo dell’ex brigadiere Santino Tuzi che nel mistero del giallo di Arce avrebbe potuto ricoprire un ruolo chiave se solo avesse potuto testimoniare al processo.

Per l’omicidio di Serena sono stati imputati Marco Mottola (qui), ritenuto dalla pm dell’accusa Beatrice Siravo come l’autore dell’assassinio, per il quale sono stati chiesti 24 anni, l’ex maresciallo dei Carabinieri Franco Mottola (30 anni) e la moglie Anna Maria (21 anni), con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere.

Ripercorriamo insieme la vicenda del brigadiere Santino Tuzi, per scoprire chi era e avere qualche dettaglio in più circa il suo misterioso suicidio.

Santino Tuzi: chi era

Santino Tuzi era un ex brigadiere dell’Arma dei Carabinieri e prestava servizio presso la Caserma di Arce, sotto il comando del maresciallo Franco Mottola (qui l’approfondimento).

Nel corso delle indagini sulla morte della giovane Serena, Tuzi aveva rilasciato una testimonianza riferendo di aver visto, la mattina del 1° giugno 2001, la ragazza entrare in Caserma probabilmente per denunciare il figlio del maresciallo Mottola, Marco, spacciatore ed in contatto con i pusher della zona.

Santino Tuzi: com’è morto

L’11 aprile 2008, ad una settimana esatta dalla deposizione rilasciata alla Procura di Cassino, il supertestimone Tuzi, all’epoca dei fatti 59enne, viene trovato morto nella sua auto con il petto squarciato da un colpo sparato dalla sua pistola d’ordinanza, una Beretta.

Tuzi avrebbe dovuto testimoniare al processo sul delitto di Serena Mollicone e di certo le sue dichiarazioni avrebbero messo in una posizione molto scomoda il Comandante Mollicone.

Il brigadiere venne ritrovato al posto di guida, con un braccio steso lungo il corpo e l’altro piegato sul freno a mano. L’auto era parcheggiata sul greto del Liri, ad Arce.

Ascoltato dagli inquirenti, in un primo momento Tuzi nega di aver visto Serena, in seguito aveva ammesso di aver ricevuto l’ordine dall’alloggio del comandante Mottola di lasciar passare la ragazza, arrivata in caserma alle 11:00. Fino a quando era presente sul posto, fino alle 14:30, Tuzi dichiarò che la 18enne non era uscita dalla Caserma.

Santino Tuzi: si è davvero suicidato?

Il giorno della sua morte, l’11 aprile 2008, Tuzi è di riposo. È stato trasferito presso la caserma di Fontana Liri, in seguito a contrasti con il comandante Gaetano Evangelista, che ha preso il posto di Mottola alla guida della caserma di Arce.

Verso le 10:00 riceve una telefonata ed esce. Ai familiari dice di dover andare ad Arce: “Ci vediamo tra poco”.

Alle 11:00 va in caserma a recuperare una bandoliera. Verso le 12:00 i carabinieri del comando provinciale di Frosinone chiamano i colleghi di Fontana Liri e ordinano di prendere contatti con il brigadiere.

Sono stati allertati da una donna che gli ha chiesto di raggiungere Tuzzi perché è estremamente alterato e ha con sé l’arma di ordinanza. Questa signora dirà di aver avuto una relazione sentimentale con il brigadiere e quella mattina aveva ricevuto da lui segnali di agitazione. Dopo una serie di telefonate, i militari riescono a raggiungerlo in prossimità della diga di Arce, ma è già morto.

Il 28 marzo 2018, i giudici ascoltano l’intercettazione tra Tuzi e l’amante, Anna Maria Torriero. Come riportato dal Corriere della Sera, il brigadiere dice alla donna: “Sono stato chiamato per motivi di lavoro”; lei non si accontenta: “Che è successo? Per cosa ti hanno chiamato? Per la questione dei colleghi o quella della ragazza?” . E Tuzi ammette: “La ragazza”.

In aula, però, la Torriero ha negato di essere stata messa a conoscenza di ulteriori dettagli sulla fine della giovane, che pure ha detto di aver visto in più occasioni in caserma, dove lei si recava frequentemente per portare il pranzo al Tuzi, cui era legata da una relazione sentimentale.

Se dapprima si pensa alla pista del suicidio sentimentale dietro il suicidio Tuzi, nel 2017, l’inchiesta riaperta dalla Procura, apre a tutt’altri scenari.

Un suicidio che non ha mai convinto troppo gli inquirenti. La pm Siravo ha dichiarato nella requisitoria che:

Santino Tuzi si è suicidato perché lasciato solo”.

Santino Tuzi: suicidio o istigazione al suicidio?

Se Santino non si fosse suicidato, visto che nessuno confermava le sue dichiarazioni, sarebbe andato a giudizio per l’omicidio come accaduto a Carmine Belli”, il carrozziere accusato e poi assolto nel processo Mollicone.

Vorrei riabilitare l’immagine di Santino ” ha detto la pm dell’accusa, “E’ stato l’unico che ha rotto il muro di silenzio e ha pagato con la vita le sue dichiarazioni”.

Ed è proprio la rete di connivenza che il maresciallo Mollicone si era creato intorno, grazie alla quale ha depistato per anni le indagini. Il luogotenente Vincenzo Quatrale, infatti, è accusato di concorso esterno in omicidio e istigazione al suicidio del brigadiere Tuzi, mentre l’appuntato Francesco Suprano è accusato di favoreggiamento.

Il parere è unanime: se soccorsa Serena si sarebbe potuta salvare. Invece, una volta colpita con la porta della Caserma dei Carabinieri di Arce da Marco Mottola, il maresciallo Franco Mottola ha completato il lavoro, imbavagliandola e lasciandola morire soffocata, per poi trasportarla, con la complicità della moglie, nel bosco di Fonte Cupa, legandole mani e piedi con scotch e fil di ferro e ficcandole la testa nelle buste di plastica dell’Eurospin.