Chi era Emanuela Setti Carraro e com’è morta

Chi era Emanuela Setti Carraro e com'è morta

Tutto quello che c’è da sapere su Emanuela Setti Carraro, la seconda moglie di dalla Chiesa che morì con lui nell’attentato di mafia.

Chi era Emanuela Setti Carraro, la seconda moglie del Generale dalla Chiesa? Carlo Alberto dalla Chiesa la conosce in occasione di una sfilata degli Alpini, a Genova, dove lei veste la divisa della Croce Rossa.

È un periodo strano per il Generale dell’Arma dei Carabinieri, ha perso l’amata moglie Dora Fabbo, e la sua vita professionale è costellata di successi, come la cattura dei brigatisti della colonna torinese, tra cui il pentito Patrizio Peci, ma quando scoppia lo scandalo P2, il Generale ne resta, suo malgrado, coinvolto.

Ne “Il nostro Generale”, ultima puntata su RaiUno alle 21:25 questa sera, viene tracciato l’epilogo della vita di Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso da Cosa Nostra il 3 settembre 1982, insieme alla seconda moglie Emanuela Setti Carraro, in via Carini, a Palermo.

Chi era Emanuela Setti Carraro

Emanuela Setti Carraro nasce a Borgosesia, in provincia di Vercelli, nel 1950. Era un’infermiera ed è stata la seconda moglie del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa.

Appartenente ad una famiglia della buona borghesia milanese, il padre era stato Ufficiale volontario sul fronte greco-albanese durante la guerra e la madre era stata ispettrice del Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa durante la Seconda Guerra Mondiale e nella Repubblica Sociale Italiana.

Emanuela segue le orme della madre e si diploma infermiera della Croce Rossa. Presta servizio presso l’ospedale militare di Milano e nelle sale operatorie dell’istituto di Patologia chirurgica dell’Università di Milano, diretto da Ugo Ruperti.

È in servizio anche alla caserma “Santa Barbara” di Milano, dove introduce l’ippoterapia, grazie al sostegno del Reggimento Artiglieria a Cavallo.

L’incontro e il matrimonio con il Generale dalla Chiesa

Emanuela Setti Carraro conosce il Generale dalla Chiesa a Genova, durante una sfilata degli Alpini. Alcune ragazze dal palco lanciano fiori verso gli alpini che sfilano, tra queste ragazze c’è anche Emanuela.

Quando le rimane l’ultimo fiore di garofano in mano, invece di gettarlo lo sistema nella divisa del Generale. Fu così che inizia la loro storia d’amore.

Il 10 luglio 1982, Emanuela Setti Carraro e Carlo Alberto dalla Chiesa si sposano. Lui vedovo dal 1978, lei trentaduenne.

La differenza d’età tra i due (trent’anni) spaventa il Generale, ma la determinazione e la convinzione di Emanuela fanno cadere anche le ultime riserve. Il matrimonio viene celebrato, in forma privata, nella chiesetta di Castel Ivano a Ivano-Fracena in Trentino.

La strage di via Carini

La sera di venerdì 3 settembre 1982, alle ore 21:15, ora dell’agguato mortale a Palermo, la donna è alla guida della sua A112 con a fianco il marito.

I loro corpi vengono rinvenuti crivellati di colpi, in via Carini, con il Generale che l’abbracciava come in un disperato tentativo di proteggerla con il proprio corpo.

Secondo la ricostruzione, Setti Carraro fu la prima a essere stata colpita dal sicario.
Inoltre, la ricostruzione dell’attentato indica infatti che, dopo le raffiche di kalashnikov contro la vettura, il sicario scende dalla sua motocicletta, gira attorno all’auto e con una pistola le spara un colpo di grazia alla testa.

Probabilmente Emanuela sapeva troppo perché si potesse correre il rischio che restasse in vita. Aveva sicuramente raccolto le ansie, le angosce e le paure del marito e per questo la mafia doveva essere sicura che morisse anche lei.

Ad Emanuela Setti Carraro è stato intitolato il presidio di Libera a Voghera; mentre a Buccinasco, il suo paese natio, la nuova sede della Croce Rossa, ospitata in un bene confiscato alle mafie.

Le carte del Generale

Sia la madre di Emanuela che la domestica di dalla Chiesa hanno sempre sostenuto che il Generale custodisse alcune carte riguardanti o la lotta al terrorismo o la lotta mafiosa e che Emanuela fosse al corrente dei documenti e su come usarli in caso di morte del marito, nominato prefetto di Palermo 120 giorni prima di essere assassinato.

Ai timori, espressi a tavola da Emanuela Setti Carraro riguardo alla sicurezza di suo marito a Palermo, il Generale rispondeva di stare tranquilla e “ se mi fanno qualcosa tu sai che c’è il nero su bianco e sai dove prenderlo ”.

Malgrado ciò, alla morte dei due, le chiavi della cassaforte di Villa Paino, la residenza palermitana del prefetto, non furono trovate per 11 giorni, e all’apertura della cassaforte, dopo il ritrovamento delle chiavi, la stessa risultò vuota.

In sede di commissione parlamentare d’inchiesta si avanzò l’ipotesi che l’uccisione del prefetto fosse stata pianificata congiuntamente a quella della moglie proprio per evitare la divulgazione di eventuali documenti lasciati a lei dal prefetto.

Per la strage di via Carini furono condannati come mandanti i vertici dell’organizzazione mafiosa (Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca, Nenè Geraci) e solo nel 2002 anche gli autori materiali della strage, Antonino Madonia, Vincenzo Galatolo, Raffaele Ganci e Giuseppe Lucchese, e i collaboratori di giustizia Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci.

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