Chi era Arnoldo Mondadori e per cosa è diventato famoso

Chi era Arnoldo Mondadori e per cosa è diventato famoso

La storia del più grande editore italiano rivive nella docufiction di Rai Uno “Arnoldo Mondadori-I libri per cambiare il mondo”.

Arnoldo Mondadori è considerato il più grande editore rivoluzionario della storia dell’editoria italiana.

Quando si parla di libri, di cultura, di sapere accessibile alle masse è impossibile non menzionare Arnoldo Mondadori, il “self made man” che, partito dal basso, ha scalato le vette della gerarchia sociale, dando vita ad un impero editoriale che porta ancora il suo nome: la Mondadori.

La figura del pioniere dell’industria editoriale italiana rivive nella docufiction che Rai Uno propone in prima serata, 21:25 dal titolo: “Arnoldo Mondadori-I libri per cambiare il mondo”.

Ad indossare i panni del magnate lombardo è Michele Placido. La docufiction ripercorre, tra girato e testimonianze, la vita di questo straordinario uomo di cultura.

Tra le testimonianze illustri vi sono quelle del nipote Luca Formenton, presidente della Fondazione Arnoldo ed Alberto Mondadori, che ha collaborato al progetto prodotto da Gloria Giorgianni e diretto da Francesco Micciché, la nipote Roberta Mondadori, Ginevra Bompiani, Gian Arturo Ferrari, lo scrittore Gianrico Carofiglio e molti altri.

Non abbiamo in comune solo le origini semplici- ha dichiarato a taxidrivers Michele Placido -. Anch’io piano piano, come lui, ho creato un’azienda col mio nome, familiare, ma a differenza di Mondadori che aveva un altro grande talento che era la finanza. I giornali dovevano vendere. Aveva delle idee che nascevano dalla sua passione per la cultura, ma nello stesso tempo sapeva farne industria”.

Conosciamo meglio chi era Arnoldo Mondadori, dalle origini poverissime, al mondo dell’editoria e a quella grande intuizione per la quale è diventato famoso.

Le origini e i primi lavori

Arnoldo Mondadori nasce a Poggio Rusco il 2 novembre 1889 e muore a Milano l’8 giugno 1971. Nel mezzo una vita costellata di sacrifici, delusioni e successi. Per la sua grande eloquenza ed affabulazione era soprannominato “Incantabiss” che in dialetto mantovano significa “incantatore di serpenti”.

Figlio di un ciabattino analfabeta di Ostiglia, all’età di 10 anni Mondadori è costretto ad abbandonare la scuola e ad andare a lavorare. Dopo svariati lavoretti ed una breve parentesi nel movimento socialista, Mondadori trova un impiego come garzone presso una piccola tipografia di Ostiglia che è anche una cartoleria.

Qui, si adopera per stampare un giornale di propaganda socialista “Luce” ed è la sua prima pubblicazione con la casa editrice “La Sociale”.

L’ambiente lo affascina a tal punto che proprio in quel momento decide che avrebbe messo in atto il suo più grande sogno: portare i libri e la lettura nelle case di tutti gli italiani.

Un progetto ambizioso, nel quale profonde tutte le sue energie, senza mai dimenticare chi l’aveva iniziato all’amore per i libri e la lettura: la sua maestra delle elementari che gli regalò un libro per premiare un tema particolarmente fantasioso.

Deciso a diventare un editore, negli anni ’20 rileva la tipografia presso la quale lavora ed inizia a pubblicare l’opera di quello che sarebbe diventato il suo futuro cognato, Tomaso Monicelli, fratello di Andreina (nella fiction è Valeria Cavalli) che diventerà sua moglie e che gli starà accanto per tutta la vita, senza mancare mai di dargli consigli e sostegno.

La prima casa editrice e gli anni della guerra

Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Mondadori apre il suo stabilimento tipografico e fonda una sua casa editrice “La Scolastica” con cui realizza sussidiari per le scuole, grammatiche e libri di lettura.

Alla pubblicazione dell’opera di Monicelli affianca una collana di letture per l’infanzia (La Lampada) alla quale collaborano autori come Antonio Beltramelli e Guido Gozzano.

Durante la guerra, un determinato Mondadori fa affari con lo Stato Maggiore, ottenendo commesse militari e comincia a stampare per i soldati al fronte due giornali con illustrazioni “La Girba” e “La Tradotta”.

Intuendo le grandi potenzialità che ne sarebbero scaturite dall’impresa di Fiume, l’editore corteggia lungamente il “vate” Gabriele D’Annunzio che lascia la casa editrice dei Fratelli Treves per entrare nella Arnoldo Mondadori Editore.

Nasce la Arnoldo Mondadori Editore

Con la casa editrice che porta il suo nome, Mondadori pubblica l’opera omnia di D’Annunzio e porta in Italia la collana “La Medusa”, che contiene le opere di alcuni dei più importanti autori della letteratura mondiale.

Affianca alla letteratura più impegnata quella di evasione, in un mix perfetto tra letture di alto profilo e quelle destinate ai ceti medi. Sono gli anni dei gialli che diventano subito popolari.

Convinto che bisogna sempre assecondare i gusti del lettore, di qualunque lettore, Mondadori riesce a strappare a Walt Disney l’esclusiva per la pubblicazione in Italia dei fumetti di Topolino.

Gli strascichi che porta con sé la fine della Seconda Guerra Mondiale mettono Mondadori dinnanzi alla realtà: non ci sono soldi.

Convince gli operai della sua tipografia a lavorare insieme per la rinascita della casa editrice che, inevitabilmente, aveva risentito dei contraccolpi del conflitto bellico e si reca negli Stati Uniti per assicurarsi i fondi del Piano Marshall che gli consentiranno di riacquistare le macchine sottratte durante la guerra.

I dissidi con il figlio Alberto

Ad affiancare Arnoldo Mondadori nella gestione dell’impero editoriale c’è il figlio Alberto (nella fiction ha il volto di Flavio Parenti), colui che lo stesso tycoon ha designato come suo erede.

Solo che Alberto è più incline al gusto editoriale che a quello pratico: in poche parole non ha una mente imprenditoriale e non condivide l’idea del padre di un’editoria popolare.

Alberto vuole che l’azienda si impegni politicamente, in ambito progressista e che pubblichi liberi che facciano pensare, che spingano all’azione e non che siano di evasione ed intrattenimento. Da una lettura per le masse, Alberto vuole che la Mondadori venda lettura d’élite e che sia una casa editrice militante.

Alla guida di “Epoca”, Alberto dimostra di non potercela fare da solo, il giornale conoscerà, invece, una grande stagione con un altro direttore. Torna a lavorare al fianco del padre solo nel 1965, quando realizzano il “miracolo della Mondadori”: gli Oscar.

Il grande successo con gli Oscar Mondadori

Il 1965 è l’anno della consacrazione per la casa editrice che porta il nome di Arnoldo Mondadori. L’idea degli Oscar Mondadori è un successo: una collana di libri tascabili venduti nelle edicole, accessibili a tutti, a poco prezzo, leggermente superiore a quello di una rivista.

I grandi romanzi della letteratura italiana e internazionale sono a disposizione delle classi sociali più disparate che si recano negli stessi posti per acquistare l’Oscar, abbattendo definitivamente ogni gerarchia sociale.

Gli Oscar rappresentano un atto rivoluzionario, di vero socialismo. Ogni italiano, anche con pochi mezzi, può farsi la propria biblioteca.

Con gli Oscar Mondadori, Arnoldo realizza il suo sogno di bambino: pubblicare libri per tutti, quei libri che con sacrifici e lavori umili era riuscito a permettersi dopo tanto.

Gli ultimi anni di vita

Con il successo degli Oscar si conclude la vita di Arnoldo Mondadori. Muore nel 1971 con la consapevolezza di aver compiuto una missione e di aver riscattato quel giovane bambino che aveva dovuto abbandonare la scuola, ma che amava leggere.

L’unico dispiacere fu la rottura del sodalizio con il figlio Alberto che migrerà a “Il Saggiatore”, una realtà editoriale separata dalla Arnoldo Mondadori Editore che verrà ereditata da Giorgio (nella fiction Stefano Skalkotos), fratello più piccolo di Alberto.

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