Aumento di stipendio e arretrati: il rinnovo slitta ancora, ecco fino a quando bisogna aspettare

Aumento di stipendio e arretrati: il rinnovo slitta ancora, ecco fino a quando bisogna aspettare

ASPMI, SINAFI e Co.Ce.R. Esercito denunciano la mancata applicazione di quanto sottoscritto nel rinnovo contrattuale 2019-2021 per il Comparto Difesa e Sicurezza e puntano il dito contro le lungaggini burocratiche.

Gli aumenti di stipendio e gli arretrati previsti con il rinnovo contrattuale 2019-2021 per il Comparto Difesa e Sicurezza non hanno ancora visto la luce.

L’iter burocratico, impantanato in fase di “concerto” o almeno era così il mese scorso, sembra non essersi velocizzato più di tanto.

Rinnovato il 23 dicembre scorso, il contratto prevede una serie di incentivi legati all’ambito:

  • Previdenziale;
  • Legale;
  • Sanitario;

che comprendono:

  • Aumenti stipendiali;
  • Indennità;
  • Tutele.

Allo stato attuale, vediamo com’è la situazione.

Aumento di stipendio e arretrati: la denuncia di ASPMI

Qualche giorno fa, ASPMI (Associazione Sindacale Professionisti Militari) aveva denunciato come i punti inseriti all’interno del rinnovo contrattuale 2019-2021 non erano ancora stati messi in pratica: vale a dire che il personale non ha ancora percepito gli incrementi stipendiali previsti nel rinnovo.

Corre l’obbligo evidenziare che ci troviamo dinnanzi ad un contratto già scaduto al momento del rinnovo; pertanto, il significativo ritardo nell’erogazione degli emolumenti risulta inspiegabile ai tanti lavoratori in divisa”.

Per ciò che riguarda gli arretrati contrattuali, il personale contrattualizzato (dal grado di 1° Caporal Maggiore a Capitano) sta attendendo già da tre mesi; mentre per gli emolumenti derivanti dall’art. 45, c.11, del D. lgs 95/2017, il personale non contrattualizzato (Maggiori e Tenenti Colonnelli) attende ciò che gli spetta da ben due anni.
Argomenti approfonditi anche (qui) e (qui).

Aumento di stipendio e arretrati: la denuncia del SINAFI

La segreteria Nazionale SINAFI (Sindacato Nazionale Finanzieri) ha denunciato le lungaggini che stanno interessando la messa in pratica di quanto previsto nel rinnovo contrattuale 2019-2021, ovvero sia: “aumenti in busta paga, nonché gli arretrati del triennio 2019-2021”.

Il SINAFI ha proseguito manifestando tutto il proprio disappunto per il disagio vissuto dal personale del Comparto Difesa e Sicurezza, danneggiato da questa situazione:

“Risulta stucchevole e paradossale, pertanto, che dopo tanti anni di attesa per un rinnovo contrattuale (tre per la precisione) con tutto ciò che ne consegue in termini di perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni, bisogna aspettare tutti questi mesi prima di vedere crescere, seppur sensibilmente, il proprio stipendio”.

Per rendere formale ed esecutivo il contratto, non basta la sottoscrizione da parte dei rappresentanti del personale e del governo, la il contratto deve “essere recepito da un DPR sottoscritto dal Capo dello Stato e sottoposto al controllo di legittimità a cura della Corte dei conti e solo dopo diventa operativo”.

Capite bene che i tempi si dilatano esponenzialmente, con relativo slittamento degli arretrati e degli aumenti previsti.

Aumento di stipendio e arretrati: quanto bisogna aspettare

Vista la situazione di stallo, il segretario generale del SINAFI, Eliseo Taverna, è sicuro che “gli aumenti mensili e gli arretrati spettanti, così come l’operatività e la rivalutazione dei nuovi istituti economici, non arriveranno prima di maggio/giugno”.

Quindi, bisognerà attendere verosimilmente altri 2/3 mesi perché il personale ottenga quanto gli è dovuto.

A questo proposito, nei giorni scorsi, le sigle USIF (Unione Sindacale Finanzieri), USIC (Unione Sindacale Carabinieri), USIP (Unione Sindacale Italiana Poliziotti) e UILPA Polizia Penitenziaria hanno scritto una lettera ai rappresentanti delle Istituzioni coinvolte nel rinnovo del contratto per chiedere contezza dei tempi e per sollecitare la convocazione di un tavolo previdenziale, al fine di sanare le particolari situazioni che riguardano il Comparto.

Aumento di stipendio e arretrati: le parole del Co.Ce.R. Esercito

In un comunicato stampa, il Consiglio Centrale di Rappresentanza Esercito si è espresso duramente circa i mancati effetti economici ed amministrativi previsti dal rinnovo contrattuale 2019-2021, contratto sottoscritto con “convinzione”, si legge nella nota, pertanto il Co.Ce.R. ha preso atto “con profonda amarezza che per inerzie burocratiche gli effetti economici e normativi riconosciuti dal prefato contratto non sono stati ancora applicati al personale non dirigente”.

Consapevoli del momento di tensione internazionale dovuto alla guerra in Ucraina, il Consiglio Centrale di Rappresentanza ha esortato il governo e l’Amministrazione Difesa a porre in essere ogni attività per dare corso al contratto e, contestualmente, aprire la concertazione per il triennio 2022-2024 in tempi brevi.

Aumento di stipendio e arretrati: le dichiarazioni di Gasparri

Alla nota dell’Esercito, hanno fatto seguito le dichiarazioni dell’Onorevole di Forza Italia, Maurizio Gasparri, membro della Commissione Difesa, che ha chiesto al governo di “rispettare gli impegni”.

Rifacendosi a quanto affermato dal Co.Ce.R. Esercito, Gasparri ha tuonato:

“Il ministro della funzione pubblica Brunetta ha tempestivamente preso in mano la vertenza e portato il contratto al rinnovo. La sua azione è stata efficace ed apprezzata. Chi ne rallenta nel governo l’azione? Il Ministero dell’Economia? Si applichi subito il contratto”

invitando “le autorità di governo che stanno boicottando il lavoro fatto dallo stesso governo e da Brunetta di agire con immediatezza”.

A tal proposito, Gasparri ha presentato un’interrogazione urgente al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, “È inutile fare elogi alle forze armate e alle forze di polizia ogni giorno e non rispettarne il sacrificio. Brunetta ha rinnovato il contratto insieme ai ministri Guerini e Lamorgese, chi deve pagare paghi subito” ha aggiunto l’Onorevole.

Concetti che lo stesso Gasparri ribadirà in Commissione Difesa quando si discuterà del decreto sull’Ucraina.