Italia impreparata in caso di attacco, l’ammissione del Ministro della Difesa

Italia impreparata in caso di attacco, l'ammissione del Ministro della Difesa

L’Italia sarebbe impreparata in caso di attacco militare, lo ammette anche il Ministro della Difesa. Non sarà forse ora di intervenire?

Il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha concesso un’intervista nel programma Quarta Repubblica, parlando della guerra in Ucraina, degli impegni con la Nato e delle condizioni della difesa militare italiana. Alla domanda sulle condizioni italiane, riguardante armamenti, munizioni, personale e addestramento, il ministro Crosetto ha dichiarato che ci troviamo a un livello inaccettabile.

Di conseguenza, il Ministro ha ammesso che l’Italia sarebbe impreparata in caso di attacco, dichiarando che se avessimo subito un attacco come quello in Ucraina la risposta sarebbe stata molto diversa e molto meno efficiente. “Mi fermo”, le parole esatte del Ministro, sottintendendo appunto che il nostro Paese sarebbe stato condannato a un drammatico epilogo.
Probabilmente, ai più questo tipo di dichiarazioni può giungere inaspettata e sembrare finanche esagerata, ma di fatto le carenze nella difesa militare sono un problema che l’Italia si trascina da anni.

In realtà, ASPMI (Associazione sindacale professionisti militari) ha da tempo segnalato l’urgenza di un intervento per l’ammodernamento dei mezzi, la fornitura di divise e armamenti, maggiore attenzione all’addestramento. Per il momento, tuttavia, non sono stati compiuti passi in avanti nemmeno lontanamente significativi e anzi si continua a dissipare le risorse militari in operazioni differenti.

L’Italia impreparata in caso di attacco

Che il livello di difesa militare in Italia non sia al suo massimo era ormai noto, condizioni peraltro condivise da tanti Paesi che si sono “adagiati” in questi anni di pace. Lo stesso Ministro Crosetto ha da tempo fatto presente la problematica, dichiarando qualche mese fa a La Stampa:

Abbiamo trasformato le forze armate con l’idea che non ci fosse più bisogno di difendere il nostro territorio e che la pace fosse una conquista di fatto irreversibile.

Ad oggi, tuttavia, risulta difficile recuperare l’impegno venuto a mancare in questi anni e riportare la difesa militare a condizioni quantomeno accettabili. Certo è, che da qualche parte si dovrà pure iniziare, considerando anche la fortuna di poter contare su militari dediti al lavoro e al sacrificio, apprezzati e stimati da chiunque nel mondo abbia avuto a che fare con l’Esercito Italiano, un po’ meno riconosciuti dal nostro stesso governo.

Per rendere meglio l’idea, si ricorda che l’Italia continua a spendere meno per la Difesa militare di quanto sarebbe necessario, sempre più lontana dal 2% del Pil concordato con la Nato come livello di partenza. Ad oggi, l’Italia conta di meno di 300.000 militari, 800 unità di volo, 200 carri armati e 309 unità per la flotta navale. La Russia ha un personale militare di oltre 3 milioni e lo stesso la Cina, per esempio, senza nemmeno citare le disparità di mezzi e armamenti.

Ok la sicurezza nelle città, ma la difesa della patria?

Impegnandosi a far luce sulle carenze dal punto di vista della difesa militare, che peraltro incidono anche sul benessere del personale, ASPMI in questi tempi si è concentrata in particolare sul tema dell’Operazione Strade Sicure, contribuendo a informare i cittadini sugli effettivi dati. Ciò che appare come un’estrema attenzione alla sicurezza dei cittadini è invece persino deleteria, per l’intera nazione.

Il compito istituzione dell’Esercito Italiano è infatti quello di difendere la patria, mantenere la sicurezza del territorio a livello internazionale. La difesa delle città, delle stazioni e degli altri presidi di questo genere, non compete ai militari. Precisato ciò, non sarebbe nemmeno così problematico affidare all’Esercito l’Operazione Strade Sicure, di certo tutti i cittadini possono beneficiare della loro presenza e dell’elevata - persino troppo - preparazione.

Affinché ciò si possa fare, tuttavia, dovrebbero essere stanziate risorse sufficienti e il governo dovrebbe accertarsi che l’Operazione non incida sugli altri compiti dell’Esercito. I dati dimostrano che le cose non stanno affatto seguendo questa direzione, l’impegno nell’Operazione Strade Sicure costringe i militari a rinunciare alle attività di addestramento e difesa della patria.

Per diminuire il problema, citando ASPMI, “servirebbe metter mano al portafoglio”, in particolare per:

un ammodernamento non solo delle divise, ma anche dei mezzi e degli armamenti in dote all’Esercito Italiano. Senza dimenticare poi il tema degli straordinari, sui quali come ASPMI siamo pronti a dare battaglia affinché il Governo autorizzi la remunerazione di almeno 70 ore, con la possibilità inoltre di pagare la metà dei giorni di recupero.

Nonostante questi continui interventi, non ci sono stati miglioramenti e solo ora arriva l’ammissione del Ministro Crosetto. Verrebbe da pensare che sia la spinta per nuove iniziative, ma visti i precedenti non si può essere troppo ottimistici.