Dottrina nucleare russa: cosa prevede e quanto c’è da avere paura

Dottrina nucleare russa: cosa prevede e quanto c'è da avere paura

Il documento prevede che la Russia possa attaccare con il nucleare qualora sentisse la propria sovranità territoriale in pericolo.

Sale la tensione nel conflitto russo-ucraino dopo l’annessione alla Russia, tramite referendum, delle quattro regioni del Donbass (Zaporizhzhia, Kherson, Donetsk e Lugansk) grazie alle quali il presidente russo Vladimir Putin gioca al gatto con il topo con la Nato sulla pelle degli ucraini.

Lo spettro delle armi nucleari che la Russia potrebbe sganciare verso coloro i quali dovessero invadere i suoi confini “allargati” è concreta e purtroppo da non sottovalutare.

Sebbene l’esercito al fronte non se la passi bene e ci siano state molte perdite, comprese le defezioni di quanti, in seguito alla mobilitazione parziale, siano fuggiti dalla Russia: ora Putin sta spedendo al fronte i dissidenti del suo Paese, segno tangibile che il diritto di opinione sia l’ennesima cosa che manca a Mosca.

In un clima di tensione palpabile, si è affacciata la dottrina nucleare russa, ovvero sia il comportamento che la Russia può assumere in caso di attacco.

Se l’ex presidente russo Dmitri Medvedev, attuale vicepresidente del consiglio di sicurezza di Mosca, ha legittimato l’uso del nucleare, il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jack Sullivan gli ha risposto per le rime, annunciando “conseguenze catastrofiche” se il nucleare verrà messo in campo.

Se l’opzione bombe tattiche è sempre sul banco, la diplomazia si è dileguata, come i propositi di porre fine ad una guerra assurda che potrebbe assumere connotati disastrosi.

Dottrina nucleare russa: cosa prevede

La Russia ha pubblicato un documento firmato dal presidente Putin dove viene spiegata la sua dottrina nucleare o di deterrenza. Nel testo vengono messi nero su bianco i casi in cui Mosca si riserva la possibilità di usare le armi atomiche qualora ravvisasse minacce all’“esistenza” della Russia, ma anche alla “ sovranità e integrità territoriale dello Stato ”.

Si precisa nel documento che la minaccia alla “sovranità e integrità territoriale dello Stato” può avvenire non solo con l’utilizzo di armi atomiche, ma anche con quelle convenzionali.

In poche parole: se l’Ucraina dovesse attaccare le zone annesse dalla Russia tramite referendum per riprendersele (perché di fatto appartengono legittimamente all’Ucraina), in quel caso la Russia si sentirà legittimata a sganciare bombe nucleari sull’Ucraina.

Ed è proprio sulla base della dottrina nucleare che Mosca “utilizzerà armi nucleari se essa o i suoi alleati verranno attaccati utilizzando tali armi o se vi sarà una minaccia per l’esistenza della Russia”, ha detto Medvedev.

Il rischio escalation

Qualche giorno fa, il presidente americano Joe Biden aveva rivolto parole di fuoco nei confronti di Putin, accusandolo di stare portando avanti una guerra al solo scopo di inseguire “ambizioni personali”.

Se la Russia dovesse mettere in atto quanto scritto nella dottrina nucleare, il rischio escalation nel conflitto ucraino sarebbe inevitabile e la reazione degli Usa lo sarebbe altrettanto: “ Gli Stati Uniti e i nostri alleati risponderanno in modo deciso . E siamo stati chiari e specifici su ciò che ciò comporterà”, ha dichiarato il consigliere del presidente americano Joe Biden.

Le testate nucleari russe

Le bombe atomiche russe si dividono in:

  • Tattiche: meno potenti e distruttive, usate per raggiungere obiettivi specifici su scala ridotta. Le testate nucleari di questo tipo possono sprigionare pochi chilotoni capaci di distruggere una colonna di mezzi blindati, o mettere fuori uso le portaerei nemiche;
  • Strategiche: progettate per la massima distruzione e scatenerebbero una guerra nucleare in senso tradizionale.

Secondo la Federation of American Scientists sarebbero 5.977 le testate nucleari di cui può disporre la Russia, un numero più alto di qualsiasi altro Paese al mondo e di tutte le riserve Nato messe insieme, comprese le bombe presenti in Italia.

Delle 5.977, circa 1.500 sono ormai vetuste e pronte per essere smantellate; mentre, sarebbero almeno 1.588 quelle pronte per entrare in funzione.