Aumento stipendi da gennaio 2023, ora è ufficiale: cosa dice la circolare Inps spiegata

Aumento stipendi da gennaio 2023, ora è ufficiale: cosa dice la circolare Inps spiegata

La circolare Inps dà il via agli aumenti di stipendio già con la busta paga di gennaio 2023 per i lavoratori dipendenti.

Ora è ufficiale. Gli aumenti di stipendio legati al taglio del cuneo fiscale ci saranno già a partire da gennaio 2023.

A confermarlo è la circolare Inps numero 7 del 24 gennaio 2023 che fornisce indicazioni ai datori di lavoro per corrispondere gli stipendio con l’applicazione dello sgravio contributivo del 2 e del 3%, a seconda dei casi.

La legge di Bilancio 2023 ha prorogato il taglio del cuneo fiscale del 2%, introdotto dal governo Draghi, per tutto l’anno in corso, e lo ha innalzato al 3% per i redditi inferiori a 25mila euro. L’Inps ha fornito indicazioni su come gestire gli adempimenti previdenziali.

Coloro i quali hanno una busta paga di 2.692 euro mensili, vale a dire fino a 35 mila euro annui, hanno diritto ad uno sgravio contributivo del 2%; mentre chi ha una busta paga di 1.923 euro mensili, vale a dire fino a 25 mila euro annui, ha diritto ad uno sgravio del 3%. Gli stessi importi valgono anche per la tredicesima.

I datori di lavoro privati tratterranno una quota del 7,19% o del 6,19% a seconda dei casi a fronte del generale 9,19%, senza alcun effetto sulle pensioni dei lavoratori.

Ecco cosa dice la circolare Inps e come aumentano gli stipendi da gennaio 2023.

Aumento stipendi 2023 con il taglio del cuneo fiscale

Il taglio del cuneo fiscale ci sarà e ne hanno diritto tutti i lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato che hanno i necessari requisiti di reddito.

L’ufficialità arriva con la circolare Inps n. 7 del 24 gennaio 2023 che decreta quanto stabilito nella legge di Bilancio 2023 che:

  • Conferma lo sgravio contributivo del 2% quando la retribuzione imponibile Irpef, parametrata su 13 mensilità, non è superiore all’importo mensile di 2.692 euro, maggiorato del rateo di tredicesima per la competenza del mese di dicembre;
  • Sgravio del 3% quando la retribuzione non supera l’importo mensile di 1.923 euro.

Sono esclusi dal taglio del cuneo fiscale e dal relativo aumento di stipendio i rapporti di lavoro domestico, colf e badanti, che hanno già aliquote previdenziali ridotte rispetto a quelle ordinarie.

Aumento stipendi 2023: quanti contributi versa il lavoratore

Con il taglio del cuneo fiscale, un lavoratore dipendente che guadagna meno di 2.692 euro mensili, dovrà versare il 7,19% dei contributi, con una riduzione del 2% rispetto all’ordinario di 9,19%.

Per i redditi fino a 1.932 euro mensili, i contributi a carico del lavoratore saranno di 6,19%, con una riduzione del 3% rispetto all’ordinario di 9,19%.

Già nel 2022, i redditi inferiore a 35 mila euro avevano diritto ad uno sgravio del 2%, tant’è che i lavoratori versava il 7,19%. Il vero aumento del netto in busta paga è per i redditi inferiori a 25 mila euro che, con un’ulteriore taglio, porta i contributi al 6,19%.

Aumento stipendi 2023: chi ha diritto e chi è escluso dallo sgravio contributi

Per sapere se si ha diritto allo sgravio contributi, il primo passo da compiere è controllare la singola busta paga.

Se la retribuzione mensile è superiore a 2.692 euro (anche se nel complesso di resta sotto la soglia anna dei 35mila euro) non si ha diritto, in quel singolo mese, allo sgravio del 2%.

Stessa cosa vale per lo sgravio del 3%, se in una mensilità si supera l’importo di 1.923 euro non se ne ha diritto, ma per quella mensilità si potrà beneficiare di quello del 2%.

Lo sgravio può essere diverso di mese in mese e può aumentare in funzione di straordinari, festività o indennità che fanno lievitare la busta paga.

Lo sgravio contributivo è valido dall’1° gennaio al 31 dicembre 2023, bisogna considerare cosa succede per i rapporti di lavoro cessati entro il 31 dicembre 2022: se vengono erogate nel 2023 le ultime competenze, l’esonero non viene applicato, come sottolinea la circolare Inps.

Sgravio contributivo: come funziona per la tredicesima

Per la tredicesima valgono le stesse regole previste per gli altri mesi dell’anno: verificare se si superano i 1.923 o i 2.692 euro mensili.

Mentre, se la tredicesima non viene erogata a dicembre, ma come corrispettivo aggiuntivo in ogni singolo mese, allora il calcolo cambia.

Nella fattispecie, se la retribuzione lorda è inferiore a 1.923 o a 2.692 euro, si possono aggiungere a queste cifre gli importi dei ratei della tredicesima: fino a 224 euro per lo sgravio del 2% e a 160 euro per lo sgravio del 3%.

Qualora il rapporto di lavoro venisse interrotto durante l’anno e si ha diritto al taglio del cuneo fiscale, la riduzione viene applicata anche alle quote di tredicesima da corrispondere a fine rapporto. Il massimale, quindi, deve essere riparametrato al numero di mensilità maturate.

Sgravio contributivo: come funziona per la quattordicesima

L’esonero contributivo spetta anche sulla quattordicesima, solo nl caso in cui l’importo della stessa, sommato alla retribuzione imponibile del mese di riferimento, non eccede complessivamente le soglie per l’applicazione del beneficio.

Se tale cifra è complessivamente superata non spetta l’esonero su tutta la mensilità di riferimento.

Aumento stipendi 2023: da quando

Grazie alla pubblicazione della circolare Inps, i tempi sono più rapidi; infatti gli aumenti di stipendio sono previsti già dalla busta paga di gennaio 2023.

Ma di quanto aumentano gli stipendi? Per chi guadagna 1.300 euro al mese, l’aumento è di circa 13 euro, per gli stipendi di 1.500 euro al mese di 15 euro e per chi percepisce 1.900 euro di 19 euro al mese.

Secondo il Sole 24Ore, l’aumento sarà leggermente inferiore dal momento che con lo sgravio sarà necessario ricalcolare l’Irpef, avendo versato meno contributi. Quindi, l’aumento del 2% è in realtà dell’1,70% e quello del 3% del 2,43%.

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