Aumento stipendi 2023, 100 euro in più in busta paga: ecco per chi

Aumento stipendi 2023, 100 euro in più in busta paga: ecco per chi

Grazie al trattamento integrativo si può arrivare ad un massimo di 120 euro in più al mese in busta paga e fino a 1.200 euro l’anno.

Il 2023 si apre con buone notizie per i lavoratori dipendenti e non solo. È in arrivo, infatti, un aumento di stipendio, grazie ad un’iniezione di 100 euro in più in busta paga per merito del trattamento integrativo, meglio conosciuto come ex “bonus Renzi”.

Frattanto che entri in vigore lo sgravio contributivo del 2%, confermato in legge di Bilancio anche per il 2023 con addirittura la possibilità di salire al 3% per i redditi più bassi, che non superino i 1.923 euro, dal 1° gennaio 2023 i lavoratori del pubblico impiego hanno una busta paga maggiorata per beneficio dell’una tantum calcolata nella percentuale dell’1,5% sullo stipendio tabellare (qui), per via del mancato rinnovo del contratto 2022-2024.

Tornando al trattamento integrativo, questi parte da una soglia minima di 100 euro e può arrivare fino a 120 euro al mese per un massimo di 1.200 euro all’anno, a seconda della fascia di reddito del beneficiario.

L’ex bonus Renzi viene anticipato direttamente dal datore di lavoro in busta paga o viene rogato dall’Inps. Ecco chi ne ha diritto.

Aumento stipendi 2023: cos’è il trattamento integrativo

Il trattamento integrativo sui redditi da lavoro dipendente e assimilati (decreto legge 3/2020) consiste in una somma di denaro che viene riconosciuta annualmente ai lavoratori dipendenti.

Suddetto trattamento integrativo, o meglio noto come nuovo bonus Irpef per dodici mensilità, ha preso il posto del famoso bonus Renzi (80 euro) e si tramuta in 100 euro in più in busta paga al mese.

Dal 1° luglio 2020, il bonus Irpef per i lavoratori dipendenti può arrivare ad un massimo di 120 euro al mese, e fino a 1.200 euro l’anno, sulla base di quella che è la fascia di reddito del beneficiario.

Come precisa Patronato.com, a differenza dell’ex Bonus fiscale Renzi, il trattamento integrativo è esteso a diverse categorie di cittadini, come lavoratori atipici e disoccupati.

Infatti, è possibile richiedere il trattamento integrativo in NASpI e in cassa integrazione, ma anche durante stage e borse studio-lavoro.

Aumento stipendi 2023: chi ha diritto a 100 euro in più

La legge di Bilancio 2023 non ha modificato il trattamento integrativo che verrà riconosciuto anche per il 2023, ma solo a chi rispetta precisi limiti di reddito, inferiori a 15.000 euro.

Insomma, chi ha diritto al 100 euro in più in busta paga? Ecco quali sono le categorie che beneficiano del bonus:

  • Lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato;
  • Soci lavoratori delle cooperative;
  • Lavoratori atipici e con contratto co. co. co.;
  • Stagisti e i borsisti;
  • Lavoratori socialmente utili;
  • Disoccupati percettori di indennità mensile di disoccupazione NASpI e Ape Sociale;
  • Lavoratori in cassa integrazione.

Per avere accesso al bonus e ottenere il valore del trattamento integrativo è necessario effettuare un calcolo sulla base della previsione del reddito, cioè simulando il reddito annuale del lavoratore.

Le suddette categorie di lavoratori, per ottenere il bonus Irpef da 100 euro mensili, dovranno avere un reddito presunto annuale 2023 che potrà variare da un minimo di 8.150 euro a 15.000 euro, per 365 giorni di detrazione fiscale.

Spetterà anche ad alcune categorie che superano l’importo di imponibile fiscale di 15.000 euro e sino a 28.000 euro.

I lavoratori con un reddito fino a 15.000 euro l’anno hanno diritto alla cifra massima dell’intero trattamento integrativo che è pari a 1.200 euro annui, riconosciuto in quote giornaliere.

Mentre, come riporta insidacabili.it, tutti gli altri contribuenti, che percepiranno un reddito tra 15.001 euro e 28.000 euro, avranno diritto al bonus trattamento integrativo, solo se la somma delle detrazioni indicate siano di ammontare superiore all’imposta lorda:

  • Detrazioni per lavoro dipendente;
  • Detrazioni per i carichi di famiglia;
  • Detrazioni per gli interessi passivi su mutui relativi a terreni ed abitazione principale acquisiti entro il 31 dicembre 2021;
  • Detrazioni per le spese di ristrutturazione e riqualificazione energetica sostenute fino al 31 dicembre 2022.

100 euro in più in busta paga: quando l’accredito?

Per ricevere il bonus 100 euro, il beneficiario non dovrà presentare alcuna domanda. Sarà compito del consulente del lavoro o della tesoreria NoiPa fare una stima del presunto reddito per l’anno 2023 e stabilire il calcolo mensile del trattamento integrativo.

Ai lavoratori dipendenti pubblici e privati, aventi diritto, viene corrisposto un bonus Irpef nelle buste paga del 2023 o nella busta paga di dicembre, a conguaglio.

I 100 euro in più vengono anticipati in busta paga direttamente dal datore di lavoro o vengono erogati dall’Inps.

Il trattamento integrativo 2023 da 100 euro mensile non rappresenta un costo per il datore di lavoro, non fa reddito per il lavoratore e può essere recuperato sulla dichiarazione dei redditi dell’anno successivo.

Per coloro che non percepiscono il trattamento integrativo sulla busta paga, sulla NASpI o sulla disoccupazione agricola, durante l’anno, possono sempre recuperarlo (se rispettano i limiti di reddito), sulla dichiarazione dei redditi 730 o ex modello Unico dell’anno successivo.

Aumento stipendi 2023: tutti i bonus che fanno lievitare la busta paga

Lo stipendio nel 2023 può aumentare grazie ad una serie di bonus, quali:

  • Sgravio contributivo del 2 e 3%;
  • Bonus dell’1,5% applicato sullo stipendio tabellare e riservato solo ai dipendenti pubblici;
  • Bonus una tantum di 350 euro per i lavoratori del settore commerciale (nello specifico per i dipendenti che si riferiscono ai contratti delle sezioni Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione e Cooperative) con 200 euro a gennaio e i restanti 150 euro entro marzo.

A partire da aprile 2023 ci sarà poi un aumento di 30 euro al mese che varrà come anticipo dell’adeguamento degli stipendi atteso per il prossimo anno.

I suddetti importi riguardano il IV livello contrattuale. Gli altri otterranno aumenti con cifre inferiori da calibrare in base al livello contrattuale.

  • Bonus per lavoratori domestici, colf e badanti, con un incremento adeguato all’inflazione, addirittura del 9%;
  • Bonus rinnovi di contratto con conseguente aumento di stipendio. Sono 591 i contratti scaduti con 6,8 milioni di lavoratori a rischio lavoro povero;
  • Bonus Irpef: la riforma si pone l’obiettivo di unificare le fasce del 25% e del 35%, quindi per un importo compreso tra 15.001 e 50.000 euro così da prevedere un unico scaglione con aliquota del 27%.

A guadagnarne sarebbero coloro che percepiscono uno stipendio superiore ai 28.000 euro. Su uno stipendio di 40.000 euro l’anno, il taglio dell’Irpef garantirebbe un aumento di circa 100 euro al mese.

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