Aurora Marinaro - 12 settembre 2024
USMIA propone una rivoluzione fiscale per le Forze Armate: la flat tax sugli straordinari
USMIA propone una flat tax sugli straordinari e la defiscalizzazione delle operative: stipendi più alti e riconoscimento per il lavoro delle Forze Armate.
Il trattamento economico e la valorizzazione dei militari rappresentano senza dubbio i temi principali dell’attività sindacale, essendo di fatto gli elementi che più preoccupano il personale. Al di là di ipotesi più di ampio raggio, ogni sigla sta cercando in fase di rinnovo contrattuale di ottenere tutti i miglioramenti possibili con le risorse a disposizione. Ci sono differenti modalità con cui si può arrivare a una remunerazione più soddisfacente, anche se in questo momento sono le politiche fiscali a fornire più concreti margini di incremento. A un passo dalla Manovra 2025, la speranza condivisa è che venga concretizzata la solidarietà dei lavoratori delle Forze Armate e di Polizia.
Per quanto riguarda leForze Armate, l’USMIA ha proposto in Funzione Pubblica una vera e propria rivoluzione fiscale, incentrata sull’introduzione di una flat tax sugli straordinari e sulla defiscalizzazione delle operative. Iniziativa che avrebbe il potere di incrementare lo stipendio del personale militare in maniera tangibile, ma che rappresenterebbe anche “un segnale tangibile di riconoscimento del lavoro straordinario svolto quotidianamente dalle donne e dagli uomini in divisa per la sicurezza del cittadino”.
Flat tax sugli straordinari, un segnale di riconoscimento alle Forze Armate
Un recente comunicato stampa dell’USMIA informa sulla proposta avanzata in sede di rinnovo contrattuale, su cui il sindacato ripone molta fiducia, per quanto riguarda la tassazione del lavoro straordinario svolto dal personale delle Forze Armate. Le ore di straordinario sono infatti tassate con l’aliquota Irpef ordinaria, che va così a diminuire l’effetto della maggiorazione, sacrificando complessivamente la retribuzione finale del personale.
Per questo motivo il sindacato chiede l’applicazione di una flat tax al 15%, che consentirebbe di incrementare gli stipendi del personale e fornirebbe un segno di riconoscimento concreto per i sacrifici sopportati dai militari. Un segnale necessario in questo momento storico, dove il personale è chiamato a impegni sempre più gravosi e spesso vittima di una tutela poco efficace del proprio benessere lavorativo.
C’è poi la questione delle crescenti aggressioni ai danni del personale, in particolare per quanto riguarda i Carabinieri. Un problema che certo non si risolve con il miglioramento del trattamento economico, ma che comunque richiede un cambiamento radicale nella mentalità collettiva rispetto al ruolo ricoperto dalle Forze Armate e dell’ordine. Promuovere questo cambiamento è indubbiamente compito condiviso dal governo, che da tempo dichiara il suo sostegno alle forze dell’ordine.
Senza dimenticare che in questi ultimi tempi sono nate diverse polemiche sul presunto tentativo di limitarne l’azione sindacale. Situazioni che, a prescindere dalla futura risoluzione, non troverebbero spazio di fraintendimento in un clima più sereno, con un effettivo riscontro per il personale.
In ogni caso, sembrano esserci buone speranze in merito all’attuazione di questa rivoluzione fiscale. L’USMIA si è detta particolarmente ottimista in proposito, considerando soprattutto che l’iniziativa potrebbe essere inclusa nel Piano strutturale di bilancio che il governo deve presentare a Bruxelles il 20 settembre. Contestualmente, il sindacato mira ad ampliare questa forma tutelata anche ai premi di produttività (FESI) e alla tredicesima mensilità, per un miglioramento ancora più efficace delle condizioni economiche dei militari.
Sul punto, il Segretario Generale per USMIA Carabinieri, Carmine Caforio, ha dichiarato:
Con il supporto di tutti coloro che credono nel valore e nell’importanza del nostro servizio a favore della sicurezza del Paese, continueremo a batterci affinché questa proposta divenga realtà.
In effetti, il Presidente della commissione Finanze alla Camera ha parlato di un’iniziativa analoga in riferimento a tutti i lavoratori dipendenti, proposta che di fatto attende soltanto la valutazione di fattibilità del Mef. Auspicabilmente, la flat tax al 15% potrebbe diventare una realtà con la Legge di Bilancio 2025, evitando che i dipendenti che lavorano di più siano anche quelli più penalizzati.
Come sempre, c’è il limite delle risorse, ancora tutto da stabilire. Bisogna però ricordare che per il personale medico è già stata attuata questa manovra - nel cosiddetto decreto liste d’attesa - perciò la limitazione del beneficio ad alcune categorie di lavoratori non sarebbe certo assurda, nel caso in cui le risorse non permettessero un intervento generale.
In questo senso, la proposta di USMIA appare ancora più rilevante, ricordando la particolarità del lavoro svolto dalle Forze Armate e i sacrifici che la professione comporta. Anche perché il sindacato si è detto piuttosto scontento delle notizie trapelate sul possibile contenuto della manovra finanziaria, che non sembrerebbe prevedere misure specifiche per il comparto Difesa e Sicurezza. Una situazione che ancora non ha una piega certa e su cui avremo più risposte soltanto dal 20 settembre, data su cui si concentra la massima attenzione sindacale.
La rivoluzione fiscale per le Forze Armate proposta da USMIA
USMIA Interforze ha molto chiaro l’obiettivo da perseguire: riconoscere i bisogni del personale puntando a una migliore valorizzazione economica, tenendo conto delle risorse a disposizione. Per questo il sindacato ci parla di “proposte sane e fattibili”, comprendendo perfettamente quali sono i limiti oggettivi in campo.
Salvatore Miccichè, Segretario nazionale amministrativo di USMIA, ci ha illustrato la proposta fiscale, ribadendo la precisa ricerca di un equilibrio tra i fondi a disposizione e i diritti del personale. Questi ultimi non sono ovviamente in discussione, ma d’altra parte è noto che non ci sono le condizioni per aumentare le risorse a disposizione.
Il sindacato non si aspetta dunque un incremento delle risorse, avendo appurato che non sarebbe fattibile e rifiutando l’idea che possano essere “tolte ad altri”. Per questa ragione si sta concentrando sulle politiche fiscali, la via maestra ad oggi per garantire al personale “più soldi nell’immediato e un segnale di riconoscimento”.
La proposta di USMIA è infatti più ampia rispetto alla flat tax sul lavoro straordinario, con strategie mirate che puntano alla defiscalizzazione (senza azioni controproducenti in materia previdenziale). Lo snodo centrale in questo senso è rappresentato dall’indennità di impiego operativo di base, una componente della retribuzione riservata alle sole Forze Armate, che anche sommandosi all’importo aggiuntivo pensionistico non consente di equivalere il corrispondente trattamento per le Forze di Polizia (l’assegno pensionistico) come invece dovrebbe fare.
Si aggiunge il fatto che per le Forze Armate tali importi sono gerarchizzati, accrescendo le differenze di trattamento economico. Con lungimiranza, il sindacato vorrebbe quindi mettere a sistema le due componenti in un’unica voce, raggiungendo un equilibrio rispetto alle Forze di Polizia (al di là delle rispettive componenti fisse).
Con la defiscalizzazione dell’indennità operativa si potrebbe dunque ottenere un incremento immediato e tangibile dello stipendio, senza che il governo debba mettere in campo più risorse di quelle che ha a disposizione. Il punto di compromesso è rappresentato l’accettazione di un minore introito all’erario, che sarebbe pienamente giustificato dalla necessità di compensare, almeno in parte, il dato inflattivo. Progetto che, come ribadito da USMIA, può essere affinato a regime o nella prossima Legge di Bilancio, ma che deve tenere conto della specificità militare.
Nessun lavoratore deve sottostare agli stessi limiti di un militare, nemmeno restringendo il cerchio al pubblico impiego. Il sindacato auspica quindi una definizione migliore della specificità, anche attraverso interventi di attuazione concreta come quelli proposti in materia fiscale.
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