Trasferimenti nell’Esercito Italiano, la nuova circolare penalizza il benessere familiare

Trasferimenti nell'Esercito Italiano, la nuova circolare penalizza il benessere familiare

Trasferimenti nell’Esercito Italiano, serve più attenzione al benessere personale dei militari, mancano misure a tutela della famiglia.

La circolare sui trasferimenti a carattere ordinario per il personale dell’Esercito Italiano manca, secondo i sindacati di categoria, della giusta attenzione al benessere del militare e non tiene conto delle sue esigenze specifiche riguardo alla famiglia e all’invecchiamento. Per questa ragione ASPMI (Associazione sindacale professionisti militari) e SAM (Sindacato autonomo militari) hanno scritto allo Stato Maggiore dell’Esercito, alla ricerca di un confronto per conciliare il welfare con le esigenze di Forza Armata.

La famiglia del militare è diversa da tutto il resto del mondo lavorativo

La disciplina sul trasferimento ordinario del personale militare non tiene conto delle esigenze specifiche e peculiari dell’Esercito, soprattutto riguardo al benessere familiare. Su questa problematica sono già stati effettuati importanti interventi, grazie all’attenzione dello Stato Maggiore dell’Esercito e del Dipartimento Impiego del Personale, che hanno accolto le richieste in merito da parte dei sindacati: dalla possibilità di una fascia chilometrica alla tutela delle leggi speciali, passando dalla conoscenza della tempistica tra la domanda e l’arrivo in un nuovo reparto.

Misure che hanno permesso un miglioramento, ma ciò non significa che la situazione sia ora risolta. Il personale dell’Esercito è minato nell’equilibrio tra la vita professionale e familiare, come dimostra l’elevato e crescente tasso di divorzi in Forza Armata. ASPMI ha sottolineato che “le forte limitazioni economiche, infrastrutturali, dei servizi la totale mancanza del welfare familiare” impediscono di coniugare la vita familiare con quella lavorativa, dimenticando che la lontananza dagli affetti grava duramente ogni giorno sui militari.

L’invecchiamento del personale

Le politiche sul trasferimento non tengono conto, non del tutto perlomeno, dell’invecchiamento del personale e della specificità di Forza Armata.

La circolare, come deve essere, è improntata sulle esigenze funzionali della Forza Armata coniugandole in minima parte con quelle dei familiari. Ci permettiamo di fare questo inciso poiché ci sono molte sperequazioni tra il personale anziano e il personale giovane, sicuramente dettate da una volontaria e consapevole decisione di non “invecchiare” reparti che hanno esigenze operative molto alte.

Scrivono Francesco Gentile, Leonardo Mangiulli (Soci fondatori di ASPMI) e Antonino Duca (Segretario generale di SAM). Il problema dell’invecchiamento del personale dovrebbe essere affrontato tenendo conto della Specificità Militare, ottemperando alle esigenze di Forza Armata senza però frustrare il personale e causare sofferenza.

Serve informazione

Le problematiche sui trasferimenti sono incentivate dalla mancanza di corretta informazione del personale, alimentata dalle consuetudini consolidate ma disattese in caso di necessità e dalle ripercussioni sulla sfera personale dei militari. Secondo Francesco Gentile, Socio fondatore di ASPMI, la mancanza di un riconoscimento concreto dell’anzianità di reparto è altamente penalizzante per tutti coloro che hanno rimandato i trasferimenti per anni per avere un punteggio idoneo a spostamenti più congeniali. Una speranza frustrante e lesiva dell’equilibrio familiare.

A tal proposito, Francesco Gentile di ASPMI dichiara che:

È giunto il momento di affrontare con fermezza e determinazione l’invecchiamento del personale militare, integrando le politiche di trasferimento con una prospettiva che valorizzi adeguatamente l’esperienza e l’anzianità di servizio. Solo così potremo garantire un equilibrio reale tra le esigenze della Forza Armata e il benessere delle famiglie dei nostri soldati.

La nostra Associazione non intende ostruire per principio, ma sollecita un dialogo costruttivo e una visione più ampia che ponga al centro la tutela dei militari e delle loro famiglie. Le sfide della vita militare non possono essere risolte con meri decreti, ma richiedono normative solide e politiche concrete volte a garantire il giusto welfare per tutti coloro che servono la patria con dedizione e sacrificio.

Siamo pronti a collaborare con le istituzioni competenti per trovare soluzioni efficaci e durature a questa importante questione. È ora di tradurre in azioni concrete il nostro impegno a favore delle famiglie dei militari, riconoscendo la peculiarità e l’importanza di questa comunità nel contesto più ampio della difesa nazionale.

Concorda anche Antonino Duca, Segretario generale di SAM, secondo cui:

La circolare ha regole precise e attagliate al funzionamento di una macchina che non può e non deve fermarsi soprattutto in questo periodo storico.

Il punto però è che il personale queste regole non le può comprendere soprattutto quando si trova in situazioni di disagio familiare.

Risulta difficile guardare oltre, quando ogni mese bisogna affrontare le normali problematiche della vita familiare che per un militare raddoppiano in quanto lontano dai propri affetti.

L’alto numero di divorzi è il termometro, è la cartina tornasole di questo disagio.

Addirittura alcuni colleghi che per anni hanno cercato di accumulare punteggio grazie ad un anzianità di reparto soprattutto al Nord Italia, oggi si trovano penalizzati.

È arrivato il momento di parlare del vero problema che c’è dietro a tutto ciò, ossia l’invecchiamento del personale e la mancanza di una politica del welfare attagliata alla famiglia militare.

Il S.A.M. ha deciso di scendere in campo cercando di instaurare un dialogo su questo argomento così complesso ma di vitale importanza per tutte le parti in causa.

ASPMI e SAM aperti al dialogo

Le Associazioni sindacali si occupano delle questioni legate ai trasferimenti ordinari in relazione al benessere personale dei militari, materia di cui è riconosciuta loro competenza dal Decreto legislativo n. 195 del 12 maggio 1995, senza entrare nella materia “impiego”. Di fatto, il Generale Pietro Serino, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito dal 26 febbraio 2021 al 26 febbraio 2024, è stato aperto al confronto con le Associazioni riguardo ai trasferimenti in diverse occasioni.

Le Associazioni si rivolgono ora al Generale Carmine Masiello, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito dal 26 febbraio 2024, con l’auspicio che si mostri altrettanto disponibile al dialogo. Ciò che ASPMI e SAM hanno inteso sottolineare, infatti, è proprio l’apertura a una discussione bilanciata, con l’obiettivo di trovare misure più idonee al benessere del personale senza pregiudicare le esigenze dell’Esercito e il duro lavoro di organizzazione.

Innegabile, però, la necessità di rinnovare il sistema Difesa che risulta ormai inadeguato ai diritti fondamentali di ogni cittadino che spettano anche ai militari e soprattutto a loro, considerando l’elevato sacrificio richiesto dalla professione. Oltretutto, a maggior ragione in una realtà lavorativa dove “la vera funzionalità è garantita dal soldato con il suo sacrificio” la previsione di politiche di welfare più efficienti non può che giovare sull’intero servizio.

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