Giovanni Capuozzo - 28 ottobre 2021
Smart working dipendenti pubblici: ecco come sarà
Molte novità introdotte dal ministro della semplificazione e della pubblica amministrazione Brunetta. Intanto si attende l’incontro tra i sindacati e l’Aran.
Renato Brunetta, ministro della semplificazione e della Pubblica Amministrazione, ha presentato delle nuove linee guida per quanto riguarda il rinnovo dei contratti degli statali concentrandosi in maniera particolare sullo smart working che si è diffuso a macchia d’olio con l’avvento della pandemia nel marzo dello scorso anno.
Lo scopo del nuovo percorso che il ministro vuole far intraprendere alla Pubblica Amministrazione è di garantire condizioni di lavoro trasparenti, favorire la produttività e l’orientamento dei risultati e fare in modo che le esigenze organizzative delle pa vadano a conciliarsi con quelle dei lavoratori in modo da migliorare i servizi pubblici, implementando il lavoro in ufficio con quello svolto da casa. Tutto questo però come avverrà?
Smart working Pubblica Amministrazione: quali sono le novità?
Dopo essersi confrontato con i tecnici del ministero e con le varie amministrazioni Brunetta ha deciso di porre otto condizioni, mentre si attende l’approvazione dei Piani unici che dovrebbe arrivare entro fine gennaio. Andiamo però a scoprire quali sono alcune di queste condizioni:
- Invarianza dei servizi offerti all’utenza
- I dipendenti dovranno assicurare lo svolgimento delle attività prevalentemente in presenza
- Adeguatezza degli strumenti informatici
Dunque non cambieranno i servizi di cui potranno usufruire i cittadini ma cambieranno i metodi di erogazione di questi servizi. In questo senso, e in riferimento a queste prime tre condizioni, possiamo notare come il nuovo modello di lavoro proposto da Brunetta sia un modello ibrido, in cui i lavoratori “agili” della Pubblica amministrazione potranno svolgere tutti i loro compiti sia da casa sia, soprattutto all’interno del loro ufficio.
Proprio per il lavoro in ufficio è necessaria la terza condizione. Infatti è specificato come gli enti saranno obbligati a fornire ai propri lavoratori un’idonea dotazione tecnologica. Oltre a ciò sul posto di lavoro si potrà usufruire solamente di una connessione internet fornita dalla stessa amministrazione e, se il dipendente è munito di un cellulare di servizio, potrà essere contattato esclusivamente su quello. Sono dunque del tutto escluse utenze domestiche per connettersi alla rete aziendale.
Nelle linee guida è anche presente un’apertura al lavoro all’estero, a patto che siano garantite le condizioni di sicurezza del lavoratore, di connessione e di riservatezza dei dati.
Smart working Pubblica Amministrazione: scelta volontaria
I dipendenti che prenderanno parte al lavoro agile sceglieranno di farlo. Ci sarà infatti la possibilità di sottoscrivere un accordo individuale con i datori di lavoro com’è specificato all’interno delle linee guida. Nell’accordo individuale, che può essere a tempo determinato o indeterminato, stipulato tra dipendente e amministrazione è inoltre specificato che l’ente deve avere un piano per lo smaltimento del lavoro arretrato; questa è condizione necessaria senza la quale non si può dare il via al lavoro agile.
L’accordo può essere sciolto, da entrambe le parti, con un preavviso di 30 giorni salvo urgenze. C’è inoltre una clausola secondo cui il dipendente può essere richiamato con urgenza in sede in caso di esigenze di servizio o per problemi di connessione. Il lavoratore, in aggiunta, avrà diritto a 11 ore di disconnessione consecutive, periodo in cui non potrà nemmeno essere contattato.
Smart working: cosa cambia per chi lavora da casa?
Assolutamente nulla. Come ha spiegato l’Aran, Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, quando si mette in pratica il lavoro da remoto l’unica cosa a cambiare è la sede in cui la prestazione lavorativa viene effettuata, infatti il dipendente è tenuto al rispetto degli obblighi di presenza in materia di orario di lavoro. Con questo l’agenzia vuole intendere che nonostante il lavoro possa essere svolto da casa il lavoratore dovrà comunque osservare gli obblighi lavorativi come se fosse in sede. Da ciò ovviamente deriva che siano garantiti tutti i diritti previsti dal contratto, compresi buoni pasto, riposi, pause e permessi orari.
Dalle linee guida proposte da Brunetta emerge anche un’ulteriore modalità di smart working che potremmo chiamare lavoro a domicilio. In questa nuova ottica il dipendente sarà tenuto a osservare da casa lo stesso orario di lavoro che farebbe in ufficio.
Smart working: non tutti sono d’accordo
Ovviamente non può essere tutto rose e fiori, soprattutto se si cercano d’introdurre così tante novità. Tra i principali detrattori del progetto di Brunetta troviamo la Federazione lavoratori pubblici (Flp) che parla addirittura di una regolamentazione peggiorativa dell’attuale quadro normativo a causa di norme inadeguate e che andrebbero a penalizzare l’istituto. A muovere le principali critiche è una domanda che, di fatto, bisogna porsi: come sarà possibile lavorare da remoto se la documentazione della pa non è nativa digitale?
Pubblica Amministrazione: premi e avanzamento di carriera
Sull’argomento premi e scatti di carriera la proposta cerca di garantire una maggiore meritocrazia. In questo senso si guarderebbe di più alla qualità del lavoro. Infatti, il ministro Brunetta ha annunciato uno stanziamento di 300 milioni per finanziare il nuovo ordinamento professionale degli statali. Una manovra che di certo non è fine a sé stessa perché andrebbe a sbloccare i fondi per il salario accessorio, la parte della retribuzione dei dipendenti pubblici legata alla produttività attraverso premi e indennità.
Ci saranno dunque quattro aree professionali: operatori, assistenti, funzionari ed elevate professionalità. Ognuna di esse presenterà una progressione economica nel momento del passaggio da una fascia all’altra. Per progredire all’interno delle fasce, tenendo conto anche delle possibili progressioni di salario orizzontali, verrà presa in considerazione principalmente la performance del dipendente, almeno il 50%, rispetto all’esperienza, massimo il 40%.
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