Per scherzo si intrometteva nelle conversazioni radio dei Carabinieri

Per scherzo si intrometteva nelle conversazioni radio dei Carabinieri

Un 43enne di Montevarchi è stato denunciato alla Procura di Arezzo per aver più volte interrotto le comunicazioni radio dei Carabinieri; rischia fino a cinque anni.

Uno scherzo finito male quello del 43enne di Montevarchi, che si intrometteva nelle conversazioni radiofoniche dei Carabinieri, disturbando le comunicazioni di routine.

L’uomo, nel mese di novembre, aveva infatti più volte interrotto le radiotrasmissioni dei Carabinieri di San Giovanni Valdarno, i quali a seguito di una meticolosa indagine hanno trovato il colpevole. Una volta perquisito l’appartamento dell’uomo, hanno rinvenuto due apparati scanner che sono stati prelevati e sottoposti a sequestro.

L’uomo non si è sottratto alle proprie responsabilità e ha dichiarato di aver commesso l’intromissione nelle comunicazioni “Per scherzo e per nessun motivo in particolare”.

Quando si suol dire “giocare col fuoco”: le conseguenze per lui potrebbero essere l’arresto fino a cinque anni. Iscritto alla Procura della Repubblica di Arezzo dovrà rispondere di due reati, previsti dal codice penale: installazione di apparecchiature idonee a intercettare le comunicazioni e cognizione ed impedimento illecito delle comunicazioni.

I reati commessi

Il codice penale prevede espressamente i reati che sono stati contestati al 43enne, con inoltre un’aggravante specifica qualora l’intromissione avvenga a danno di un sistema informatico dello Stato.

Quindi, il fatto penalmente rilevante è l’installazione di apparecchiature idonee a intercettare le comunicazioni altrui aggravato dal fatto che ad essere intercettate siano state le conversazioni di una proiezione dello Stato: i Carabinieri.

Per quanto riguarda, poi, l’altra previsione di reato in cui è incorso il “mattacchione” toscano è quella della cognizione ed impedimento illecito delle comunicazioni, perseguibile d’ufficio - il che ne sancisce la particolare gravità - qualora avvenga a danno di un pubblico ufficiale tra i quali senza dubbio sono ricompresi i carabinieri.

Un caso analogo

Intercettare le conversazioni dei carabinieri e farne motivo di vanto è peraltro un fatto già registrato tra le pagine di cronaca. Era infatti accaduto, a giugno, che un trentacinquenne di Busto Arstistizio si intromettesse nelle conversazioni radiofoniche dei carabinieri e ne facesse addirittura motivo di vanto: non solo quindi, ascoltava le comunicazioni radio ma ne riferiva pubblicamente i contenuti sia relativi agli interventi che alle informazioni di carattere personale dei soggetti coinvolti.

Indipendentemente dalla valutazione circa la gravità della condotta illecita di chi abusivamente si intrometta nelle comunicazioni dei pubblici ufficiali, sorge spontaneo chiedersi come mai i carabinieri utilizzino, per le loro comunicazioni, delle attrezzature che i comuni cittadini riescono con facilità a violare.

D’altro canto in proposito l’Arma dei Carabinieri, in una nota, si è limitata a dichiarare:

Il fatto che taluni apparecchi siano di libera vendita non deve trarre in inganno gli utilizzatori che devono sempre essere consapevoli del fatto che non è consentito sintonizzarsi sulle frequenze delle forze dell’ordine e, tantomeno, disturbarne le comunicazioni”.

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