Riposi orari giornalieri per i genitori militari, regole e durata

 Riposi orari giornalieri per i genitori militari, regole e durata

Le regole sui riposi orari giornalieri (c.d. allattamento) per i genitori militari: chi ne ha diritto, durata e come presentare la richiesta.

Tra le misure a sostegno della genitorialità per i lavoratori italiani, oltre alla maternità (o paternità) e al congedo parentale sono previsti riposi orari giornalieri, che riguardano anche i genitori militari. Di solito, ci si riferisce a questi riposi come permessi per l’allattamento, va da sé che possono essere impiegati per far fronte alle varie esigenze del neonato senza compromettere la vita professionale.

Nonostante ciò, l’allattamento è un elemento fondamentale nella cura dei bambini entro l’anno di vita, motivo per cui la mamma militare può usufruirne senza particolari requisiti, mentre il papà impiegato nelle Forze Armate deve rispettare requisiti più stringenti. Vediamo ora quali sono le regole per aver diritto ai riposi orari giornalieri e qual è la loro durata per il personale delle Forze Armate.

Riposi orari giornalieri per i militari: regole e durata

I genitori militari hanno diritto ai riposi orari giornalieri, il cosiddetto permesso per allattamento, per il primo anno di vita del bambino o nel primo anno dall’ingresso del minore in famiglia. I riposi non incidono sulla retribuzione, sulla licenza ordinaria e nemmeno sulla tredicesima. Ne hanno diritto alternativamente entrambi i genitori militari, ma il padre deve rispettare precisi requisiti, al fine di conciliare l’impegno in servizio con la cura del neonato.

In particolare, i genitori appartenenti alle Forze Armate hanno diritto a due riposi giornalieri da un’ora ciascuno. La durata è ridotta a un riposo da un’ora nel caso in cui l’orario giornaliero sia inferiore a 6 ore, mentre chi ha diritto ai due riposi giornalieri può cumularli tra loro. Come anticipato, la madre ha sempre diritto al riposo giornaliero e se in servizio nelle Forze Armate può usufruirne anche nello stesso periodo in cui il padre usufruisce del congedo parentale.

Al contrario, il padre militare non può usufruire dei riposi giornalieri mentre la madre lavoratrice è in maternità o usufruisce del congedo parentale per lo stesso minore. Il padre può infatti usufruire dei riposi giornalieri soltanto nei seguenti casi:

  • il bambino è in affidamento esclusivo;
  • la madre lavoratrice dipendente non si avvale dello stesso diritto;
  • la madre è una lavoratrice autonoma o comunque non dipendente;
  • la madre è deceduta o soffre di grave infermità;
  • la madre è casalinga.

L’estensione ai riposi giornalieri al padre militare nel caso in cui la madre svolga attività domestica in casa propria si deve alla Corte di Cassazione, secondo cui il requisito che la madre non sia lavoratrice dipendente include anche questa casistica.

È poi importante sottolineare che il padre può usufruire dei permessi per l’allattamento nel caso in cui la madre lavoratrice dipendente (in servizio presso le Forze Armate o con altro impiego) sia impossibilitata a usufruire dei riposi perché in astensione obbligatoria o facoltativa per altre esigenze. In altre parole, il padre militare ha diritto ai riposi giornalieri per la cura del neonato mentre la madre è in maternità per un altro figlio.

Le regole cambiano in caso di parto plurimo, in quanto i periodi di riposo sono raddoppiati e le ore aggiuntive possono essere usufruite anche dal padre, così che entrambi i genitori possano collaborare nella cura dei bambini.

La richiesta dei riposi giornalieri deve essere presentata al proprio Comando o Ente di appartenenza, indicando la data di nascita o ingresso in famiglia del minore e il suo codice fiscale. Il padre dovrà inoltre allegare una certificazione o un’autodichiarazione che attesti di non trovarsi in nessuna delle circostanze che pregiudichino il diritto ai riposi. Per esempio, l’indicazione del lavoro autonomo della madre o la dichiarazione della stessa di non usufruire dei permessi e così via.

Ciò non è necessario in caso di parto gemellare o trigemino, in quanto la madre e il padre in servizio presso le Forze Armate hanno diritto a b per la cura dei minori, a patto che la madre non usufruisca dell’intero ammontare.

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