Rinnovo contratto statali, al via la trattativa

Rinnovo contratto statali, al via la trattativa

Il ministro Zangrillo ha firmato l’atto di indirizzo per il rinnovo di contratto, ecco cosa prevede e perché i sindacati sono scontenti.

Il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha firmato l’atto di indirizzo, ora può partire il rinnovo contrattuale per i dipendenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici, quasi 200mila cittadini italiani. La trattativa inizierà il 13 giugno in Agenzia di rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni, ma è già evidente che non parte nel migliore dei modi. I sindacati hanno già espresso diverse perplessità, usando un eufemismo, riguardanti il sistema di differenziamento dei premi e gli aumenti in busta paga.

“Se queste sono le condizioni del ministro non abbiamo altra scelta che la mobilitazione” ha dichiarato Florindo Oliverio, segretario delle Funzioni generali di Fp Cgil. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Flp, che non intende “contribuire con una firma al ribasso”. La questione non è affatto nuova, ma in aggiunta i sindacati lamentano l’inadeguatezza degli aumenti rispetto all’inflazione del triennio 2022-2024.

Al via le trattative per gli statali, cosa si prevede per il rinnovo

Con la firma del ministro Zangrillo all’atto di indirizzo possono iniziare le trattative per il rinnovo contrattuale dei contratti in scadenza, oltretutto questo documento sarà, come di consueto, fonte di indicazioni per tutti gli altri comparti della Pubblica amministrazione. Come anticipato, il suo contenuto non ha riscosso una buona accoglienza, soprattutto riguardo agli aumenti salariali.

Circa 130 euro lordi mensili per i dipendenti di ministeri e agenzie fiscali, quasi 168 euro lordi al mese per i dipendenti degli enti locali. Le risorse impiegate sono circa 555 milioni di euro, all’incirca un decimo di quanto stanziato per il comparto statale intero.

Nulla di nuovo, gli aumenti corrispondono al 5,78% della massa salariale esattamente come previsto per gli altri comparti pubblici e, proprio come accade per gli altri comparti, l’aumento più basso va a chi ha uno stipendio in partenza minore e viceversa.

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A prescindere da questa differenziazione, i sindacati obiettano proprio le cifre degli aumenti, giudicandole del tutto inadeguate rispetto all’aumento del costo della vita. Le novità già anticipate dal ministro Zangrillo sull’anzianità di servizio, le progressioni economiche e i premi non fanno altro che alimentare lo scontento.

In particolare, l’atto di indirizzo prevede di eliminare l’anzianità di servizio come criterio per l’assegnazione di premi e aumenti per i dipendenti dei ministeri e delle Agenzie fiscali. L’intenzione annunciata dal ministro è quella di premiare il merito, “la differenziazione dei giudizi valutativi deve corrispondere una effettiva diversificazione degli istituti premiali”, distinguendo anche tra la performance organizzativa e quella individuale. Per accedere a questo sistema, tuttavia, i lavoratori dovranno sostenere la formazione per almeno 24 ore ogni anno.

C’è anche un ritorno allo smart working per i genitori di minori di 14 anni e i lavoratori fragili, per i quali si intende superare il principio di prevalenza della prestazione in presenza, ovviamente laddove possibile. Su questo aspetto, però, non ci saranno discussioni in trattativa. Il testo ricorda, infatti, che compete all’autonomia organizzativa delle Amministrazioni e quindi non potrà essere affrontato nella contrattazione collettiva.

Viene anche affrontata la questione del turnover, che oggi è al 100%, stimando nuove assunzioni per 148.000 cittadini da ora al 2028. Anche per questo motivo, a fianco del sistema premiale si introducono anche dei bonus per le attività di coaching e mentoring nei confronti dei nuovi assunti. In proposito, si chiede anche di interrompere l’alimentazione della parte stabile con le indennità di amministrazione del personale uscito l’anno precedente e non riutilizzate per le nuove assunzioni. I risparmi dovranno invece finire nella parte variabile, quando provocati dai ritardi nelle assunzioni.