Poliziotto condannato per peculato: cosa è successo

Poliziotto condannato per peculato: cosa è successo

L’agente della Polizia di Stato ha messo in vendita online gli abiti invernali e gli stivali. Per la Cassazione non c’è reato.

Un poliziotto della Polizia di Stato ha pensato bene di disfarsi degli abiti invernali e degli stivali e metterli in vendita sul portale online Subito.it.

Pensando erroneamente che gli abiti invernali e gli stivali Jolly da motociclista fossero di sua proprietà e non del Dipartimento di pubblica sicurezza, il poliziotto ha commercializzato il tutto su internet con tanto di prezziario.

Scattata la denuncia è stato accusato di peculato, ma è riuscito ad uscirne quasi indenne, grazie alla sentenza della Corte di Cassazione.

Poliziotto condannato per peculato: come si sono svolti i fatti

Al cambio di stagione, il poliziotto della Polizia di Stato ha deciso di mettere in vendita gli abiti invernali e gli stivali Jolly da motociclista sulla piattaforma di acquisti online Subito.it.

Sfortuna ha voluto che il Comandante abbia visto l’annuncio e lo abbia denunciato alla Procura della Repubblica.

Avviate le indagini, l’uomo è stato accusato di peculato e condannato dalla Corte d’Appello per il reato solo nella forma tentata e solo in relazione al tentativo di piazzare gli stivali alla modica cifra di 110,00€. La condanna era stata commisurata in 5 mesi e 10 giorni di reclusione.

Per i giudici di legittimità, invece, è da applicarsi la discriminante della desistenza volontaria e la Corte di Cassazione ha accolto la tesi della difesa.

Poliziotto condannato per peculato: come si è espressa la Cassazione

Se per i giudici di merito, la decisione di rimettere gli stivali nella scarpiera era subentrata quando il Comandante aveva scoperto il reo, vedendo l’annuncio online, e denunciandolo; per i giudici di legittimità è da applicarsi la discriminante della desistenza volontaria.

La Corte di Cassazione, con sentenza n.5397, ha accolto la tesi della difesa circa il pentimento dell’imputato e la desistenza spontanea dal tentativo di commercio.

La Cassazione ha considerato poco attendibile la prima versione fornita dalla difesa che consisteva nell’affermare che il poliziotto avesse messo l’annuncio a puro scopo esplorativo, ovvero sia per sapere quanto valevano gli stivali. Ipotesi non supportata neppure dal reo.

Qualora la Cassazione avesse accettato questa versione, si sarebbe profilato il reato di truffa e non di peculato. Tuttavia, la prima ipotesi della difesa è stata cassata perché ritenuta

“non solo insensata, ma del tutto implausibile, visto che all’offerta in vendita, documentata da fotografie e da una lunga descrizione mei dettagli delle calzature, seguiva il pezzo stabilito in 110 euro”.

I giudici territoriali hanno negato la causa di non punibilità, certi che il poliziotto abbia rimosso l’annuncio perché scoperto e denunciato dal superiore. Ma questa conclusione non è provata, poiché non ci sono elementi a dimostrare che il poliziotto fosse a conoscenza delle intenzioni del suo Comandante.

Per questi motivi la Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello, e ora sta alla Corte territoriale esprimersi in merito.

Che cos’è il peculato

Sancito dagli artt. 314 e 316 del Codice penale, il peculato è un’appropriazione indebita di denaro o di beni che, al momento del reato, sono in possesso del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio che se ne appropria in virtù del ruolo che ricopre.

Esistono varie forme di peculato, quali:

  • D’uso, riguarda quel pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio che si appropria temporaneamente di denaro o di beni e, dopo tale uso, li restituisce immediatamente. Tale reato è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni;
  • Vuoto di cassa, quando ci si appropria di una quantità di denaro o cose fungibili con l’intento di restituirle entro il termine del rendiconto;
  • Profitto dell’errore altrui, quando sfruttando un errore commesso da altri nell’esercizio della funzione, se ne trae un tornaconto per sé stessi o per terzi. Tale reato è punito con il carcere da 6 mesi a 3 anni.

Oltre al peculato, altri esempi di reati che riguarda il personale della Pubblica Amministrazione sono la corruzionee la concussione.