Polizia Penitenziaria in servizio nelle Procure: polemica sul ritiro e attesa delle riforme

Polizia Penitenziaria in servizio nelle Procure: polemica sul ritiro e attesa delle riforme

Dopo la decisione del Ministro della Giustizia di ritirare gli agenti Penitenziari dalle Procure e dagli Uffici di Sorveglianza, non si è fatta attendere la reazione dei procuratori.

Il Ministro della Giustizia e il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria hanno dovuto affrontare una reazione inaspettata a seguito della loro decisione di far rientrare tutti gli agenti di Polizia Penitenziaria tutt’ora dislocati nelle Procure e negli Uffici di Sorveglianza.

La preoccupazione a seguito di questa iniziativa è stata manifestata dai Procuratori Generali della Repubblica che, a nome di tutta la magistratura, hanno inviato un documento al Ministro della Giustizia in cui esprimono la necessaria presenza degli agenti Penitenziari all’interno delle Procure.

I Magistrati, nel loro documento, si riferiscono a tutti gli agenti di Polizia Penitenziaria che negli ultimi anni si sono occupati di vigilanza esterna nelle sezioni di Polizia giudiziaria contribuendo alle indagini relative ai fenomeni di terrorismo e quelli che, nei Tribunali di Sorveglianza, hanno assunto la funzione di raccordo con gli istituti penitenziari per quanto concerne attività riguardanti l’esecuzione della pena.

Gli elogi alla Polizia Penitenziaria

Diverse sono state le motivazioni che hanno spinto i Procuratori a spiegare come la decisione del Ministro e del Dipartimento fosse una scelta errata. Un insieme di elogi al lavoro degli agenti di Polizia Penitenziaria.

Leggendo il documento, gli Agenti penitenziari si sono distinti in ambito investigativo per reati legati alla realtà carceraria sia collaborando con le altre Forze di Polizia che in aggregazione con le Procure della Repubblica.

Inoltre viene ribadita l’importanza del supporto quotidiano che la Polizia Penitenziaria offre ai fini dell’esecuzione penale sia all’interno degli Uffici di Sorveglianza sia nelle Procure Generali e della Repubblica. I Magistrati infatti raccontano il contributo della Polizia Penitenziaria per il funzionamento degli uffici e per l’effettiva resa della sanzione penale.

Grande riconoscenza viene espressa sempre dai Procuratori anche nei confronti degli agenti che svolgono attività di controllo e sicurezza nei palazzi di giustizia di Roma e Napoli.

Da tutti questi apprezzamenti risulta evidente il bisogno che le Procure Generali e gli Uffici Giudiziari hanno della presenza in pianta stabile di agenti penitenziari. Una necessità che interessa sia le attività di vigilanza e controllo sia quelle di esecuzione penale.

L’obiettivo è quello di ottimizzare le risorse preservando quella professionalità che le ha contraddistinte negli ultimi anni.

L’apprezzamento di tutto il corpo

La risposta presentata dai Procuratori è stata molto apprezzata da tutto il corpo di Polizia Penitenziaria che ha visto valorizzare il proprio operato in un contesto estremamente importante come quello giudiziario.

Si è confermato ciò che anche il sindacato di Polizia Penitenziaria ha sempre ribadito ovvero l’importanza del ruolo che il Corpo assume in contesti non strettamente penitenziari.

Prosegue il SAPPE:

“Chi avrebbe voluto e vorrebbe relegare il nostro Corpo ad un ruolo esclusivamente custodiale e intra moenia ha avuto una ulteriore smentita, ma questa volta non dalla solita organizzazione sindacale, bensì da figure professionali che sono tra le più alte nell’ambito della magistratura”.

Sono diversi anni che la Polizia Penitenziaria fornisce il proprio inestimabile supporto alle altre Forze di Polizia e alla magistratura nella lotta alla criminalità organizzata a cui si aggiunge quella al terrorismo di matrice confessionale e internazionale.

Gli auspici di un intervento legislativo

L’augurio è quello che dalla reazione proveniente da figure così autorevoli del nostro paese si possa innescare l’idea di importanti iniziative legislative con le quali istituire delle sezioni di polizia giudiziaria per la Polizia Penitenziaria presso:

  • le Procure della Repubblica specialmente in quelle distrettuali (un inizio si è visto nella Procura Nazionale Antimafia in cui è stato costituito un nucleo di 20 unità);
  • gli Uffici di Sorveglianza;
  • le Procure Generali (con l’obiettivo di collaborare nell’esecuzione penale con i Procuratori Generali e con i Magistrati di sorveglianza).

Conferire questa autorevolezza attraverso la legge costituirebbe un processo di ulteriore crescita professionale per il corpo di Polizia Penitenziaria. Crescita sicuramente accompagnata dall’istituzione di un servizio centrale di polizia giudiziaria, evoluzione dell’attuale Nucleo Investigativo Centrale.

Non è quindi più il momento di pensare che le funzioni giudiziarie del corpo siano limitate all’ambito penitenziario; a tal proposito qualcosa è stato fatto ma la strada è ancora lunga.

Il prossimo passo dovrebbe essere la definizione di un ruolo unico e l’ampliamento dei ruoli tecnici tra cui il socio pedagogico e contabile. Bisogna ammettere però che tutto ciò non sarà semplice date le opinioni divergenti e l’assenza di ampio consenso.

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