Polizia Penitenziaria, Capua Vetere: gogna mediatica eccessiva? Chi li difende

Polizia Penitenziaria, Capua Vetere: gogna mediatica eccessiva? Chi li difende

Sono ancora in corso le indagini che vedono coinvolti ben 52 agenti della Polizia Penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere, nel casertano. Il Sindacato, Salvini e altri dirigenti politici si sono scagliati contro la gogna mediatica.

Una eccessiva gogna mediatica per gli agenti della Polizia Penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere?

Dopo l’inchiesta sui pestaggi in carcere, a seguito della rivolta dei detenuti del 6 aprile 2020, sono finiti sul registro degli indagati ben 52 agenti di polizia, ma per il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE) e alcuni politici, come Matteo Salvini, i provvedimenti sono stati eccessivi.

Tra le accuse mosse agli indagati spicca tra tutti il reato di tortura e violenza privata.

In questi giorni, dopo essere stati trasmessi in TV e su Internet i video dell’accaduto, l’indignazione è esplosa. Una reazione eccessiva secondo il Sindacato che si è scagliato contro la gogna mediatica a cui sono stati sottoposti gli indagati.

L’inchiesta: cosa è accaduto tra la polizia penitenziaria e i detenuti del carcere di S.M. Capua Vetere?

Il 10 giugno dello scorso anno, mentre l’Italia si riprendeva dalla prima ondata di Covid-19 e ripartiva, erano stati notificati a ben 44 agenti, altrettanti avvisi di garanzia. Le ipotesi di reato sono:

  • reato per tortura
  • violenza privata
  • abuso di autorità

Le indagini furono avviate dopo la denuncia sui giornali nata da racconti e foto dei detenuti picchiati raccolti dall’associazione Antigone e dal garante dei detenuti della Campania.

La protesta tra i carcerati della prigione penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere esplose il 5 aprile 2020 quando si scoprì che uno degli addetti alla distribuzione della spesa del reparto “Nilo” si era ammalato di Covid. Centocinquanta detenuti decisero di barricarsi nelle celle e diedero il via a violenze in cui furono feriti due agenti.

La risposta degli agenti non si è fatta attendere e il 6 aprile i poliziotti pestarono per quattro ore di fila i detenuti aiutandosi con i manganelli.

Chi difende la polizia penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere: le parole del SAPPE

Si è dichiarato sorpreso e amareggiato il Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria (SAPPE) per i 52 provvedimenti cautelari (visto che nel frattempo si sono aggiunti dei nuovi indagati), richiesti dalla procura di Santa Maria Caputa Vetere, nel casertano, nei confronti degli agenti appartenenti al corpo di Polizia Penitenziaria.

Fino a prova contraria, ha ribadito il Sindacato, “la presunzione d’innocenza è un atto dovuto che non dovrebbe condurre a vere e proprie gogne mediatiche”. Intanto il Gip dopo aver preso visione dei nastri che mostrano il pestaggio avvenuto in carcere non ha potuto non parlare di una vera “mattanza”.

I provvedimenti però sembrano al sindacato “abnormi”, considerato che dopo un anno d’indagini mancherebbero i presupposti per tali provvedimenti, ossia:

  • l’inquinamento delle prove
  • la reiterazione del reato
  • il pericolo di fuga

Conclude il SAPPE:

Siamo amareggiati perché in quei giorni il carcere fu messo a ferro e fuoco e furono momenti davvero drammatici ma siamo sereni perché confidiamo nell’operato della magistratura.

Chi difende la polizia penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere: Matteo Salvini

Dopo l’esplosione mediatica, chi si è subito schierato in politica dalla parte dei poliziotti è stato il leader della Lega, Matteo Salvini, che ha deciso di recarsi il 1° luglio 2021 sotto il carcere, per esprimere al meglio il proprio sostegno.

Sono qui a ricordare che chi sbaglia paga, soprattutto se indossa una divisa. Questo però non vuol dire infangare e mettere a rischio la vita di 40mila appartenenti alla polizia penitenziaria che rendono il Paese più sicuro.

Ha poi aggiunto che le scuse verso chi è stato oggetto di violenza sono comunque dovute, scagliandosi poi contro l’identificazione degli agenti attraverso il numero di matricola sulla divisa.

I provvedimenti del Ministero della Giustizia: cosa fare per la Polizia Penitenziaria

Dopo ciò che è accaduto tra gli agenti della Polizia Penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere e i carcerati, la politica non si è mossa solo sui binari dell’indignazione, come gran parte delPd, o del sostegno agli agenti, come Salvini, Meloni e la Cgil, ma ha cercato di affrontare la faccenda da un punto di vista pragmatico.

La classe politica ora si propone di creare degli strumenti più adeguati affinché questo non debba più ripetersi. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia ha già dato le prime disposizioni:

  • ripristinare le videocamere di sorveglianza
  • incrementare la formazione degli agenti

Forse un primo passo per far sì che ciò che accaduto non ricapiti e per rendere il carcere un posto sicuro per i detenuti e per la Polizia Penitenziaria.