Nuovo contratto Forze Armate e Polizia: aumenti di 113 euro, avviata la trattativa

Nuovo contratto Forze Armate e Polizia: aumenti di 113 euro, avviata la trattativa

Rinnovo del contratto: per Forze Armate, Polizia e Vigili del Fuoco la trattativa è partita. Aumenti medi e lordi di 113,00€, ma i sindacati e i delegati Co.Ce.R. chiedono di più.

Oggi è un giorno molto importante per il comparto Difesa e Sicurezza: ha avvio di fatto la concertazione per il rinnovo del contratto per il triennio 2019-2021.

Il Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha colto l’invito del Ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, ed ha avviato la trattativa che dovrà portare non solo all’aumento di stipendio, ma anche al riconoscimento - economico e non solo - della specificità delle Forze dell’Ordine e all’ammodernamento della parte normativa del nuovo contratto valido, ricordiamo, per il triennio 2019-2021.

Delegati Co.Ce.R. (Francesco Gentile sul proprio profilo Facebook ha promesso “impegno e costanza” per una trattativa che si preannuncia dura ma in cui non si “arretrerà di un millimetro e in cui verrà dato il massimo per la tutela della categoria”) e sindacati promettono battaglia per far valere le proprie ragioni e riconoscere al personale in divisa quanto effettivamente questi meritano.

Uomini e donne che anche durante l’emergenza Covid non hanno fatto mancare il loro supporto, essendo in prima linea (e pagandone le conseguenze con numerosi contagiati e, purtroppo, decessi) per la tutela dei cittadini.

L’obiettivo è di arrivare alla firma del rinnovo di contratto entro giugno 2021, così da riconoscere gli aumenti di stipendio in tempi brevi. Ma non sarà semplice visto che gli ostacoli non mancano.

Rinnovo del contratto per il comparto Difesa e Sicurezza: le cifre dell’aumento di stipendio

Con le cifre a disposizione, per il personale delle Forze Armate, Polizia e Vigili del Fuoco, dovrebbe esserci un aumento di stipendio pari al 3,78% della parte tabellare della retribuzione. Secondo le stime, dunque, per i 500 mila operatori del comparto sicurezza verrà riconosciuto un aumento di stipendio - medio e lordo - di 113,00€, ma solo per il 2021 (e per gli anni successivi). Per il 2019 e 2020, invece, si tratterà di una cifra più bassa, con gli aumenti che saranno riconosciuti tramite il pagamento di un assegno una tantum.

Le cifre cambiano a seconda del comparto di riferimento. Nel dettaglio, l’aumento di stipendio dovrebbe essere sulle seguenti cifre (anticipate dal Messaggero):

  • Polizia Penitenziaria e Polizia di Stato (personale non dirigente): aumento mensile lordo di 115,00€;
  • Arma dei Carabinieri (personale non dirigente, cappellani esclusi): aumento mensile lordo di 121,00€;
  • Guardia di Finanza (personale non dirigente): aumento mensile lordo di 122,00€;
  • Forze Armate (Esercito, Aeronautica e Marina, personale non dirigente): aumento mensile lordo di 115,00€;
  • Vigili del Fuoco: per il personale non dirigente atteso aumento da 103,00€ mensili lordi. Si sale a 135,00€ per il personale direttivo e a 307,00€ per i dirigenti.

Si tratta, quindi, di importi più alti rispetto a quanto riconosciuto con il rinnovo per il triennio 2019-2021. Già questo è un segnale di buon auspicio, ma non sarà sufficiente per i sindacati i quali chiedono di più.

Rinnovo del contratto: cosa vogliono i sindacati

I nodi da sciogliere non riguardano solamente le cifre dell’aumento di stipendio. Sindacati e delegati Co.Ce.R. ad esempio concordano sulla necessità di riconoscere quella specificità tutelata dalla legge (articolo 19 della legge 183/2010) ma di cui di fatto non si è mai tenuto conto.

E ancora: si chiede di ammodernare la parte normativa del contratto, ferma al 2002. Serve ripensare al diritto di genitorialità, alle pari opportunità e anche alle relazioni sindacali. Per non dimenticare poi il tema delle forme di previdenza complementare, negate al personale in divisa: uno svantaggio specialmente per gli arruolati dopo il 1° gennaio 1996, per i quali quindi la pensione verrà interamente calcolata con il sistema contributivo, con tutti gli svantaggi del caso.

L’amministrazione dovrà dare risposte su questi punti - come pure su un possibile incremento del salario accessorio specialmente per certi comparti, come ad esempio per la Polizia Penitenziaria - se vuole che la trattativa si sblocchi in tempi brevi. Sindacati e delegati Co.Ce.R. non sembrano intenzionati ad arretrare di un millimetro.