Il green pass in mensa non è applicabile nel contesto militare: la nota di Francesco Gentile

Il green pass in mensa non è applicabile nel contesto militare: la nota di Francesco Gentile

Francesco Gentile, delegato Co.Ce.R. risponde alla circolare dello Stato Maggiore della Difesa che ufficializza l’obbligo del green pass per accedere ai servizi mensa.

Riceviamo e pubblichiamo una nota del delegato Co.Ce.R. dell’Esercito, Francesco Gentile, riguardo alla novità indicata nelle FAQ di Palazzo Chigi che rende obbligatorio il green pass anche per accedere ai servizi mensa delle caserme.

Gentile è rimasto particolarmente sorpreso della decisione del Governo, in quanto non riteneva possibile che da parte dell’Esecutivo ci potesse essere l’intenzione di travalicare la sfera lavorativa per quel personale in divisa che durante la pandemia non ha mai fatto mancare il proprio contributo alla causa.

È proprio per questo motivo che, subito dopo la pubblicazione della circolare dello Stato Maggiore dell’Esercito che conferma l’obbligo del green pass per l’accesso alla mensa delle caserme, questo - in qualità di delegato Co.Ce.R. - si è movimentato per chiedere una “urgente modifica normativa”.

Si tratta dell’ennesimo attacco alla categoria: serve un passo indietro, l’obbligo del green pass in mensa “va assolutamente rivisto”.

Green pass: urgente una modifica normativa

Di seguito riportiamo integralmente la nota inviataci dal delegato Co.Ce.R. Francesco Gentile. Una risposta a tutti coloro che in questo momento stanno facendo appello ai propri rappresentanti affinché possano difendere i diritti del personale in divisa.

Ecco la dichiarazione integrale del delegato.

Nella giornata di ieri, dopo varie disposizioni amministrative emanate dalla task-force Covid della Difesa, anche lo Stato Maggiore dell’Esercito ha emanato la propria circolare in merito all’utilizzo del green pass per l’accesso alle mense.

Da una lettura della disposizione si evince chiaramente il tentativo di trovare le soluzioni più idonee a dare applicazione ai contenuti nel Decreto Legge n.105 del 23 luglio 2021. Nonostante gli sforzi della Forza Armata per garantire la distribuzione del pasto obbligatorio ai militari (presso le mense “obbligatorie di servizio”), risulta evidente come una disposizione di Legge, quale quella sul green pass, non è applicabile nel contesto militare, se non ignorando, per l’ennesima volta, il principio della specificità.

Le molteplici e diversificate attività operative della Forza Armata rendono ancora più complicata la gestione di operazioni già di per sé difficili e articolate.

Basti pensare all’operazione "Strade sicure", ai vari presidi Covid sparsi su tutto il territorio nazionale, alle strutture militari situate in località disagiate, per non parlare dei servizi connessi alla sicurezza delle infrastrutture nonché le molteplici difficoltà derivanti da situazioni lavorative particolari quali i siti sensibili (ad esempio le polveriere). Come può un soldato montare di servizio su un sito per ore senza aver consumato un pasto regolare e magari nutrirsi costantemente con un sacchetto viveri contenente solo lo stretto necessario. Proprio su tale modalità di pasto lo Stato Maggiore si è espresso dichiarando che l’utilizzo è consentito solo in casi altamente operativi e dove non sussistono possibilità di ristorazione.

Per la sua specificità, la Forza Armata si è dotata, sin da subito, di tutti i mezzi e gli strumenti per tutelare la salute delle proprie donne e dei propri uomini, e ha dotato tutte le strutture, comprese le mense, dei dispositivi di protezione atti a garantire il distanziamento e prevenire il rischio di contagi.

L’organizzazione del servizio vettovagliamento nelle strutture militari non può conciliarsi nemmeno con la volontarietà del vaccino e il rispetto della privacy, che tutte le Amministrazioni devono garantire, e impone un intervento correttivo da parte del Governo, affinché le strutture militari vengano escluse dall’applicazione di tale norma di Legge.

Una disposizione di Legge, che non tiene in considerazione alcuna le diverse realtà esistenti, necessita evidentemente di una rettifica urgente al fine di non creare malumori, difficoltà gestionali, discriminazioni o addirittura espedienti volti, per assurdo, anche ad incentivare il personale ad assentarsi dal servizio.