Green pass falso: quali rischi?

Green pass falso: quali rischi?

L’obbligo di Green pass porta con sé anche il rischio di truffe: a cosa va incontro chi falsifica il documento?

Dal 15 ottobre l’obbligatorietà del Green pass viene estesa a numerosi settori, primo su tutti il mondo del lavoro. Chi viola l’obbligo di esibire la certificazione verde può incorrere in severe sanzioni amministrative, ma ancor più gravi sono le conseguenze per chi tenta di aggirare tale limitazione imposta dal Governo, soprattutto tramite l’adozione di documenti falsificati.

Il caso dei Green pass falsi è infatti esploso qualche mese fa, quando si parlava ad esempio di gruppi Telegram che promuovevano servizi di truffa incastrando poi gli stessi cittadini che richiedevano una documentazione fittizia.

Il fenomeno però non si è esaurito né limitato a quegli sporadici casi riportati dalla cronaca nazionale. Oggi poi, alla luce della dura mobilitazione dell’esecutivo, il rischio si fa più alto poiché maggiore potrebbe essere il numero di persone che intraprende la strada dell’illegalità pur di non subire le conseguenze della mancata esibizione del certificato.

I rischi concreti per questi soggetti quindi quali sono? Quali normative disciplinano questa tipologia di reato e soprattutto, quando lo si considera tale?

Green pass falso: quando si configura il reato?

Chi utilizza un Green pass falso può incorrere nei reati di falso e truffa, due casistiche distinte entrambe connesse a sanzioni considerevoli.

Il caso della truffa consiste nella vendita di certificazioni false a terzi mentre le frodi di fatto sono sostanzialmente di due tipi: contraffare o acquistare un certificato falso o esibire la certificazione di un’altra persona, spacciandosi per essa.

Le stesse tuttavia sono indistintamente soggette all’applicazione delle norme previste dal Codice penale in materia di falso commesso dal privato.

Ad ogni modo chi si limita a usare un Green pass falso senza aver preso parte alla contraffazione commette reato di uso di atto falso che corrisponde ad una riduzione di un terzo delle pene.

In qualsiasi di queste evenienze, trattandosi di reati procedibili d’ufficio, chiunque potrà denunciare la falsa certificazione.

Reato di sostituzione di persona

Come sappiamo sul Green pass non è riportata la foto dell’utente, ma solo il Qr code, il nome e cognome del soggetto e la data della vaccinazione, della guarigione dal Covid o del tampone effettuato.

Proprio per questo motivo per ufficiali e controllori all’ingresso delle attività è difficile verificare l’identità del singolo: le certificazioni verdi potrebbero essere state scambiate.

La ministra Lamorgese per tale motivo ha sottolineato la possibilità del titolare o gestore di un locale di richiedere un documento d’identità. Saranno effettuati inoltre controlli a campione a carico dalla polizia amministrativa.

In caso in cui non si accerti la corrispondenza tra il certificato e l’identità del possessore, "la sanzione risulterà applicabile nei confronti del solo avventore, laddove non siano riscontrabili palesi responsabilità anche a carico dell’esercente".

Le sanzioni e i rischi per i truffatori

In tempi recenti, accertamenti della Polizia Postale hanno portato all’individuazione di soggetti rei di aver acquistato documenti contraffati.

I colpevoli, procurando a sé un ingiusto profitto con altrui danno, rischiano la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 51 a euro 1.032 (come prevede l’articolo 640 del Codice penale).

Conseguenze analoghe per chi falsifica parzialmente il documento indicando dati differenti al fine di generare un pass alterato. In molti casi infatti questa pratica viene adottata per prolungare la scadenza della certificazione oltre il termine stabilito.

Chi utilizza invece la certificazione altrui potrebbe essere punito con la reclusione fino a un anno.

Green pass: sanzioni non solo per i truffatori

Le sanzioni però non toccano solo i truffatori, è bene ricordarlo.

Anche chi non si munisce di Green pass commette una violazione di legge punita con una pena pecuniaria. In questo caso ovviamente le somme da pagare sono più contenute, sebbene non irrisorie. Si parla infatti di cifre dai 400 ai 1000 euro.

Analogamente, il gestore dell’esercizio commerciale che non effettua i dovuti controlli rischia di dover pagare una multa e, contestualmente, chiudere la propria attività per qualche giorno in caso di violazione reiterata (tre volte in tre giorni diversi).

La chiusura verrà disposta dalle autorità competenti e il periodo di cessata attività può variare per un minimo di 1 fino a un massimo di 10 giorni.

L’attività di controllo è quindi pervasiva e mirata, con un’attenzione indistinta rivolta a tutte le categorie di cittadini non in regola.