Giulia Schiff, chi è e perché è fuori dall’Aeronautica

Giulia Schiff, chi è e perché è fuori dall'Aeronautica

Per la sergente Schiff l’espulsione per “insufficiente voto in attitudine militare e professionale” è arrivata dopo aver denunciato le violenze subite durante il “battesimo del volo”. A novembre il processo per otto sergenti.

Stavolta sembra essere una sentenza definitiva: Giulia Schiff è fuori dall’Aeronautica militare. Giulia, come molte altre persone, conservava il sogno di volare su un jet delle frecce tricolore che a ogni esibizione ci regalano uno spettacolo non da poco.

Originaria di Mira, Venezia, dopo aver dato inizio al suo percorso militare nell’Accademia di Pozzuoli, è arrivata nell’élite dell’Aeronautica militare italiana: la scuola di volo di Latina.

Giulia Schiff: violenze e la denuncia

Il fatto che ha scatenato tutta la bufera attorno all’ormai ex allieva ufficiale risale ad aprile 2018, quando la Schiff aveva solo 21 anni e aveva terminato il corso della scuola di Latina, tappa obbligatoria per chi ambisce al ruolo di pilota di jet.

Dopo l’esame di fine corso avviene il cosiddetto “battesimo del volo” in cui i commilitoni gettano gli allievi nella “piscina del pinguino”. Giulia però cercò di sottrarsi a questa usanza tribale causando l’ira degli otto commilitoni, i quali iniziarono a colpirla con dei fustelli di legno alla schiena. Il tutto è stato anche immortalato in un video in cui si sente Giulia chiedere a coloro che la percuotono, tra urla e singhiozzi, di smetterla. Gli otto, che a questo punto possiamo definire aggressori, invece continuano prendendosi anche gioco di lei dicendole: “Brava Giulia, ora sei un pilota!” e facendo terminare il tutto con il consueto bagno in piscina.

L’ennesimo episodio di bullismo che purtroppo in alcune occasioni caratterizza l’ambiente militare, non solo quello italiano, e secondo cui alcuni soldati prossimi al congedo mettono in pratica atteggiamenti vessatori nei confronti delle reclute facendo appello a un potere, presunto, derivante dalla loro età e dagli anni di servizio che hanno alle spalle. Un atteggiamento che la magistratura militare condanna totalmente come hanno anche fatto sapere i giudici militari interrogati in riferimento a questa vicenda.

Davanti a questo atto spregevole Giulia decise di denunciare gli otto sergenti che le hanno mosso violenza e proprio dopo la denuncia è arrivata la beffa più grande: il Tar del Lazio ha sancito la sua esclusione dal corpo militare con l’accusa di “insufficiente attitudine militare e professionale”. Il processo però non si è concluso con il giudizio del Tar, anzi, è andato avanti e sembra, dopo tre anni dall’accaduto, non trovare ancora una fine.

Il processo di Giulia Schiff

Dopo la sentenza del Tar è intervenuto il Consiglio di Stato e, grazie al suo giudizio, Giulia venne riammessa all’accademia di Pozzuoli nonostante la forte opposizione proprio da parte del Tar del Lazio, e iniziò a lavorare in smart working. Solo poco tempo dopo però venne nuovamente espulsa, sempre a causa della stessa accusa. È del 21 ottobre inoltre la notizia che il Consiglio di Stato ha rigettato il suo appello di reintegro.

Il 5 novembre è la data in cui gli otto colpevoli della violenza saranno processati e la Schiff, assistita dall’avvocato Massimiliano Strampelli, ha chiesto un risarcimento dei danni subiti, materiali e morali. La cifra del risarcimento secondo la difesa dovrebbe partire da una base di 70.000 euro. Secondo la Procura, inoltre, gli otto sergenti sono colpevoli di aver offeso prestigio, onore e dignità della Schiff muovendole quella violenza, ferendola più volte e gettandola nella piscina. Forse dopo il giudizio del tribunale questa storia troverà la sua fine e Giulia magari potrà essere reintegrata ufficialmente.

Cosa ne pensa il ministro della Difesa sul caso di Giulia Schiff?

Sull’accaduto non poteva fare a meno di esprimersi il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il quale rispondendo a un’interrogazione parlamentare il Senato lo scorso 10 settembre ha espressamente affermato che non ci sarà alcuna comprensione per comportamenti difformi dai principi di correttezza, etica professionale e rispetto della dignità individuale.

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