Cosa rischia chi insulta un poliziotto?

Cosa rischia chi insulta un poliziotto?

Al giorno d’oggi sembra essere ormai comune la pratica di insultare i membri delle forze dell’ordine, ma vediamo a cosa vanno incontro i coraggiosi che lo fanno.

A volte la realtà ricorda vagamente l’ambiente dello stadio, in cui tutti si sentono liberi di dire e fare ciò che vogliono. Per fortuna però non è così e chi offende un poliziotto, ma anche tutti gli altri pubblici ufficiali, rischia diverse sanzioni.

Prima di poter parlare dei rischi che si incontrano compiendo quest’azione però dobbiamo distinguere bene quali sono i possibili reati che un cittadino può compiere offendendo un poliziotto - tenendo conto del fatto che non esiste solamente l’oltraggio a pubblico ufficiale - e soprattutto quali sono le situazioni in cui si parla di reato.

Offese a pubblico ufficiale: quando è reato?

Forse non tutti sanno che per parlare di oltraggio a pubblico ufficiale vero e proprio devono presentarsi delle condizioni specifiche, senza le quali il reato non sussiste.

Prima di ogni cosa definiamo precisamente il reato: un cittadino è passibile condanna penale se in un luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone offende l’onore e il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio.

Già in questa piccola definizione troviamo le due condizioni necessarie per poter parlare di reato:

  • l’offesa deve essere fatta in pubblico;
  • il pubblico ufficiale deve essere in servizio.

Se questi due elementi figurano nella situazione in cui ci troviamo, allora siamo davanti a un oltraggio a pubblico ufficiale e si rischiano dai 6 mesi ai 3 anni di reclusione.

Se invece l’offesa viene perpetrata a quattrocchi, in privato, o quando l’agente in questione non è in servizio non si può parlare di reato.

Offese a pubblico ufficiale: il reato di vilipendio

Bisogna saper scindere i vari tipi di reati in cui si può incappare recando offese agli organi dello stato come le forze armate. Se in precedenza abbiamo parlato dell’oltraggio a pubblico ufficiale, ora parliamo invece del reato di vilipendio che, come l’oltraggio, si poggia su determinate condizioni. In questo caso sono tre:

  • la condotta deve consistere nel “vilipendere”;
  • la pubblicità dell’offesa;
  • la vittima del vilipendio.

Il discrimine principale tra i due reati sta proprio nella vittima. Se per quanto riguarda l’oltraggio l’offesa veniva recata solo a un dipendente specifico, nel vilipendio l’offesa, che deve sempre essere effettuata pubblicamente, si riferisce a determinati soggetti indicati dalla legge. Questo significa che per perpetrare il reato di vilipendio bisogna offendere tutta l’istituzione a cui ci si riferisce, che può essere:

  • la Repubblica;
  • il Parlamento;
  • il Governo;
  • le Forze armate.

In caso di vilipendio l’autore del reato rischia una multa dai 1.000 ai 5.000 euro.

Offese a pubblico ufficiale: il reato di diffamazione

Il reato di diffamazione rivolto a pubblico ufficiale è, per così dire, una nuova sponda dei reati di questo genere.

Nella fattispecie è molto simile all’oltraggio; anche in questo caso l’offesa si rivolge solo a uno o più soggetti specifici delle forze dell’ordine e non all’intera istituzione. Stavolta a differenziare le cose è il mezzo tramite il quale l’offesa viene riferita. Si parla di diffamazione infatti quando l’offesa a pubblico ufficiale viene effettuata tramite i social network.

In questo caso la sanzione a cui si va incontro può essere o la reclusione da 6 mesi a 3 anni o una multa non inferiore a 516 euro.

In sostanza sono molti i rischi a cui si va incontro recando un’offesa a un pubblico ufficiale; rischi economici e non solo. Questo però non fa desistere i più temerari che, quasi noncuranti di tutto ciò, spesso reagiscono in malo modo anche sapendo di stare dalla parte del torto.

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