Concorsi Forze Armate: allarme rinunce

Concorsi Forze Armate: allarme rinunce

In questi anni si è assistito ad una progressiva rinuncia nell’ambito dei concorsi nelle Forze Armate. Di seguito le cause e le possibili soluzioni.

In questi anni si è assistito a una progressiva mancanza di presenza dei partecipanti ai concorsi nelle Forze Armate.

A svelare i dettagli di questo andamento è l’Ammiraglio di Squadra, Pietro Luciano Ricca, Direttore Generale del personale militare (Persomil) che presso la Commissione Difesa della Camera dei Deputati ha mostrato i dati relativi allo stato del reclutamento nelle carriere iniziali delle Forze Armate:

“Esaminando i dati del reclutamento, si constata che dal 2013, a fronte di un numero pressoché costante di domande presentate per la partecipazione ai concorsi VFP1, si assiste a un aumento della mancata presentazione degli aspiranti presso i centri di selezione, che nel 2017 ha raggiunto la percentuale del 59 per cento dei convocati. Quindi, il 59 per cento in meno di chi ha presentato la domanda si presenta al primo step del concorso.”

Ha inoltre sottolineato come spesso la rinuncia avviene entro il quindicesimo giorno di servizio presso le unità preposte all’incorporamento. Ciò comporta una grave carenza nel personale atto per essere impiegato.

Tutto ciò sembra comportare una mancanza di responsabilità nel voler perseguire una carriera militare, a qualunque livello.

Ciò va direttamente a colpire l’art. 717 del D. P. R. 15 marzo 2010, n. 90 (Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare) che, per l’appunto, sottolinea come il senso di responsabilità consista nella “convinzione della necessità di adempiere integralmente ai doveri che derivano dalla condizione militare per la realizzazione dei fini istituzionali delle Forze Armate”.

Quali sono le cause?

Una delle cause di questo fenomeno potrebbe essere la modalità di presentazione on-line della domanda di partecipazione.

Infatti la facilità di azione e di compilazione spesso non comporta una vera e propria motivazione. Si inseriscono i dati senza valutare le relative conseguenze, quindi i costi e le prospettive future. Si fa domanda più per un’azione impulsiva che per una vera e propria analisi e questo si manifesta nella mancata presenza alla prima prova.

I costi elevati che bisogna sostenere per gli esami clinici e gli accertamenti sanitari, circa 250 euro a candidato, nonché le spese di trasporto di andata e ritorno per i centri di selezione e quelle di vitto e alloggio nella sede degli esami sono un vero e proprio deterrente. L’Aeronautica militare ha potuto offrire vitto e alloggio ai convocati presso il centro selezione di Taranto.

Dal 2018, però, anche le altre Forze Armate hanno assicurato il vitto per colmare questa criticità.

Un altro aspetto essenziale per questa situazione è riconducibile alle varianti normative che hanno modificato le percentuali di riserva dei posti per l’assunzione nelle carriere iniziali delle Forze di polizia a favore del personale che ha effettuato il servizio quale VFP1 e VFP4 nelle Forze armate. Ad oggi, le Forze di Polizia possono reclutare parte di personale direttamente dalla vita civile.

Un’ulteriore causa proviene dall’incertezza per il transito nel servizio permanente e una retribuzione ritenuta non sufficientemente adeguata a fronte dei sacrifici del servizio militare. Si cerca infatti di partecipare a concorsi più difficili che però, se superati, danno la certezza immediata di impiego a tempo determinato nel settore desiderato.

Secondo l’onorevole di Fratelli d’Italia Salvatore Deidda un altro aspetto che non deve essere trascurato è l’inagibilità di alcune caserme o stabili:

"Dico che la politica si deve porre il problema, e spero che questo Governo, che ha annunciato di volere operare una ricognizione su tutti gli immobili, stanzi i fondi per adeguare gli spazi di vita dei nostri militari, dagli ufficiali ai sottufficiali, a chi è appena entrato, ai livelli di un esercito di professionisti. È questo che la politica ha dichiarato tanti anni fa: eliminiamo la leva obbligatoria per fare un esercito di professionisti. Come tali, in teoria, li dobbiamo trattare."

Quali sono le soluzioni?

Secondo l’ammiraglio Ricca per incentivare i reclutamenti bisogna offrire ai giovani prospettive concrete, maggior certezze a livello lavorativo nelle Forze Armate o nelle Forze di Polizia. Per il personale che non riesce a transitare nei ruoli di servizio permanente, l’ammiraglio propone di introdurre un premio di congedo mensile per un periodo di tempo determinato.

Consiglia inoltre di ripristinare l’esclusività del reclutamento nelle Forze di Polizia, con la riserva assoluta dei posti ai soli giovani che abbiano svolto servizio per almeno un anno come volontari in ferma prefissata nelle Forze Armate.