Causa di servizio, cosa cambia per i militari esposti all’uranio impoverito

Causa di servizio, cosa cambia per i militari esposti all'uranio impoverito

Il Consiglio di Stato con una recente sentenza semplifica il riconoscimento della causa di servizio per i militari esposti all’uranio impoverito. Ecco perché.

Recentemente, il Consiglio di Stato ha emanato una sentenza di importanza fondamentale, andando a riconoscere a un militare, Caporal Maggiore Capo Scelto dell’Esercito Italiano, l’infermità come dipendente dalle cause di servizio. In particolare, appellandosi contro il rigetto del Tar, il militare ha chiesto che venisse riconosciuta la casualità della malattia oncologica - un carcinoma invasivo della mammella - rispetto alle missioni a cui ha preso parte in zone di guerra facendo uso di munizioni con uranio impoverito. Una pronuncia che ha ovviamente molta rilevanza per la ricorrente, che ottiene così il riconoscimento meritato sulla causa della malattia (e dei trattamenti medici che ha comportato), fondamentale come principio ma anche per l’accesso alle particolari tutele previste dall’ordinamento.

In un’ottica più ampia, tuttavia, la sentenza serve a continuare il lungo e spesso estenuante processo di riconoscimento ai militari per le conseguenze patite a livello di salute a causa dell’esposizione all’uranio impoverito. In proposito si sente parlare di “sindrome dei Balcani”, indicando così le malattie che hanno colpito e purtroppo spesso portato alla morte molti militari di ritorno da missioni nella penisola Balcanica. Il motivo è proprio l’utilizzo di armi all’uranio impoverito, spesso contenuto nei proiettili, che risulta strettamente correlato a malattie quali tumori, leucemia, cancro e linfomi.

L’esposizione a questo materiale tossico continua a pregiudicare la salute dei soldati e la conferma giunta dal Consiglio di Stato si pone così come fondamentale. Bisogna anche considerare che il rigetto del Tar - concorde con il Comitato di verifica per le cause di servizio - si è mosso sulla presunta dimostrazione insufficiente del nesso di causalità tra la malattia e il servizio professionale. Una considerazione giudicata infondata in sede di appello, confermando la solida giurisprudenza del Consiglio di Stato in proposito.

Uranio impoverito e malattie oncologiche, ai soldati va riconosciuta la causa di servizio

Il diniego proveniente prima dal Comitato di verifica per le cause di servizio e poi confermato in primo grado dal Tar è stato giudicato infondato dal Consiglio di Stato, ma questo certamente non significa che gli organi competenti abbiano agito discrezionalmente. Il problema sorto riguarda “la mancanza di una legge scientifica universalmente valida che stabilisce un nesso diretto tra l’operatività nei contesti caratterizzati dalla presenza di uranio impoverito e l’insorgenza di specifiche patologie tumorali”.

A livello medico-scientifico la correlazione tra l’esposizione all’uranio impoverito e i tumori non è ancora del tutto certa, ma in fase di studio e ricerca poiché devono essere indagate con completezza le cause e le ragioni concomitanti di una corrispondenza effettiva - statisticamente - tra malattia ed esposizione. La prova documentale del nesso causale non esiste in modo perentorio, ma d’altra parte questo significa che non può nemmeno essere prodotta in giudizio. In ogni caso, è riconosciuto sia a livello nazionale che internazionale il rischio dell’esposizione all’uranio impoverito e minerali pesanti, anche in riferimento alle malattie e le neoplasie, che possono far sviluppare tumori.

Ecco perché i giudici hanno scelto apertamente di uniformarsi all’orientamento del Consiglio di Stato, giudicando più che sufficiente “una dimostrazione in termini probabilistico-statistici". Il Cds ha quindi limitato l’onere della prova che ricade sul soldato malato alla sua presenza per esigenze di servizio in territori con sostanze inquinanti. Ogni altra considerazione, dalla modalità di esposizione a quella di diffusione, è superflua.

La contaminazione da agenti patogeni del teatro operativo va quindi considerata un elemento statisticamente rilevante, tale che spetta all’Amministrazione provare che la malattia è insorta per una diversa causa, utilizzando a proprio favore elementi altrettanto rilevanti sul piano statistico. In sintesi, l’onere probatorio è spostato sull’Amministrazione, quindi per i militari sarà più semplice ottenere il riconoscimento della causa di servizio in riferimento all’uranio impoverito e, auspicabilmente, ne terranno conto anche le stesse amministrazioni.

Per approfondire: Cosa si intende per causa di servizio e come viene riconosciuta