Vademecum Forze dell’Ordine: le regole non scritte per tutelarsi

Vademecum Forze dell'Ordine: le regole non scritte per tutelarsi

Il documento “provocatorio” diramato da Usmia pone l’accento sulla condizione in cui sono costrette ad operare le Forze dell’Ordine.

Il dilagare dei social e gli emergenti fenomeni criminali spingono sempre più le Forze dell’Ordine ad essere attive sul Territorio con tutti i rischi del caso. La mancanza di tutele e il lassismo sul tema della sicurezza ribaltano la situazione tale per cui il personale delle Forze dell’Ordine ha meno garanzie rispetto a chi delinque.

Si è giunti quindi ad un paradosso: i tutori dell’ordine devono difendersi dai criminali e sperare che in seguito ad un arresto o ad un’operazione importante non vengano calunniati o indagati.

Così facendo: “rischiano di sparire gli ultimi sbrirri” denunciano da Usmia (Unione Sindacale Militari Interforze Associati) Carabinieri che lancia l’allarme e contestualmente il nuovo vademecum non scritto delle Forze dell’Ordine da mettere in atto per evitare “rogne”.

Vademecum Forze dell’Ordine: come stanno le cose

Preoccupato per la situazione in cui vivono e operano le Forze dell’Ordine, il segretario generale Usmia Carabinieri Carmine Caforio ha diramato una nota stampa in cui ha sintetizzato un nuovo vademecum non scritto che “tutela” il personale, mettendolo a riparo da possibili risvolti spiacevoli e che rischia di far sparire gli ultimi sbirri.

Uno scritto che mette in luce tutte le accortezze che dovrebbero mettere in atto le Forze dell’Ordine per non passare dalla parte del torto, mentre fanno il proprio dovere. Un vademecum che limita il raggio d’azione del personale e se da un lato lo tutela, dall’altro lascia libero spazio ai criminali.

“Ove possibile, meglio evitare “rogne” perché nessuno muoverà un dito per tutelarti!”.

È questa la condizione fotografata da Caforio, così sono costrette ad operare le Forze dell’Ordine in Italia: in uno stato di apprensione.

Vademecum Forze dell’Ordine: i punti

Nel documento “provocatorio” vengono fissati alcuni punti salienti che le Forze dell’Ordine devono mettere in atto per tutelarsi se a farlo non è lo Stato:

  • Intervenite a cose fatte;
  • Non inseguite il malvivente in nessun caso;
  • Indietreggiate in caso di minaccia;
  • Evitate di reagire anche quando si è aggrediti;
  • Mantenete le distanze dagli autolesionisti e comunque aspettate l’intervento del personale sanitario; almeno saranno presenti testimoni che potrebbero scagionarvi da false accuse;
  • Lasciate che i vandali danneggino i mezzi di servizio, tanto verranno riparati con i soldi dei contribuenti;
  • Evitate assolutamente di usare armi poiché un colpo di pistola, benché esploso nella piena legittimità, è sempre un’incognita;
  • Filmate e registrate (se le circostanze ve lo consentiranno) ogni operazione compiuta in servizio, avrete più possibilità di difendervi dalle calunnie;
  • Auguratevi che qualche soggetto in stato di alterazione psicofisica, magari “imbottito” di un mix di sostanze alcoliche e stupefacenti, non muoia d’infarto durante l’immobilizzazione, l’accompagnamento in caserma o in camera di sicurezza. Verrete sottoposti a “quattro gradi di giudizio”, il primo mediatico che devasterà la vostra immagine e quella dei famigliari che dovranno nascondersi come i ladri braccati; a seguire, penale ordinario/ penale militare/ disciplinare e per finire verrà anche esaminata la vostra posizione d’impiego che, in molti casi, si concluderà con un trasferimento presso altra sede.

Non siamo automi ma esseri umani” sottolinea Caforio, che aggiunge: “il timore di rimanere imbrigliati nella rete di qualche procedimento ha preso il sopravvento sulla ragione e, in alcuni casi, anche sulla Giustizia. La certezza della pena è diventata solo utopia, mentre garanzie e tutele vengono applicate in modo sempre più scrupoloso solo a favore di chi delinque. Tant’ è che chi delinque ha imparato bene come funziona il “sistema””.

Come web e baby gang hanno preso il sopravvento

L’uso irrefrenabile dei social sta intaccando il tessuto sociale. Un’arma a doppio taglio “da un lato capace di screditare, indebolire e influenzare l’operato delle Forze dell’Ordine, mentre dall’alto di rafforzare e favorire il veloce sviluppo di nuove forme di criminalità ”.

Un mondo, quello del web che rischia di far allontanare i giovani dalle istituzioni e “da tutte quelle tradizioni ereditate, di generazione in generazione, dai nostri padri”.

Ma cosa sta facendo il governo per arginare l’allarme sicurezza? È questa la domanda che si pone Caforio. Purtroppo, non c’è una risposta.

Come sono costrette ad operare le Forze dell’Ordine

Il segretario generale Usmia Carabinieri precisa che allo stato attuale:

La parola di un malvivente, benché infondata, in alcuni casi sembrerebbe essere considerata più attendibile di quella di un tutore dell’ordine. Non è più una sorpresa che, a seguito dell’adozione di provvedimenti restrittivi della libertà personale, vengano avviate due inchieste”.

I procedimenti a cui fa riferimento Caforio sono:

  • Penale instaurato nei riguardi dell’inquisito;
  • Quello avviato dall’Amministrazione “non di rado inopportuna, estemporanea o peggio priva di motivazione e quindi verosimilmente illegittima”, indirizzata a carico del personale che ha operato.

In questo clima di incertezze e disorientamento collettivo in costante crescita, “le Forze dell’Ordine continuano a svolgere il loro dovere bersagliate da tutti - prive di qualsiasi forma di tutela e retribuite con stipendi da fame ”.

Se la sicurezza del Territorioverrà interpretata come un fastidioso costo e non come un investimento redditizio e indifferibile a favore dei cittadini, i fenomeni criminali continueranno ad espandersi infestando le nostre comunità e fuorviando le nuove generazioni, mentre gli ultimi “sbirri” si estingueranno per sempre ”.

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