Vaccino obbligatorio: le Forze Armate chiedono la causa di servizio

Vaccino obbligatorio: le Forze Armate chiedono la causa di servizio

Arriva l’obbligo vaccinale per le Forze dell’Ordine. L’Esercito però chiede a gran voce la causa di servizio.

Con il Decreto Legge del 26 novembre il Governo ha sancito il vaccino obbligatorio per tutte le Forze dell’Ordine. Una prima soluzione per ridurre ulteriormente gli effetti che il Covid sta avendo sul paese, soprattutto negli ultimi tempi con nuove varianti e casi positivi in aumento, dovuti anche alla stagione invernale.

Le Forze dell’Ordine sembrano aver accolto favorevolmente l’azione intrapresa dal Governo. A farsi sentire è però l’Esercito che, tramite un comunicato, ha richiesto il riconoscimento della causa di servizio proprio in riferimento all’obbligo vaccinale.

Causa di servizio: cos’è?

Prima di tutto andiamo ad analizzare bene cos’è la causa di servizio e in cosa consiste in maniera specifica.

Per causa di servizio si intende il riconoscimento di una infermità o di lesioni fisiche contratte durante la prestazione lavorativa; è un diritto previsto per tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione e delle Forze dell’Ordine e porta con sé numerosi benefici:

  • Equo indennizzo;
  • Rimborso delle spese di cura o degenza;
  • Scatto stipendiale per invalidità di servizio;
  • Diritto alla retribuzione integrale per i periodi di malattia;
  • Permanenza nello stesso ruolo con mansioni meno gravose;
  • Diritto al transito ai ruoli civili;
  • Riconoscimento dello status di “vittima del dovere” o di “soggetto equiparato alle vittime del dovere”;
  • Indennizzo privilegiato aeronautico;
  • Ruolo d’onore;
  • Esenzioni dal pagamento del ticket sanitario;
  • Diritti connessi alla Legge 104/1992;
  • Esenzione dall’obbligo di reperibilità;
  • Cure Termali;
  • Benefici pensionistici.

Sono molti, dunque, i vantaggi a cui si può accedere grazie alla causa di servizio. Certo è che, in questo caso specifico, non si vanno a toccare tutti i punti elencati sopra ma solamente alcuni in maniera specifica.

Causa di servizio: il comunicato del SIAMO Esercito

Appena 5 giorni dopo l’emissione del D.L. sull’obbligo vaccinale è arrivata la risposta del Sindacato Italiano Autonomo Militare Organizzato Esercito (SIAMO Esercito), tramite un comunicato indirizzato ai Presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato.

All’interno del documento viene specificato come sia incomprensibile che, a seguito dell’introduzione dell’obbligo vaccinale, non sia previsto né il riconoscimento della causa di servizio né il diritto all’indennizzo nel caso di reazioni gravi o avverse a seguito della somministrazione del vaccino.

Delle tutele, spiega il SIAMO nel comunicato, che andrebbero ad alleviare i dubbi del personale riguardo eventuali conseguenze per la propria salute.

Nella parte finale del documento il sindacato chiede dunque ai Parlamentari di Camera e Senato d’inserire all’interno del D.L., prima della conversione in legge, degli emendamenti per l’inserimento delle due tutele sopra specificate. Inoltre viene richiesta la possibilità di effettuare uno screening sugli anticorpi sviluppati dal personale vaccinato, per un eventuale prolungamento della validità del Green Pass per i soggetti con un’adeguata copertura anticorpale.

Causa di servizio: equo indennizzo

La richiesta dell’Esercito è dunque quella di una copertura sicura in caso di conseguenze sulla salute dei dipendenti che potrebbe comportare il vaccino anti Covid.

Di tutti i vantaggi che la causa di servizio porta con sé sono due in particolare su cui si concentra la richiesta del SIAMO:

  • Retribuzione integrale per periodi di malattia
  • Equo indennizzo

Nel primo caso si parla semplicemente del diritto di ricevere l’intero stipendio, comprensivo di tutti gli assegni, escludendo le indennità del lavoro straordinario, nei periodi di malattia.

Il secondo punto, più specifico, fa riferimento a una somma di denaro concessa dall’amministrazione per la perdita di integrità fisica, causata appunto dal servizio, è rapportata allo stipendio percepito dal dipendente e all’entità dell’invalidità.

Questo importo specifico può essere ridotto del 25% se il dipendente ha compiuto 50 anni al momento dell’evento lesivo e addirittura del 50% se ne ha compiuti 60.