Strade sicure, meno militari in campo: cosa cambia

Strade sicure, meno militari in campo: cosa cambia

Il ministro Guerini ha annunciato un taglio dei militari nell’operazione di controllo del territorio. È tempo che i soldati tornino alle loro attività.

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è stato chiaro: “oltre 2.500 soldati lasceranno le città per tornare alle loro attività, la sicurezza non è un compito che spetta alle forze armate”.

Si conclude, stando alle dichiarazioni del ministro, il lungo capitolo “Strade Sicure” che ha visto impegnate le donne e gli uomini delle Forze armate nel pattugliamento delle strade e in azioni di sicurezza ed ordine pubblico.

Effetti della guerra in Ucraina che potrebbe coinvolgere tutta Europa e, di conseguenza, anche l’Italia? Può darsi. Vero è che ai vertici delle Forze armate lo “snaturamento” dei loro militari non è mai andato giù. L’impiego è stato fatto per cause di forza maggiore? Certamente, ma l’impegno in “Strade Sicure” ha, di fatto, tolto tempo prezioso all’addestramento dei militari, che non sono deputati all’ordine pubblico, ma devono essere formati per impieghi operativi.

Strade Sicure e meno militari: cosa cambia

Con la riduzione dei militari impiegati nell’operazione “Strade Sicure” si chiude un ciclo durato molti anni. Iniziato nel 1992 con le stragi di mafia e l’impiego dell’Esercito in Sicilia, si è chiesto ai soldati di contribuire alle azioni di controllo del territorio e ordine pubblico. Poi, è subentrata l’attività di prevenzione rispetto a fenomeni di terrorismo e infine il Covid, che ha visto i militari impegnati su più fronti, compreso quello assistenziale.

Da oltre 7.800 donne e uomini impegnati si passerà a 5.000, un ridimensionamento necessario, sostiene Guerini, per riconsegnare i militari alle loro attività di paracadutisti, genieri, alpini e carristi.

“Il controllo del territorio e dell’ordine pubblico - ha dichiarato Lorenzo Guerini - è compito delle forze dell’ordine, su questo dobbiamo stare molto attenti. Io sto ricalibrando insieme al capo della polizia il dispositivo di "Strade Sicure": da 7.800 e passa a cui siamo arrivati, scenderemo a cinquemila. Non lo faccio perché voglio essere reticente a dare un aiuto, ma perché le cose vanno ricondotte nel loro alveo più ordinario e vero”.

Ed è proprio l’impiego della Forza armata nel controllo del territorio che, per il ministro Guerini, “non è e non può essere l’ordinarietà”.

Più cauto il capo della Polizia, Lamberto Giannini: “È presto per dire chi va via e da dove” ha replicato alle dichiarazioni di Guerini, precisando che: “I servizi verranno rimodulati e si farà assolutamente in modo, con l’impegno delle forze dell’ordine, che non ci sia deficit di sicurezza”.

Strade Sicure e meno militari: lo scetticismo della politica

Di tutt’altro tenore le parole del sottosegretario leghista agli Interni, Nicola Molteni, che specifica: “La riduzione dei militari coinvolti in "Strade Sicure", così come la mancata proroga dei 753 impegnati nel contingente straordinario per l’emergenza Covid, è un errore”.

Molteni ha ribadito anche che, finché non verrà risolto il sottodimensionamento del personale di Polizia, l’apporto di tutte le componenti sarà fondamentale per tutelare i territori e i cittadini, chiedendo che l’intervento dell’Esercito possa essere garantito, consentendo così “alle forze dell’ordine di concentrare le proprie risorse nelle attività di prevenzione, controllo del territorio e contrasto alla criminalità”.

Strade Sicure e meno militari: il plauso dei sindacati di Polizia

I segretari generali del SIULP (Sindacata Unitario dei lavoratori della Polizia) e del SIAP (Sindacato Italiano Appartenenti Polizia), rispettivamente, Felice Romano e Giuseppe Tiani sono concordi con la decisione presa dal ministro Guerini.

“È di tutta evidenza che puntare sul mantenimento di una esperienza ultra decennale, ha contribuito a ingenerare confusione non tanto sulle competenze ma sul fatto che uno strumento straordinario sia diventato ordinario e necessario alla luce delle gravi carenze organiche delle forze di Polizia”.

I segretari generali hanno aggiunto inoltre che la sicurezza non deve essere argomento di propaganda politica ed è doveroso che: “le condizioni siano ricondotte nell’alveo delineate dal legislatore restituendo ciascuna forza allo specifico e peculiare impiego. I deficit nella capacità di controllo del territorio devono essere colmati, come da noi rivendicato da anni, con l’incremento delle forze di polizia sul territorio”.