Sissy Trovato Mazza, cosa è successo veramente: un quadro agghiacciante, un mistero sempre più fitto

Sissy Trovato Mazza, cosa è successo veramente: un quadro agghiacciante, un mistero sempre più fitto

Dopo la morte della giovane agente Sissy Trovato Mazza, lo scorso 12 gennaio, sono molte le circostanze venute a galla in questa pagina di cronaca nera e piena di intrighi.

Sissy Trovato Mazza, una giovane poliziotta penitenziaria, la mattina del 1° novembre 2016 prestava servizio in un giorno festivo. Alla giovane agente quella mattina era stato affidato un compito che esulava dalle sue mansioni ma lei, che era una donna ligia al lavoro, ha accettato di buon grado l’incarico.

Si trattava di andare a trovare una detenuta che aveva appena partorito all’interno Ospedale Civile di Venezia; da quell’ospedale però il corpo di Sissy ne uscirà solo in stato vegetativo. Così ridotto da un colpo di pistola, secco e freddo, che l’ha colpita di fronte all’ascensore dell’ospedale.

Sissy è rimasta in coma per due anni e un mese. Il 12 gennaio è morta da guerriera dopo aver lottato strenuamente, attaccata alla vita fino all’ultimo respiro, con la forza di una ventottenne che ha ancora tanto da fare e da vivere. Si è dovuta arrendere a causa del peggiorare dell’infezione dovuta a quel colpo di pistola, che alla fine è riuscita a ucciderla.

Inizialmente la procura ha disposto un’archiviazione del caso per tentato suicidio. Successivamente grazie all’impulso processuale dei genitori, convinti che la giovane agente non avesse potuto suicidarsi, ad oggi si indaga per omicidio.

Il mistero si infittisce dopo la sua morte, nuove prove e nuove testimonianze raccontano uno spaccato agghiacciante. Ripercorriamo adesso tutte le tappe che affollano il caso.

Chi era Sissy Trovato Mazza

Sissy era una donna di origini calabresi, dai capelli corti e neri, con gli occhi profondi e un sorriso travolgente. Sissy era una donna felice che con forza aveva raggiunto il suo sogno: il lavoro di poliziotta penitenziaria. Anche se lontana dagli affetti familiari, nel 2016 prestava servizio all’interno del carcere della Giudecca a Venezia.

Sissy da poco aveva trovato l’amore, una nuova fidanzata con la quale condividere le gioie e i dolori quotidiani, dopo aver sofferto per una precedente relazione finita male.

Giovane, in forza e sportiva: Sissy era il portiere della della squadra femminile di calcio a 5 della Pro Reggina, squadra con la quale nel 2012 era riuscita a conquistare lo scudetto.

Il lavoro all’interno del carcere della Giudecca a Venezia

Alcuni mesi prima di morire Sissy Trovato Mazza stava svolgendo in solitudine delle indagini su alcuni abusi perpetrati all’interno del carcere. È stato rinvenuto un biglietto autografo di Sissy indirizzato alla direttrice del carcere della Giudecca, Gabriella Straffi, in cui la poliziotta denuncia:

La sottoscritta agente informa che negli ultimi giorni sono stata avvicinata da molte detenute che hanno raccontato fatti gravi che riguardano le mie colleghe. Essendo la cosa molto delicata ho cercato di evitare di ascoltarle e ho riferito subito all’ispettore.

Il biglietto, però, inspiegabilmente è rimasto a lungo chiuso in un cassetto degli uffici del carcere. Peraltro, le ripetute denunce di illeciti perpetrati all’interno della struttura carceraria non hanno mai avuto l’esito sperato per la giovane agente: il fascicolo di Sissy è pieno di procedimenti disciplinari.

In sostanza quello che Sissy aveva scoperto era che all’interno del carcere di svolgessero dei festini in piena regola a base di droga e sesso, con la complicità degli altri poliziotti penitenziari.

Dopo la morte di Sissy una ex detenuta del carcere della Giudecca si è fatta avanti per aiutare a rendere giustizia alla giovane donna. Secondo il racconto della ex detenuta, Anna, quello che Sissy aveva scoperto era la presenza di grossi quantitativi di cocaina che giravano liberamente all’interno del carcere.

Anna, ha raccontato in maniera dettagliata come la cocaina arrivasse all’interno del carcere attraverso la lavanderia, come venisse nascosta e come Sissy avesse scoperto e denunciato questo traffico. Sissy, inoltre, era venuta a conoscenza di una relazione sentimentale illecita tra una detenuta e una poliziotta.

Queste scoperte, secondo Anna, sarebbero costate a Sissy prima astio e ritorsioni da parte delle colleghe e poi la morte.

Un altro biglietto, sempre indirizzato alla direttrice, Gabriella Straffi, sembrerebbe confermare il sospetto di Anna: Sissy scrive suo pugno una lettera piena di preoccupazione, scrive di essere stata vittima di un vero e proprio pestaggio ad opera delle colleghe e le chiede aiuto. Una spasmodica richiesta di soccorso rimasta inascoltata.

Perché è difficile credere si tratti di suicidio

La breve descrizione su chi fosse Maria Teresa Trovato Mazza, per tutti Sissy, già da sola fa riflettere su quali motivi potessero spingere una donna felice e realizzata a togliersi la vita.

Ci sono poi alcuni dati inconfutabili, emersi dagli atti di indagine che, combinati, non lasciano ombra di dubbio: la giovane agente non si è suicidata. Nel dettaglio, gli aspetti poco chiari della vicenda sono:

  • La mattina del 1° novembre Sissy aveva chiesto alla sua fidanzata una ricarica telefonica. Perché chiedere di avere un incremento di credito sul telefono se avesse avuto intenzione di suicidarsi?
  • Il telefono di Sissy non è tuttora stato ritrovato. Il suo PC invece è stato trovato dagli inquirenti inspiegabilmente privo di file, completamente vuoto;
  • Le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso dell’ospedale mostrano Sissy che, dopo essere uscita dalla stanza dove si trovava la detenuta che aveva appena partorito, non si dirige verso l’uscita ma parla al telefono e solo successivamente cammina verso l’ascensore;
  • Il colpo di pistola che ha ridotto Sissy in stato vegetativo è stato sparato dalla sua pistola d’ordinanza ma Sissy sparisce dalla visuale della telecamera un tempo tale che potrebbe tranquillamente essere stata privata della sua arma. Senza contare che stava visibilmente parlando al telefono mai ritrovato. Doveva incontrare qualcuno? Qualcuno di cui si fidava? Qualcuno che poi si è rivelato il suo assassino?
  • Dalle telecamere si vede dapprima una donna che corre a chiedere aiuto perché ha visto il corpo di Sissy in una pozza di sangue e successivamente si vede un uomo che esce dall’ospedale come se nulla fosse. L’uomo, sentito dagli inquirenti, ha dichiarato di non aver visto il corpo esanime: ma se il corpo era in una pozza di sangue quanto è credibile che non l’abbia visto?

Tanti sono gli interrogativi che sorgono spontanei in questa pagina nera di cronaca, tanti sono gli elementi che ancora gli inquirenti dovranno valutare. Primo tra tutti il ruolo della direttrice del carcere della Giudecca di Venezia, sorda alle richieste di aiuto della giovane donna.

Poi quello delle agenti ex colleghe di Sissy infine, ma non da ultimo, tutto il tragico contorno denunciato dall’agente. Con la speranza, che a Sissy sia fatta giustizia e che non abbia perso la vita invano.