Chiara Esposito - 30 luglio 2021
Rinnovo contratto Forze dell’ordine: come sono andati gli ultimi incontri
Il rinnovo del contratto delle forze dell’ordine genera dibattito tra le parti sedute al tavolo delle trattative: ecco i primi sviluppi, le richieste sindacali e cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi confronti.
La trattativa per il rinnovo del contratto per le Forze dell’Ordine avanza in attesa di un accordo che probabilmente non arriverà prima di settembre.
Questo vale però per la sola area non dirigenziale: per i dirigenti, invece, un primo incontro c’è stato il 29 di luglio, ma in questo è stata perlopiù ribadita la necessità di arrivare il prima possibile a un accordo in modo da poterne stanziare le risorse nella Legge di Bilancio per il 2022.
Per l’area non dirigenziale, invece, le trattative sono in uno stato più avanzato. Un rinnovo del contratto atteso ormai da tre anni - in quanto il precedente è scaduto il 1° gennaio del 2019 - ricordando poi che la parte normativa è ferma dal lontano 2008.
Quel momento tanto atteso sembra essere arrivato e ora si inizia a parlare di quanto emerge dai primi confronti in sede tecnica. Dai comunicati emessi in questi giorni si deduce lo stato attuale delle cose e il quadro complessivo di ciò che si prospetta all’orizzonte per i futuri confronti in agenda.
Analizziamo le richieste e le risposte degli attori coinvolti per trarre le prime conclusioni sulle posizioni che le parti sociali intendono assumere.
Rinnovo del contratto per le forze dell’ordine: cosa si è detto nell’ultimo incontro
Come anticipato, entrano nel vivo le trattative per il rinnovo del contratto delle Forze dell’Ordine, area non dirigenziale. L’ultimo significativo incontro c’è stato martedì 27 luglio, quando la delegazione della parte pubblica ha fornito un’indicazione delle somme stanziate e degli aumenti medi per il personale di ciascuna delle amministrazioni del comparto Sicurezza e Difesa (di seguito il comunicato).
Ricordiamo che per il momento con le risorse a disposizione si conta di arrivare a un aumento di 130 euro (medi e lordi) con l’aumento della parte tabellare dello stipendio del 4,25%.
Tuttavia, nell’ultimo incontro la rappresentanza sindacale “ha invero osservato che in assenza del dato disaggregato sulle singole poste disponibili non sarebbe stato possibile svolgere riflessioni finalizzate a ragionare della eventuale ripartizione sulle singole voci retributive”. Per questo motivo, nel prossimo incontro dovranno essere presentate le “tabelle elaborate dai tecnici dei dicasteri di riferimento”.
C’è tuttavia un problema: gli organi di rappresentanza del personale in divisa ritengono che con le risorse stanziate non si potrà procedere al suddetto aumento e nel contempo rivedere anche la parte normativa del contratto, con la quale tra l’altro dovrà essere riconosciuta la specificità al personale del Comparto Sicurezza e Difesa. E per specificità si intende “maggiore operatività al servizio dei cittadini”.
Un aspetto, quello normativo, che non può assolutamente passare in secondo piano.
Rinnovo del contratto dirigenti: cosa si è detto nell’ultimo incontro
Avanza, seppur più lentamente, anche il dibattito sul rinnovo del contratto dell’area dirigenziale. Nell’ultimo confronto politico si è scesi nell’ambito più tecnico e, come specificato nel merito di quest’ultima riunione, l’assegnazione dei fondi soldi risponde all’art 46, del comma 5 del decreto legislativo 29 maggio 2017, n.95, nei limiti della quota parte delle risorse destinate alla rivalutazione del trattamento accessorio del personale dirigente ai sensi dell’art. 24 comma 1 della legge 448 del 1988.
In tutta risposta la parte sindacale ha fortemente evidenziato come non sia accettabile che il finanziamento dell’area avvenga con parte dei fondi destinati all’adeguamento Istat.
Come si legge nello stesso comunicato, stando a quanto riportato dai sindacati, "essi sono finalizzati agli assegni fissi e continuativi del trattamento economico”. La richiesta avanzata a questo punto vorrebbe un finanziamento proveniente dai fondi contrattuali dello Stato.
Ciò però non sembra possibile in quanto, stando alla precisazione della controparte, il comma 5 dell’art. 46 del citato decreto legislativo non sarà disapplicato fino al 2023. Questa misura, disposta nel recente decreto sostegni bis, impedisce quindi la risoluzione della controversia ed evidenzia la necessità di continuare ad “operare la rivalutazione annuale Istat sulle voci stipendiali e del trattamento accessorio avente natura fissa e continuativa”. Il cambiamento richiesto viene rimandato alla prossima legge di bilancio.
A questo punto, la seconda grande tematica dell’incontro viene sollevata e porta con sé una promessa da parte della parte pubblica: “fornire per il prossimo incontro il quadro complessivo delle indennità e degli istituti già applicati al personale dirigente”.
La richiesta avanzata dai sindacati è di fatto finalizzata all’ottenimento di una panoramica complessiva necessità perequative di natura normativa. Quelle citate in questa sede sono: responsabilità amministrativa ed erariale, esercizio della genitorialità e aggregazioni per gravi motivi familiari.
Per ulteriori passi in avanti si dovrà quindi aspettare gli aggiornamenti di riunione ma, come da manuale, i tempi potrebbero dilatarsi e gli ostacoli sul percorso potrebbero aumentare. É ancora presto per dirlo.
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