Reato di rave, cosa prevede il nuovo decreto e le ragioni delle polemiche

Reato di rave, cosa prevede il nuovo decreto e le ragioni delle polemiche

Sanzioni amministrative fino a 10.000 euro e carcere fino a 6 anni. Tutto quello che c’è da sapere sul nuovo decreto che introduce il reato di rave.

Il reato di rave ha innescato una vera e propria bufera all’interno del mondo politico italiano. Il nuovo decreto, il primo targato Giorgia Meloni, viene varato all’indomani dei fatti di Modena dove, per il week-end di Halloween, oltre 3mila giovani hanno occupato illegalmente un fabbricato (poi appurato essere pericolante) e organizzato un rave party, senza autorizzazione.

Dopo una lunga trattativa con le Forze dell’Ordine, i giovani, provenienti da tutta Italia e anche dall’Europa, hanno abbandonato il posto, anticipando di un giorno la conclusione della festa (in origine i giorni erano tre).

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è corso subito ai ripari, esprimendo la volontà, scritta nero su bianco nel decreto, per dissuadere chi, in futuro, vorrà organizzare manifestazioni illegali ascrivibili ai rave party.

Ma perché si è arrivati a questo punto, cosa prevede il nuovo decreto e quali sono le ragioni delle polemiche che agitano le opposizioni e i magistrati e cosa rischia chi partecipa ad un rave?

Reato di rave: di cosa si tratta

In realtà il reato di rave era già nell’agenda Meloni. Lo ha spiegato la stessa presidente del Consiglio nel corso della conferenza stampa, seguita al Consiglio dei ministri. I fatti di Modena avrebbero solo accelerato le cose e dato corpo e vita al nuovo decreto per il reato di rave.

Per chi non lo sapesse, il rave è un raduno con musica elettronica al quale prendono parte molti giovani, a Modena ce n’erano oltre 3.000, e dove partecipano anche musicisti, artisti e curiosi.

Nati in Inghilterra a fine anni ’50 e simbolo della cultura underground, i rave si sono man mano diffusi in tutta Europa. Woodstock è forse il primo grande rave della storia.

Ma se il rave è semplicemente un raduno, perché si è giunti a un decreto che lo vieta?

Reato di rave: cosa prevede il nuovo decreto

Il nuovo decreto anti-rave ha un chiaro intendo: evitare che episodi come quello di Modena si verifichino ancora, ma questo non significa che viene limitata la libertà di manifestazione, ha precisato il ministro Piantedosi.

All’interno del Codice penale viene inserito l’articolo 434 bis, introducendo una nuova forma di reato: quello di rave, che riguarda “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”.

Secondo la legge, con più di 50 persone si può già parlare di raduno e vengono considerati come fonte di minaccia all’ordine e alla salute pubblica. Con il reato di rave vengono sequestrati obbligatoriamente casse e impianti audio, come stabilito dall’articolo 240 che prevede, appunto, la requisizione di strumenti “destinati a commettere il reato”.

Reato di rave: le ragioni

Lo scopo del decreto è quello di disincentivare sia a partecipare che ad organizzare un rave, con lo scopo di tutelare l’ordine pubblico e la sicurezza nazionale.

Tuttavia, il confine tra cosa sia effettivamente un rave o non lo sia è molto labile. Molto spesso si intende un free party come un’occasione per sballarsi, ubriacarsi e fare uno di sostanze stupefacenti. Ma per fare questo non serve nemmeno essere più di 50 persone.

Tuttavia, uno dei motivi che ha spinto il governo Meloni ad agire è dovuto anche a quanto successo al rave di Viterbo, dove è morto un raver e sono avvenuti due stupri.

La stretta, quindi, si è resa necessaria. “Con la norma sui rave ci aspettiamo di non essere diversi da altre Nazioni d’Europa” ha sottolineato Meloni che ha voluto dare un forte segnale in tal senso, al fine di evitare il “lassismo sul rispetto delle regole ”.

Conscia che il provvedimento possa non avere l’effetto sperato, la premier si è detta pronta ad apportare tutti i miglioramenti del caso.

Reato di rave: cosa si rischia

Per il reato di rave sono previste delle pene molto severe, sia in termini di sanzione amministrativa che di carcere. Infatti, chi partecipa o organizza un rave rischia:

  • Multa da 1.000 a 10.000 euro;
  • Carcere dai 3 ai 6 anni.

La norma aggiunge inoltre che “per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita”. Nel testo viene poi inserita una modifica al Codice antimafia disponendo le misure di prevenzione personali per chi si macchia del nuovo reato.

Questo consentirà l’applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per gli indiziati dell’ invasione per raduni pericolosi.

Reato di rave: le polemiche

Il decreto anti-rave che ne introduce il reato ha sollevato un vespaio di polemiche come mai prima.

Le associazioni degli studenti lo hanno apostrofato come un “testo scritto male e in fretta”, esprimendo la preoccupazione che la vaghezza della norma possa spingere a vietare anche la libertà di manifestare e dissentire.

Simona Malpezzi, presidente del gruppo del Partito Democratico al Senato, ha dichiarato che:

“L’introduzione del nuovo articolo 434 bis nel Codice Penale lede la libertà dei cittadini. Una norma che non ha nulla a che fare con la sicurezza o i rave ma che finirà con il mandare in carcere anche cittadini che organizzano una semplice protesta. Con l’aggiunta delle intercettazioni che saranno possibili, la destra svela subito le sue intenzioni liberticide. Questo nuovo articolo va assolutamente ritirato”.

Duro il commento di Angelo Bonelli dei Verdi: “È una norma liberticida e fascista ”. Gli fa eco Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle: “Il modo con cui si è intervenuti è raccapricciante. Questa è una norma da stato di polizia ”.

Sulla questione interviene anche Amnesty Italia su Twitter: “Il decreto rave party, che introduce il nuovo articolo 434 bis del codice penale, rischia di avere un’applicazione ampia, discrezionale e arbitraria a scapito del diritto di protesta pacifica, che va tutelato e non stroncato”.

Reato di rave: perché è incostituzionale

L’introduzione del nuovo articolo nel Codice penale, nella fattispecie il 434-bis, può avvenire solo dopo che il Parlamento legifera su comportamenti che possono avere come conseguenza la compressione della libertà personale dell’individuo o il pagamento di una ammenda.

Nel caso del decreto per il reato di rave potrebbe essere subentrato il criterio di urgenza in ragione del quale, il Governo può supplire alla funzione legislativa del Parlamento.

Ma i giuristi non la pensano così. Su affariitaliani.it, il presidente della Camera penale di Milano, Vinicio Nardo, afferma che l’introduzione del reato di invasione arbitraria di terreni o edifici è “ pericolosissimo ” ed è ancora più preoccupante il fatto che l’iniziativa è scaturita “sull’onda emotiva di un rave party in cui, tra l’altro non è successo niente di grave”.

Dello stesso avviso Vitalba Azzolini, giurista, che conferma la natura insidiosa della norma: “non fornisce criteri” e quindi “potrà essere sgomberata qualunque occupazione non autorizzata, pure quella del liceo, se l’autorità reputa ex ante, in modo discrezionale, che potrebbe risultare pericolosa”.

La paura è che, proprio in virtù delle maglie larghe del decreto, si possa inglobare nel reato di rave qualunque manifestazione e limitare la libertà. Ma il Ministero dell’Interno cerca di sgonfiare la bolla affermando che la norma “ non lede in alcun modo il diritto di espressione e la libertà di manifestazione sanciti dalla Costituzione e difesi dalle Istituzioni”.

Secondo i giuristi, il decreto Meloni sui rave sarebbe incostituzionale e c’è già chi minaccia di portarlo dinnanzi alla Consulta.