Presidenzialismo: in cosa consiste e quanto è fattibile in Italia

Presidenzialismo: in cosa consiste e quanto è fattibile in Italia

Una rivoluzione che cambierebbe l’asset finora conosciuto con un presidente che sarebbe sia capo dello Stato che del governo.

Nel programma elettorale del centrodestra unito vi è l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Uno dei leitmotiv che, ad essere onesti, Berlusconi, Meloni e Salvini ritirano fuori ad ogni tornata elettorale.

Un punto talmente importante che già c’è stata la prima gaffe, poi corretta, del leader di Forza Italia che ha dichiarato: “Con il presidenzialismo Sergio Mattarella dovrebbe dimettersi”. Un’affermazione che ha scatenato un mare di polemiche.

Come ben sappiamo lo Stato italiano è una Repubblica parlamentare. Il Presidente della Repubblica viene eletto tramite il voto delle Camere in seduta congiunta e il suo è sostanzialmente un ruolo di garanzia delle istituzioni.

I nostri padri costituenti avevano pensato a questa forma di Stato per l’Italia proprio per evitare che il potere fosse compresso nelle mani di una persona sola, ma che invece fosse distribuito, con un arbiter supremo a vigilare che la Costituzione non venisse mai messa in discussione e si scongiurasse il pericolo che qualcuno assumesse nuovamente i pieni poteri.

Se l’Italia dovesse abbandonare la forma parlamentare e abbracciare quella presidenziale ci sarebbero dei cambiamenti a livello strutturale, oltre ovviamente ad una modifica della Costituzione.

Soffermiamoci meglio su questo aspetto, capendo cos’è il presidenzialismo e soprattutto se è fattibile in Italia.

Presidenzialismo: cos’è

Il presidenzialismo è una forma di governo dove il potere esecutivo è nelle mani del presidente che svolge un duplice compito: è sia capo dello Stato e sia capo del governo.

È eletto direttamente dai cittadini e pertanto gode della legittimazione popolare, ha l’incarico di formare il governo e detiene il potere esecutivo. Rivestendo anche il ruolo di capo dello Stato, il presidente non ha bisogno di un voto di fiducia parlamentare poiché ha già incassato quello dei cittadini che lo hanno scelto alla guida del Paese.

Presidenzialismo: di cosa si occupa il presidente

Nel presidenzialismo, il presidente è la massima autorità e pertanto ha grandi poteri. Egli, infatti, può:

  • Porre il veto alle decisioni delle Camere;
  • Svolgere alcuni compiti legislativi;
  • Dirigere la politica estera dello Stato;
  • Nominare gli alti funzionari.

Il presidente può essere rimosso solo tramite un impeachment, tramite il quale viene sollevato dal suo incarico in caso di reato, e alla messa in stato di accusa deve fare seguito un processo.

Il Parlamento non può rimuovere il presidente, ma di contro egli può sciogliere il Parlamento come e quando vuole.

In cosa è diversa la Repubblica parlamentare

La Repubblica parlamentare prevede la centralità delle due Camere, i cui membri vengono eletti dai cittadini. A loro volta, i deputati e i senatori eleggono il Presidente della Repubblica che poi attribuisce il compito di formare il governo a un presidente del Consiglio incaricato.

Se il premier riesce a formare il governo, deve poi necessariamente ottenere la fiducia dei due rami del Parlamento.

Esempi di Repubblica presidenziale

I Paesi che hanno la forma di governo presidenziale sono:

  • Stati Uniti;
  • Argentina;
  • Cile;
  • Brasile;
  • Messico;
  • Uruguay;
  • Costa Rica;
  • Corea del Sud.

Le proposte di legge

A differenza di quanto si possa pensare, le proposte di legge avanzate dai partiti per modificare o rivoluzionare la struttura del nostro ordinamento sono state tante negli anni.

Il Partito Democratico ha presentato una proposta di legge a firma Zanda, Parrini e Bressa in cui chiedeva di prendere in considerazione il divieto del secondo mandato per il Presidente della Repubblica ed eliminare il semestre bianco, quel periodo antecedente alla scadenza del settennato in cui il capo dello Stato non può sciogliere le Camere.

Nel 2019, la Lega con Roberto Calderoli aveva presentato un ddl costituzionale sull’elezione a suffragio universale e diretto del Presidente della Repubblica e sull’abolizione dell’istituto dei senatori a vita. Si proponeva inoltre la riduzione da 50 a 40 anni del limite di età per l’elezione a Presidente della Repubblica.

Sempre nel 2019, il Movimento 5 Stelle con Perilli e Patuanelli chiedeva l’abbassamento dell’età minima di accesso al ruolo.

Ma è Fratelli d’Italia a sostenere il presidenzialismo fin dalla prima ora. Nel 2018 deposita un testo per la modifica degli articoli 83, 84, 85 e 86 della Costituzione proprio riguardanti l’elezione del Presidente della Repubblica, che per Meloni deve avvenire “ a suffragio universale e diretto ” con la metà più uno dei voti validamente espressi.

Anche in questo caso il limite anagrafico richiesto scenderebbe a “quarant’anni d’età” ma la durata del mandato sarebbe quinquennale.

Il modello Meloni punta a dare vita ad un semi-presidenzialismo alla francese.
Sempre sulla base del ddl presentato nel 2018 da FdI, è il Senato ad indire le elezioni per il presidente. Se nessun candidato raggiunge la maggioranza si va al ballottaggio, un po’ come avviene per i sindaci, con le dovute proporzioni.

Con il presidenzialismo sul modello del 2018, il presidente continuerebbe ad essere capo supremo delle Forze armate, manterrebbe il potere di sciogliere le Camere, e di rappresentare l’Italia in sede internazionale ed europea, ma non sarebbe più a capo del Consiglio Superiore della Magistratura, incarico che verrebbe rivestito dal primo presidente della Corte di Cassazione.

Presidenzialismo: i pro e i contro

Tra i pro per la creazione di una Repubblica presidenziale vi è sicuramente la legittimazione popolare espressa tramite il voto. Su questo punto sono concordi i costituzionalisti.

A rafforzarsi sarebbe anche la separazione dei poteri e l’indipendenza del Parlamento poiché il presidente e le Camere sono scelti in elezioni diverse e nessuno dei due può interferire con l’altro; il Parlamento, inoltre, non dipende dal partito di maggioranza nella Camera legislativa.

I contro sarebbero, invece, l’instabilità politica che una Repubblica presidenziale comporterebbe, instabilità che potrebbe prestare il fianco a tensioni e colpi di Stato, come accaduto nei Paesi dell’America latina. Tra i contro vi è anche la mancanza di pluralismo, con una tendenza marcata verso il bipartitismo.

Se si dovesse cambiare la forma di Repubblica finora conosciuta si andrebbe senza dubbio incontro ad una rivoluzione, che sarebbe attuata in tempi lunghi.

Alla luce della nostra situazione politica e storica: siamo davvero sicuri che il presidenzialismo sia la strada giusta?