Perché il reddito di cittadinanza non può essere eliminato (almeno prima dei 18 mesi)

Perché il reddito di cittadinanza non può essere eliminato (almeno prima dei 18 mesi)

Il reddito di cittadinanza non sparisce, deve essere garantito almeno fino a scadenza naturale e finché se ne soddisfano i requisiti.

I percettori del reddito di cittadinanza seguono con interesse le mosse del futuro governo Meloni. All’interno programma di Fratelli d’Italia, con il quale Giorgia Meloni si è presentata agli elettori alle ultime consultazioni politiche, era chiaramente espressa la volontà del suo partito, qualora fosse arrivato a governare, di porre una revisione profonda della misura simbolo del Movimento 5 Stelle (qui un approfondimento sulla ricetta meloniana per l’Italia).

Come più volte ribadito, l’idea di massima di Fratelli d’Italia consiste nel voler spacchettare il reddito di cittadinanza e creare due misure in una, vale a dire:

  • Da un lato mantenere un sostegno economico e semmai aumentarne l’importo per chi non risulta occupabile;
  • Dall’altro toglierlo a chi può lavorare per poi girarne le risorse alle aziende riconoscendo un nuovo incentivo per l’assunzione.

Se il centrodestra dovesse mettere in atto subito quanto definito, e giungesse ad una soluzione in tempi rapidi, il nuovo reddito di cittadinanza potrebbe trovare approvazione già con la prossima legge di Bilancio, in vigore dal 1° gennaio 2023.

Ciò che desta preoccupazione tra i percettori del reddito di cittadinanza sono i tempi di cancellazione del sostegno. Se davvero il governo Meloni dovesse procedere con celerità, provvedendo già dal gennaio 2023 all’eliminazione del reddito di cittadinanza, almeno per chi è immediatamente occupabile: come funzionerebbe con i pagamenti? Verrebbero automaticamente interrotti?

Per comprendere bene questo passaggio è opportuno prima chiarire il concetto di diritto acquisito, con il quale vengono tutelati i cittadini da eventuali cambiamenti per quel che riguarda l’ordine giuridico.

Reddito di cittadinanza: cos’è il diritto acquisito

Il diritto acquisito appartiene alla categoria di diritti che una volta entrati nella sfera giuridica di un soggetto sono immutabili, anche se nel frattempo dovessero verificarsi cambiamenti dell’ordine giuridico.

Vale a dire che una modifica della legge che ha introdotto il reddito di cittadinanza non andrebbe a toccare chi ne ha fatto richiesta attenendosi a quanto disposto dalla normativa vigente, che prevede che la misura spetti per 18 mensilità consecutive, con possibilità di rinnovo per altri 18 mesi. La misura viene meno se i beneficiari non soddisfano più i requisiti, o qualora subentri una sanzione che ne implica la decadenza.

Una cancellazione tout court del reddito di cittadinanza che ne prevede l’immediata interruzione dei pagamenti, potrebbe essere incostituzionale. Alla luce di questo, è probabile che il governo Meloni segua un’altra strada: ovvero il blocco delle nuove domande e delle richieste di rinnovo. Invece, per chi risulta percettore resta valida la scadenza dei 18 mesi.

Passaggio dal Rei al Rdc

Del resto, situazione analoga si era verificata anche quando si è passati dal Reddito di inclusione (Rei) al Reddito di cittadinanza (Rdc). Anche in quel caso l’approccio è stato volto alla tutela della posizione di coloro che risultavano beneficiari del Rei che potevano non essere interessati a passare al Rdc.

Con il decreto n. 4/2019, poi diventato legge 26/2019, il legislatore ha stabilito che coloro i quali risultavano percettori del Rei ne avrebbero continuato a godere fino a scadenza naturale della misura, senza possibilità di rinnovo o nuova richiesta al suo termine, a meno che non ci fosse l’interesse a passare fin da subito al reddito di cittadinanza.

Reddito di cittadinanza: è possibile eliminarlo prima dei 18 mesi?

C’è però un modo tale per cui il governo Meloni potrebbe eliminare il reddito di cittadinanza prima dei 18 mesi. Basta applicare la norma alla lettera.

Infatti, secondo le attuali norme, il beneficiario del Rdc non può rifiutare più di due offerte di lavoro congrue, una sola nel caso di chi ha già provveduto ad almeno un rinnovo (che riguarda la maggior parte degli attuali percettori).

Basterebbe che i centri per l’impiego procedessero al tracciamento delle offerte di lavoro presentate ai beneficiari e applicassero la relativa sanzione in caso di rifiuto.

Con una sola offerta di lavoro rifiutata, si toglierebbe il reddito di cittadinanza da subito, andando a dare una cospicua sforbiciata all’attuale platea dei percettori.

Ad oggi, però, questi controlli non ci sono stati e i casi in cui è stato avviato il tracciamento sono davvero pochi.

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