Pensioni Forze dell’Ordine: potrebbe aumentare l’età pensionabile?

Pensioni Forze dell'Ordine: potrebbe aumentare l'età pensionabile?

Il sindacato Usmia chiarisce sulla questione del pensionamento a 62 anni per il personale delle Forze dell’Ordine.

Tra il personale delle Forze dell’Ordine si sta diffondendo la notizia che potrebbe essere incrementata l’età pensionabile.

Attualmente, il personale va in pensione al raggiungimento dell’età ordinamentale che è fissata per la maggior parte dei lavoratori a 60 anni di età e con almeno 20 anni di contributi. Il limite ordinamentale è però variabile in base al grado ricoperto dal militare e arriva fino a 65 anni per i massimi livelli (generali e dirigenti di Polizia).

Tuttavia, la preoccupazione legittima del personale nasce da un emendamento presentato nella recente legge di Bilancio 1 (art.189.0.2 - testo 3). L’Unione Sindacale Militari Interforze Associati (Usmia) Carabinieri ha reso noto, tramite il segretario nazionale Francesco Stollo, che l’ipotesi di un innalzamento dell’età pensionabile “è destituita di ogni fondamento!”.

Vediamo l’origine dell’equivoco e facciamo chiarezza, capendo se effettivamente può aumentare l’età pensionabile per le Forze dell’Ordine.

Aumento età pensionabile: l’origine dell’equivoco

L’origine del fraintendimento che ha condotto a ritenere che venisse aumentata l’età pensionabile fino a 62 anni per il personale delle Forze dell’Ordine, nasce da un emendamento presentato nella recente Legge di Bilancio1 (art. 189.0.2 - testo 3), a firma dei Senatori Simona Malpezzi, Daniele Manca, Antonio Misiani, Alan Ferrari, Caterina Biti, Franco Mirabelli, Stefano Collina, Vincenzo D’Arienzo, Monica Cirinnà, Anna Rossomando e Andrea Marcucci, con il quale si proponeva, per i soli Ispettori e Commissari del ruolo direttivo speciale del personale della Polizia di Stato, “la possibilità del “richiamo in servizio” (una sorta di “ausiliaria”, atteso che tale istituto è precluso alle FF.PP. ad ordinamento civile)”.

Il tutto previa consultazione degli interessati e limitatamente al periodo compreso tra il 1° gennaio 2022 ed il 31 dicembre 2025, di un anno, prorogabile, e comunque non superiore al compimento del 62° anno di età. Lo scopo è quello di compensare alla carenza di organico nel ruolo.

La possibilità di un richiamo in servizio è già contemplata nell’art. 59 del D.P.R. 24 aprile 1982, n. 335, ma limitatamente ai ruoli Sovrintendenti ed Assistenti della Polizia di Stato.

L’emendamento a firma dei senatori del Partito Democratico, dicono da Usmia, “è stato riformulato (art. 189.0.2 - testo 4), e successivamente approvato, eliminando totalmente tale previsione ”.
Quindi, resta tutto com’è.

Fondo per la previdenza

Proprio in virtù della specificità delle Forze di Polizia, Usmia rende noto anche che è stato istituito un fondo destinato all’adozione di provvedimenti normativi, “volti alla progressiva perequazione del nostro attuale regime previdenziale, attraverso l’introduzione, nell’ambito degli istituti già previsti”.

Le misure da mettere in campo sono:

  • Compensative, rispetto agli effetti derivanti dalla liquidazione dei trattamenti di quiescenza;
  • Integrative delle forme di previdenza complementari di cui all’articolo 26, comma 20, della legge 23 dicembre 1998, n. 448.

Il fondo previdenziale ha una dotazione di:

  • 20milioni di euro per il 2022;
  • 40milioni di euro per il 2023;
  • 60milioni di euro dal 2024.

Così facendo, “si avrà un incremento dell’importo pensionistico in favore di tutto il personale in regime “misto” o “contributivo puro””.