Pensioni Forze Armate, si cambia davvero dal 2026? No al terrorismo mediatico

Pensioni Forze Armate, si cambia davvero dal 2026? No al terrorismo mediatico

I requisiti per la pensione di Forze Armate e Polizia cambiano dal 2026? Facciamo chiarezza.

In queste ore sta circolando la notizia di un possibile cambio, a partire dal 2026, delle regole per il pensionamento del personale delle Forze Armate e di Polizia.

Una notizia che ha suscitato agitazione tra il personale in divisa, specialmente in chi è ormai prossimo al pensionamento e teme che un cambio dei requisiti possa ritardare il momento tanto desiderato.

Tuttavia, è bene fare chiarezza a riguardo così da tranquillizzare il personale del comparto Difesa e Sicurezza rispetto a cosa può davvero succedere e quando.

Perché i requisiti per la pensione potrebbero variare in futuro

Come prima cosa è bene sottolineare che per quanto in passato si sia discusso rispetto alla possibilità di rivedere i requisiti per le pensioni del personale delle Forze dell’Ordine, escluso dalla riforma del 2011 (la cosiddetta “Fornero”), in modo da renderli più severi, a oggi non c’è alcuna possibilità che ciò avvenga.

Il lavoro fatto dalla rappresentanza e dai sindacati ha fatto sì che le varie proposte di legge riguardanti un peggioramento delle regole per il pensionamento cadessero nel dimenticatoio.

Se c’è una ragione per aspettarsi un cambiamento bisogna guardare al meccanismo che adegua età per la pensione, o eventualmente i contributi, alle speranze di vita, il quale per le Forze Armate e di Polizia ha comportato un innalzamento di 1 anno rispetto a quanto stabilito dal decreto legislativo 165/1997.

L’ultima volta che le regole sono state riviste è stata nel 2019, quando complice un incremento di 5 mesi si è arrivati a una pensione di vecchiaia che ad esempio nel caso delle Forze Armate richiede:

  • 60 anni di età e almeno 35 anni di contributi per il personale nelle qualifiche inferiori al Dirigente (per i quali invece il diritto alla pensione si acquisisce tra i 63 e i 65 anni di età);
  • 61 anni di età per chi ha meno di 35 anni di contributi (ma almeno 20 anni), mentre per i Dirigenti lo stesso diritto si acquisisce tra i 64 e i 66 anni.

La pensione anticipata, invece, si raggiunge soddisfando una delle seguenti condizioni:

  • 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica;
  • età anagrafica 58 anni e aver maturato almeno 35 anni di contributi.

Tuttavia, è bene sottolineare che il prossimo, possibile, adeguamento con le speranze di vita non ci sarà nel 2026 - come invece c’è chi sta sostenendo in queste ore - bensì nel 2027. Come spiegato dal Decreto ministeriale del 18 luglio 2023 del Ministero dell’Economia, sulla base della speranza di vita verificata dai dati Istat, per il biennio 2025-2026 non sono previste variazioni.

Chi ha in programma di andare in pensione da qui al 2024, quindi, può stare tranquillo: le regole non sono oggetto di modifica.

Cosa succederà dal 2027?

Dopodiché potrebbe esserci un aumento dell’età pensionabile per tutti i lavoratori, non solo per il personale delle Forze dell’Ordine.

Resta il fatto che non è detto che un incremento delle aspettative di vita verrà effettivamente rilevato; e semmai ci sarà dovrebbe essere di massimo 2 o 3 mesi.

Meglio evitare quindi il terrorismo mediatico: per il momento non c’è ragione per essere preoccupati.