Michela Pascali: la prima poliziotta gay a diventare segretaria nazionale di un sindacato

Michela Pascali: la prima poliziotta gay a diventare segretaria nazionale di un sindacato

Il sindacato di polizia, Silp-Cgil, ha nominato Michela Pascali come segretaria nazionale. È la prima poliziotta omosessuale ad assumere questo ruolo.

Michela Pascali è la nuova segretaria nazionale del sindacato delle Forze di Polizia. La prima poliziotta gay è stata eletta giovedì 10 gennaio durante l’assemblea che il Silp-Cgil ha tenuto a Rimini.

Ringraziando il segretario generale Daniele Tissone, la Pascali ha commentato:

La segreteria mi ha voluto per la mia attività sindacale, non certo solo e perché sono omosessuale. È ovvio che le problematiche Lgbt faranno parte della mia attività, ma non mi occuperò solo di quello, vorrebbe dire svilire il mio ruolo e quello dello stesso sindacato. Siamo vecchi, pochi, con stipendi ridotti, senza ricambio e senza contratto. Queste sono le priorità.

La storia di Michela

Michela Pascali è in Polizia da venti anni. Ha lavorato prima alla Polfer di Milano e successivamente in diversi uffici della questura di Firenze dove attualmente ricopre il ruolo di capo tecnico con mansione di tecnico informatico.

La sua vita privata può essere divisa in due periodi storici: il primo vissuto con un marito con cui ha avuto due figli che oggi hanno 17 e 14 anni ed il secondo, iniziato dieci anni fa subito dopo la separazione e la scoperta della sua omosessualità, che sta vivendo con la sua nuova compagna Benedetta.

Quando Michela racconta la sua storia personale manifesta tutta la felicità nel sentirsi libera di vivere la sua sessualità e allo stesso tempo è soddisfatta di aver trovato un ottimo equilibrio tra il rapporto con la compagna e quello con il marito e i figli che le vogliono molto bene.

Da tempo è impegnata nelle attività per i diritti degli omosessuali ed è vicepresidente dell’Associazione Polis Aperta.

Il caso

Nel 2018 la Pascali era stata al centro di un caso che aveva suscitato non poche polemiche. Tutto accadde in occasione della Conferenza internazionale per i diritti delle persone omosessuali delle forze dell’ordine che riunisce le associazioni di 16 Paesi europei che chiedono il riconoscimento dei diritti gay, lesbiche e transessuali in polizia e forze armate.

Michela aveva avuto la possibilità di partecipare al convegno, ma a differenza di quanto richiesto, senza poter indossare la divisa. Il divieto era dovuto al fatto che non si trattava di un evento istituzionale.

Mentre la richiesta della Pascali era stata rifiutata, due colleghi di Milano e Genova avevano invece ricevuto una risposta affermativa. Con l’autorizzazione del Ministero degli Interni i due colleghi maschi erano stati autorizzati a partecipare in uniforme. In occasione di questo "disguido" il Viminale precisò subito che non si trattava di una delega a rappresentare la Polizia di Stato in via ufficiale.

Dopo l’elezione

Michela Pascali sa bene che la sua elezione rappresenta un simbolo; ha però le idee chiare su come si opera all’interno di un sindacato e cosa significhi esserne il segretario nazionale.

Commentando la sua elezione Michela ha ricordato che la situazione lavorativa delle Forze dell’Ordine non è delle migliori.

Mancano i fondi, gli agenti lavorano in continua emergenza, c’è carenza di personale e l’età media è elevata. Ed è proprio questo a cui lei vuole pensare.

Prosegue anche con una critica nei confronti dell’attuale governo. Secondo lei i ministri non stanno realmente investendo nel sostegno delle Forze dell’Ordine ma anzi rischiano di metterle in una situazione di maggior pericolo specialmente con il decreto sicurezza.

L’auspicio

Nonostante le priorità della Michela “sindacalista” siano altre tra cui ridare dignità al lavoro delle Forze dell’Ordine, il suo più grande augurio è legato alla libertà con cui ognuno deve vivere la propria sessualità. Aggiunge la Pascali:

Spero che la mia elezione possa aiutare tanti colleghi a fare coming out, possa aiutare tutti quelli che vivono un disagio ad uscire fuori senza vergognarsi di quello che sono.

Lei in 20 anni ne ha visti di comportamenti omofobi e da quando ha fatto coming out li ha anche subiti. Sa di cosa parla e afferma che in caserma è come nella vita reale: ci sono colleghi sensibili ed altri invece che si comportano in maniera sessista senza neanche vedere il valore dell’operato di una persona che va oltre l’orientamento sessuale.

Questo però è un problema culturale ancora difficile da estirpare, ma sicuramente Michela combatterà anche per questo.