Mauro Guerra, assolto il Carabiniere che lo uccise: il fatto non costituisce reato

Mauro Guerra, assolto il Carabiniere che lo uccise: il fatto non costituisce reato

Il maresciallo dei Carabinieri Marco Pegoraro è stato assolto dall’accusa di omicidio nei confronti di Mauro Guerra a cui sparò un colpo all’addome. Sconforto tra i familiari della vittima.

Il maresciallo Marco Pegoraro è stato assolto dall’accusa di omicidio del trentaduenne Mauro Guerra perché il fatto non costituisce reato.

Secondo il giudice Raffaele Belvederi, quando il maresciallo ha sparato il colpo mortale al torace di Mauro Guerra lo ha fatto per salvare il suo collega carabiniere che lo stesso Guerra ha aggredito spingendolo a terra e salendogli sopra.

Non si è trattato di eccesso di difesa quindi, ma di semplice legittima difesa tecnicamente chiamata legittima difesa putativa. Probabilmente questo il motivo alla base dell’assoluzione che verrà resa pubblica tra novanta giorni.

La sentenza

La sentenza per Pegoraro è arrivata la sera del 14 dicembre dopo 40 minuti di Camera di Consiglio e dopo una lunga giornata iniziata con la requisitoria del procuratore capo Carmelo Ruberto che ha chiesto l’assoluzione del maresciallo.

Alla lettura della sentenza Marco Pegoraro è uscito dal Tribunale di Rovigo molto soddisfatto dalla decisione presa dal giudice e con un sottofondo di applausi ad elogio per il lavoro fatto da Ruberto.

Era evidente invece lo sconcerto e la disperazione dei familiari del giovane ucciso.

L’accaduto

La tragedia avvenne a Carmignano di Sant’Urbano, in provincia di Padova, il 29 luglio del 2015. L’episodio venne inizialmente raccontato dal programma televisivo Chi l’ha visto? attraverso la messa in onda dei video di quel pomeriggio fino al momento della sparatoria che ha visto la morte di Mauro Guerra.

Mauro, ex parà laureato in economia, era un ragazzo forte, uno sportivo dal fisico robusto e sempre allenato. Qualche giorno prima di quel tragico e caldo pomeriggio, si recò dai Carabinieri per esprimere, con molta insistenza, la sua volontà di organizzare un corteo contro gli islamici.

La lotta agli infedeli sembrava una sua fissazione ed il suo carattere molto esuberante, così si affermava in paese, spinse i carabinieri, con a capo il maresciallo Pegoraro, a presentarsi da lui la mattina del 29 luglio per cercare di convincerlo a recarsi da un medico psichiatra e farsi visitare.

Mauro però non accettò e non accettò neanche di salire in ambulanza forzatamente opponendosi al TSO. Così il comandante Pegoraro decise di chiamare i rinforzi avviando una lunga trattativa con Guerra che durò dalle 11 alle 15.

Mauro, dopo quelle stressanti quattro ore e nonostante fosse sicuro delle sue motivazioni con cui ribadiva la mancanza di un mandato, iniziò a dare i primi segni di squilibrio. Di colpo scappò dalla finestra ed in mutande iniziò a correre verso i campi.

Lo rincorsero in dieci e riuscirono a fermarlo. Il carabiniere che ci riuscì fu però scaraventato a terra e aggredito da Mauro che iniziò a picchiarlo. A quel punto intervenne Pegoraro che, visto il collega in pericolo, sparo dapprima due colpi in aria e poi un terzo colpo all’addome di Mauro Guerra che gli fu letale.

La reazione della famiglia

Alla lettura della sentenza, Giusi Businaro, la madre di Guerra ha esclamato:

Oggi hanno sparato per la seconda volta a mio figlio. Con questa sentenza i carabinieri sono legittimati a uccidere.

La famiglia di Mauro che sicuramente ricorrerà in appello ha affermato che i carabinieri hanno agito senza alcuna giustificazione. Secondo la parte civile, rappresentata dagli avvocati Alberto Berardi e Fabio Pinelli, Mauro Guerra non aveva fatto nulla di male, stava soltanto scappando e bisognava lasciarlo perdere.

Cosa accadrà in seguito?

Il processo è stato ripreso dalle telecamere Rai di “Un giorno in pretura” ed andrà in onda prossimamente. Vedendolo, ognuno potrà farsi un’idea sui fatti, sulla decisione e soprattutto sulle indagini che destano ancora delle perplessità sulla loro conduzione ed integrità. Molte sono le domande che tutt’ora aleggiano attorno alla vicenda.

Perché affrontare con i carabinieri una persona con problemi di salute quando si poteva intervenire con il supporto dei medici? Perché si è arrivati ad inseguire con le pistole una persona disarmata che scappava? Ed infine perché lo si è lasciato agonizzare fino a farlo morire dissanguato nonostante la presenza delle ambulanze?

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