L’Arma dei Carabinieri lo escluse perché obeso, il Tar lo riammette: il caso del carabiniere siciliano

L'Arma dei Carabinieri lo escluse perché obeso, il Tar lo riammette: il caso del carabiniere siciliano

Gli errori eseguiti durante le visite mediche permettono al giovane palermitano di vincere il ricorso e diventare carabiniere.

Un giovane carabiniere di origini siciliane è stato escluso dal concorso per entrare nell’Arma dei Carabinieri perché ritenuto troppo grasso. Si era infranto così il sogno di un ragazzo da sempre innamorato della divisa, che ha sempre coltivato il sogno di diventare carabiniere.

Tuttavia, il giovane non si è arreso. Si è rivolto alla giustizia amministrativa impugnando la decisione dell’Arma e alla fine è riuscito a spuntarla.

Il ragazzo, all’epoca dei fatti 19enne, oggi 22enne, ha incassato il parere positivo del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato. “Gli accertamenti sanitari effettuati ed in particolare il test bio-impedenziometrico, ci hanno dato ragione confermando che il nostro giovane candidato ha un profilo sanitario perfettamente compatibile con l’iter concorsuale” hanno dichiarato gli avvocati di A.G., Girolamo Rubino e Daniele Piazza.

Vediamo come sono andati i fatti e capiamo perché l’Arma dei Carabinieri ha escluso il giovane e come mai il Tar lo ha rimesso.

Aspirante carabiniere escluso: i fatti

Il giovane siciliano A.G., originario di Ficarazzi, un paese della provincia di Palermo, è stato escluso dal concorso per entrare nell’Arma dei Carabinieri perché ritenuto obeso e quindi inidoneo.

Il ragazzo ha fatto ricorso al Tar Lazio e ha avviato l’iter amministrativo contro il Ministero della Difesa e il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri impugnando il provvedimento dell’8 novembre 2019 con cui era stato escluso dal concorso per l’arruolamento nell’Arma dei Carabinieri, in quanto asseritamente affetto da “obesità”.

Aspirante carabiniere escluso: le motivazioni dei legali

I legali dell’aspirante carabiniere riferiscono che: “Tutto ruota attorno all’indice di massa corporea ”, il dato che mette in correlazione il peso con l’altezza e che viene calcolato dividendo il peso corporeo per la statura al quadrato.

Secondo i criteri indicati nelle prove del concorso, il rapporto non dovrebbe superare il valore di 30.

Però è emerso che il peso e l’altezza misurati durante le visite erano sbagliati. Secondo quanto accertato dalla commissione, il giovane pesava 113,2 chili ed era alto 193,5 centimetri. Con questi dati, l’indice di massa corporea era 30,2 e superava il limite previsto.

Nel corso delle verifiche mediche è stato appurato, invece, “che il giovane pesava 112 chili ed è alto 196 centimetri: l’indice di massa corporea è dunque di 29,2, al di sotto di quanto richiesto dal bando di concorso”.

Aspirante carabiniere escluso: la sentenza del Tar

Acquisite le certificazioni prodotte dai legali dell’aspirante carabiniere che attestavano la piena sussistenza dei requisiti per l’arruolamento, il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha disposto una verifica, in contraddittorio tra le parti, incaricando di questo la Direzione Centrale di Sanità del Ministero dell’Interno.

Alla luce del test bio-impedenziometrico, la Commissione sanitaria, incaricata di analizzare il caso, ha ritenuto insussistente i presupposti su cui si fondava il provvedimento adottato dall’Arma dei Carabinieri ed ha attribuito al giovane candidato un profilo sanitario perfettamente compatibile con l’iter concorsuale.

Incassato l’esito positivo della verificazione effettuata dalla Direzione Centrale di Sanità del Ministero dell’Interno, il Tar ha accolto l’istanza cautelare proposta dal giovane e dispostone l’ammissione con riserva alle ulteriori fasi concorsuali e ponendo a carico dell’Arma il pagamento delle spese di verificazione.

Inoltre, il Tar ha disposto ulteriori accertamenti per il giovane e, infine, con sentenza del 21 aprile 2022, ha annullato sia il giudizio di inidoneità che la graduatoria di merito del concorso e ha condannato il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri al pagamento delle spese giudiziali.

Dopo tre anni, tanto è durato il processo perché l’Arma ha impugnato la sentenza del Tar che dava ragione al ragazzo, questi ha nuovamente vinto con la decisione del Consiglio di Stato e potrà finalmente realizzare il proprio sogno e indossare la divisa.