Forze dell’Ordine e riforma Cartabia: è caos, mancano strumenti e formazione, personale disorientato

Forze dell'Ordine e riforma Cartabia: è caos, mancano strumenti e formazione, personale disorientato

La riforma della Giustizia rischia di trasformarsi in un boomerang per gli operatori di Carabinieri addetti all’attività di Polizia Giudiziaria, privi di strumenti e di formazione adeguata.

La riforma Cartabia, entrata in vigore il 30 dicembre 2022, rischia già di creare il caos tra il personale dell’Arma dei Carabinieri addetto all’attività di Polizia Giudiziaria.

La riforma della Giustizia, infatti, disorienta il personale e pone l’obbligo di documentare in alcuni casi interrogatori e dichiarazioni anche in audio-video con strumenti tecnici idonei, procedendo, in aggiunta, “alla trascrizione integrale qualora assolutamente indispensabile”.

È quanto denunciato da Usmia (Unione sindacale militare interforze associali) Carabinieri che punta il dito contro la riforma e segnala la mancanza di formazione del personale in merito a quelli che sono gli obblighi previsti dalla riforma per il personale della Polizia Giudiziaria.

Uno dei limiti principali della riforma Cartabia risiederebbe proprio nell’assenza, da parte degli operatori di Polizia dei reparti minori, di strumenti inidonei per svolgere il lavoro richiesto, lavoro prettamente burocratico che, in una situazione di sottorganico, rischia di allungare i tempi.

Forze dell’ordine e riforma Cartabia: in cosa consiste il lavoro della Polizia Giudiziaria

Con la riforma Cartabia viene introdotto un nuovo modo di documentare le attività di Polizia Giudiziaria che si basa sull’utilizzo di strumenti audiovisivi e fonografici.

Si procede con mezzi di riproduzione audiovisiva, o in alternativa fonografica, per:

  • Verbalizzazione delle informazioni sommarie dell’indagato;
  • Dichiarazioni spontanee indagato che possono avvenire anche a distanza come previsto dal comma 4 bis dell’art. 350 del Codice penale.

Ovviamente, è possibile farlo se vengono rispettati alcuni elementi, pena la nullità. Le modalità idonee che devono essere messe in atto sono:

  • Salvaguardare il contraddittorio;
  • Effettiva partecipazione delle parti all’atto o all’udienza;
  • Assicurare la contestuale, effettiva e reciproca visibilità delle persone presenti nei diversi luoghi;
  • Possibilità di udire quanto viene detto dalle altre persone;
  • Nei casi di udienza pubblica deve essere assicurata un’adeguata pubblicità degli atti compiuti a distanza;
  • Dell’atto o dell’udienza deve essere sempre disposta la registrazione audiovisiva (art. 133 ter co.2 e 3 c.p.p.).

Forze dell’Ordine e riforma Cartabia: cosa non va

È inconcepibile che i carabinieri, già in sottorganico, si ritrovino dietro una scrivania a trascrivere verbali integralmente anziché per strada a contrastare il crimine e tutelare la cittadinanza” ha proseguito Usmia Carabinieri, come riporta Ansa.it.

A questo aspetto si aggiunge che molte Procure, “vittime anche loro della dirompenza della norma, devono ancora diramare delle disposizioni specifiche e trasmettere anche i nuovi moduli multilingue da utilizzare”.

Insomma, una riforma che anziché semplificare rischia di far scoppiare un caos. A questo proposito Usmia Carabinieri ha chiesto un intervento diretto al Governo Meloni e alla Magistratura affinché accolgano le perplessità del personale delle Forze dell’Ordine e le problematiche che porta con sé la riforma nel trasferire all’atto pratico quanto disposto in teoria.

Inoltre, Usmia Carabinieri ha indetto per il 20 gennaio 2023, a Modena, un incontro tra gli iscritti e gli esponenti del mondo accademico, giudiziario e politico, al fine di fornire indicazioni e chiarire i dubbi interpretativi che derivano da una prima applicazione della riforma.

Tra i relatori il prof. Luigi Foffani, ordinario di Diritto penale di Unimore, l’avv. Cosimo Zaccaria del foro di Modena e il prof. Filippo Maria Bisanti, maresciallo dei Carabinieri e docente di diritto dell’Università di Trento. Hanno confermato la presenza, per un confronto e per raccogliere il grido di allarme, anche le parlamentari Daniela Dondi (FdI) e Stefania Ascari (M5s).

Il rischio - sottolinea Alfonso Montalbano di Usmia Carabinieri - è quello di sottoporre giornalmente gli operatori del settore, senza strumenti e formazione adeguata, a conseguenze disciplinari e di vanificare gli sforzi investigativi”.

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