Forze armate: il biglietto su Trenitalia si paga?

Forze armate: il biglietto su Trenitalia si paga?

ASPMI denuncia sempre più multe ai danni di militari che viaggiano sui treni per motivi di servizio.

Un episodio davvero increscioso quello occorso ad alcuni militari che sono stati multati dal controllore di Trenitalia. In verità, situazioni di questo tipo di verificano sempre più spesso, con il controllore che decide, a propria discrezione, se un militare è in servizio o meno, sebbene questo aspetto non sia a carico dell’Ente Regione, ma degli Enti da cui dipendono i fruitori della libera circolazione che segnalano, puntualmente, a Trenitalia, quando il personale è in servizio sui treni.

È quanto denuncia la sigla sindacale ASPMI, pronta a dare battaglia contro Trenitalia finché il nodo non verrà chiarito.

Ma vediamo nello specifico cosa è successo.

Forze armate: pagano il biglietto sui treni?

Secondo quanto stabilisce un accordo quadro stipulato tra Ministero della Difesa e Trenitalia, i militari in servizio che si trovano a viaggiare sui treni non sono tenuti a pagare il biglietto. E allora perché vengono multati?

È proprio questo il nocciolo della questione, ed è questo il punto su cui batte maggiormente ASPMI in una nota stampa.

I militari sui treni - scrive il sindacato - rappresentano un deterrente contro la criminalità e garantiscono la sicurezza per i cittadini, nonché una tranquillità lavorativa per gli operatori dei mezzi su rotaia”.

A suffragare questa tesi, vi sono “gli indicatori dei cali dei microcrimini e l’aumento degli indici della sicurezza a bordo dei treni dimostrano che il connubio militari-deterrenza dà, quotidianamente, i suoi frutti”.

Sebbene garantiscano un servizio per il Paese, i nostri militari vengono ripetutamente multati dai controllori per non aver il biglietto di viaggio, nonostante siano in servizio e svolgano azioni di “deterrenza contro la criminalità”, e molto spesso sono proprio i Capo Treno a chiedere un loro aiuto per sedare situazioni di violenza e atti intimidatori che si verificano nelle diverse carrozze.

Di frequente assistiamo agli interventi dei militari a bordo dei treni per atti di violenza e per atti intimidatori a danno dei viaggiatori e tante volte sono chiamati proprio ad intervenire dai Capo Treno, attraverso annuncio in tutte le carrozze”.

Ma, evidentemente, questo non basta.

Forze armate: perché i militari vengono multati sui treni

Secondo quanto afferma ASPMI, da diverso tempo e nonostante

“le varie sollecitazioni fatte a Trenitalia dall’Esercito, i controllori si ostinano a multare i militari che viaggiano sui treni, rispettando tutte le misure indicate nell’accordo quadro tra il Ministero della Difesa e la società, poiché, ergendosi ad analisti del settore sicurezza nazionale, determinano, in modo proprio, quando un militare è in servizio o meno”.

In poche parole, i controllori se ne infischierebbero dell’accordo quadro tra i due Enti. Il sindacato ricorda anche che la facoltà di stabilire se un militare sta viaggiando o meno per motivi di servizio non è

“a carico dell’Ente Regione, né tantomeno delle aziende che esercitano il servizio di Trasporto pubblico locale, ma degli Enti da cui dipendono i fruitori della Libera Circolazione, che attestano il motivo di servizio e indicano quali spostamenti, compiuti dai propri dipendenti, sono finalizzati al servizio. Cosa che puntualmente fa ogni Comando Militare ai propri dipendenti attraverso una apposita dichiarazione”.

Quindi, se il Comando certifica e comunica che il militare sta viaggiando per servizio, non può essere il capotreno a mettere in discussione la cosa.

Forze armate: l’auspicio di ASPMI nei confronti di Trenitalia

La sigla sindacale si dice fiduciosa che la situazione spiacevole verrà chiarita e che i singoli gesti siano “riconducibili a taluni soggetti appartenenti a Trenitalia, forse poco informati e legati a retaggi del passato, tali per cui pensano che le donne e gli uomini in divisa delle Forze Armate siano il male assoluto della società e che la sicurezza della Nazione sia l’anteposto dell’anarchia ”.

Per questo motivo, ASPMI si appella direttamente al Direttore Generale di Trenitalia, Luigi Corradi, “affinché chiarisca con fermezza l’equivoco”.

Ora, non resta che attendere la risposta di Trenitalia, non solo a parole o per iscritto, ma principalmente nei fatti.

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