Riforma Forze armate: come cambia il mondo militare e perché

Riforma Forze armate: come cambia il mondo militare e perché

Il nuovo testo unico delle proposte di Legge cambia il volto delle Forze Armate e delega il governo alla revisione dello Strumento Militare.

La Commissione Difesa della Camera del Deputati ha licenziato la proposta di legge “Disposizioni di revisione del modello di Forze armate” che ha, di fatto, accorpato i due temi della riforma:

  • Sistema di reclutamento per le carriere iniziali nelle Forze Armate;
  • Differimento dei termini della Legge 224/2012 per il conseguimento degli organi da essa previsti.

I due comitati incaricati di vagliare le proposte e deliberare, sono stati accorpati in un unico organo e il nuovo testo unico delle proposte di legge ingloba temi diversi tra loro e delega al governo la revisione dello Strumento Militare, ampliandone anziché diminuirne la portata.

La proposta legge è stata licenziata dalla Commissione il 28 dicembre scorso ed è poi passata alla Camera.

Analizziamo meglio i punti e capiamo come cambia il mondo militare.

Come cambia il mondo militare: cosa dice l’art. 1

L’art.1 della proposta di legge “Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell’Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell’Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale” riguarda la “Proroga del termine per la riduzione delle dotazioni organiche dell’Esercito italiano, dalla Marina Militare escluso il Corpo della Capitaneria di porto, e dell’Aeronautica Militare” e consiste in una dilatazione dei tempi per la riduzione del personale della Forza Armata, scadenza prevista per il 2024, ma che verrà procrastinata al 2030.

Nell’approfondimento che Giovanni Martinelli ha condotto per “Analisi Difesa”, viene chiarito come la riduzione degli organici fosse prevista già dalla Legge 244/2012, meglio conosciuta come “Legge Di Paola”, che poneva entro la fine del 2024 un passaggio ad un Modello di Difesa composto da 150.000 militari e 20.000 civili, a fronte delle attuali 165.000 presenze. Consapevoli di non poter raggiungere l’obiettivo entro il 2024, almeno per quanto riguarda il personale militare, la data è slittata al 2030.

Altro punto focale della riforma è lo squilibrio fra i ruoli del personale. Nella “Legge Di Paola” era prevista una ripartizione tra Ufficiali, Marescialli, Sergenti e Volontari di truppa; tuttavia, il numero cospicuo di Ufficiali e Marescialli era superiore rispetto ai Sergenti e Volontari di truppa.

Martinelli evidenzia come questo correttivo non sia stato messo in pratica e, dal momento che l’uscita del Personale in eccesso sarà difficile da attuarsi in tempi brevi; anche la data del 2030 potrebbe essere troppo vicina.

Nel 2012, ultimo anno di teorica applicazione del Modello di Difesa precedente (massimo 190.000 militari e 30.000 civili), gli organi effettivi erano di:

  • 180.300 unità di personale militare (compresi gli allievi di Accademie e Scuole);
  • 30.250 unità civili;

con una spesa per il personale di 9,612 miliardi di euro.

Nel 2021:

  • 167.000 unità militari;
  • 22.700 unità civili;

con 20.800 stipendi in meno da elargire; ma con una spesa di 10,356 miliardi di euro.

Come cambia il mondo militare: cosa dice l’art. 2

L’art. 2 della proposta di legge si basa sulla “Rimodulazione dei sottufficiali e dei volontari dell’Esercito italiano, della Marina Militare, escluso il Corpo delle Capitanerie di porto e dell’Aereonautica Militare”.

Nell’articolo è stato proposto un aumento per 3.330 unità complessive rispetto all’assetto vigente con riguardo ai Sottufficiali:

  • 1.230 Esercito Italiano;
  • 1.000 della Marina Militare;
  • 1.100 dell’Aereonautica Militare;

con una riduzione di 3.330 unità di volontari.

Con il Decreto Legislativo n. 173 del 27 dicembre 2019 (il c.d. “riordino delle carriere”) era stato previsto uno spostamento di 1.500 unità dalla Ferma Prefissata al Servizio Permanente, che è in aumento.

La riduzione per raggiungere il numero fissato di 150.000 unità, stando alla disamina di “Analisi Difesa”, riguarda i volontari in FP (meno di 4.900 unità), con poco più dell’80% dei militari in servizio a tempo indeterminato.

Per assolvere al problema del ricambio, già nel 2015, era stato depositato un Disegno di Legge in Senato che riportava i temi scritti nel Libro Bianco della Difesa che prevedeva una sostituzione di un contingente di personale permanente con un corrispondente in servizio a tempo determinato, non superiore al 50%.

Mentre, con questa attuale proposta di legge si andrebbe oltre la ripartizione indicata dalla stessa Legge Di Paola, con relativo aumento della spesa militare.

Come cambia il mondo militare: cosa dice l’art. 3

Partendo da un’ ”Indagine conoscitiva sullo stato del reclutamento nelle carriere iniziali delle Forze Armate” del 2019, l’art. 3 della proposta di Legge è stato al centro della discussione della Commissione Difesa della Camera.

La riforma prevede che le ferme siano 2:

  • Ferma prefissata iniziale di 3 anni; con un’età non superiore a 24 anni, diploma di istruzione secondaria di primo grado e idoneità fisico-psicoattitudinale stabilita per la ferma permanente;
  • Ferma prefissata triennale.

I volontari in ferma prefissata iniziale possono essere ammessi, previa domanda, ad un successivo periodo di rafferma della durata di 1 anno. In seguito, potranno partecipare ai concorsi in ferma prefissata triennale.

Dopo la ferma prefissata triennale, i volontari sono immessi nel ruolo dei Volontari in Servizio Permanente.

La riforma abbandona i vecchi meccanismi del VFP1, VFP4 e varie rafferme, con relativo allargamento per l’entrata in Servizio Permanente.

Come cambia il mondo militare: cosa dicono gli altri articoli

Per quanto riguarda gli altri articoli della proposta di Legge, dal 4 all’8 si parla di:

  • Trattamento economico dei volontari in ferma prefissata (articolo 4);
  • Disposizioni transitorie in materia di reclutamento, stato giuridico, avanzamento e trattamento economico da applicare alle attuali categorie di volontari in ferma prefissata (cioè: VFP1, VFP4 e raffermati), fino al loro completo esaurimento (articolo 5);
  • Disposizioni in materia di revisione del modello di Forze Armate interamente professionali, con l’applicazione alle nuove categorie di volontari in ferma prefissata e di coordinamento e finali relative alla riforma del reclutamento (articolo 6);
  • Ridenominazione delle qualifiche dei sergenti, dei gradi e delle qualifiche dei VSP (articolo 7);
  • Disposizioni in materia di avanzamento degli ufficiali (articolo 8).

Come cambia il mondo militare: la delega legislativa

Punto importante della proposta di legge è la Delega al governo di adottare, entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge di riferimento, uno o più Decreti Legislativi per la revisione dello Strumento Militare.

La delega è in linea sull’obiettivo che il pone il Modello, ovvero il raggiungimento del numero di 150.000 militari con ripartizione organica tra le diverse Forze Armate (Esercito, Marina, Aereonautica).

La Delega prevede:

  • Ridefinizione della ripartizione delle dotazioni organiche del personale militare di esercito, Maria e Aereonautica ferme restando quelle complessive fissare a 150.000 unità (punto a);
  • Contingente aggiuntivo in soprannumero, non superiore a 5.000 unità ad alta specializzazione e in particolare medici, sanitari, tecnici di laboratorio, ingegneri, genieri, logisti dei trasporti/dei materiali, informatici e commissari tutti in Servizio Permanente (punto c).

Tale contingente verrà impiegato in casi di pubblica calamità e situazione di straordinaria necessità e urgenza.

  • “Riserva ausiliaria dello Stato”, non superiore a 10.000 unità di personale volontario, ripartito in nuclei operativi di livello regionale posti alle dipendenze di autorità militari individuate dal ministero della Difesa, richiamabile in tempo di guerra o in caso di grave crisi internazionale, ovvero (in forma complementare) in attività in campo logistico e di cooperazione civile-militare (punto d);

con l’obiettivo di “soddisfare, entro il 2028, gli impegni assunti in ambito NATO di esprimere capacità “high end”, funzionali al contributo nazionale alla deterrenza Alleata”, come si legge nel Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa 2021-2023.

Inoltre, è prevista anche la revisione della struttura organizzativa o ordinativa del Servizio Sanitario Militare con:

  • Adeguamento delle strutture e delle risorse strumentali;
  • Contingente aggiuntivo di 450 unità di Ufficiali medici e 675 unità di Marescialli e Graduati, ma anche Appuntati e Carabinieri (sempre in SP) da destinare alle professioni sanitarie.

Il modello a 150.000 militari è stato (surrettiziamente) innalzo a 156.125 unità” commenta Martinelli.

Come cambia il mondo militare: costi

All’interno della proposta di legge non vengono messe in evidenza le spese, tantomeno a quanto ammonta il cambiamento e la presenza dei contingenti aggiuntivi. C’è ragione di credere, delinea Martinelli, che quella riduzione prevista dalla Legge 244/2012 non venga rispettata.

Alle spese ordinarie, sia aggiungono quelle indirette, ovvero legate al maggior numero di militari in SP o richiamati, il cui numero comporterebbe un impatto sui costi di Esercizio finanziario.