Esercito italiano, missione segreta Jedi: cosa fanno i nostri militari in Iraq

Esercito italiano, missione segreta Jedi: cosa fanno i nostri militari in Iraq

I militari dell’Esercito italiano danno la caccia ai jihadisti e sono impegnati in altre due missioni.

I militari italiani in Iraq sono impegnati in una missione segreta. Il suo nome è Jedi e l’Esercito italiano dà la caccia agli ultimi jihadisti rimasti, per evitare che si ricompattino nuovamente.

I soldati italiani guidano la missione Nato e sono in prima linea con Prima Parthica. Le poche tracce della missione segreta italiana in Iraq si evincono dalle immagini dei tanti cerchi prodotti dagli aerei che decollano dalla base di Erbil e che, come riporta Repubblica, compaiono di tanto in tanto sui siti come FlightRadar24.

Il nome della missione Jedi è quella che in gergo tecnico sta ad indicare un sofisticato velivolo da guerra elettromagnetica. Gli strumenti a bordo hanno il compito di disturbare le comunicazioni radio dei miliziani jihadisti.

In più, l’areo Leonardo è in grado di azzerare gli impulsi con cui i terroristi innescano il radiocomando delle bombe nascoste nel terreno. Si tratta di ordigni pericolosissimi che tre anni fa hanno colpito una pattuglia, ferendo cinque militari italiani.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto visita alle nostre truppe in Iraq.

Missione segreta Jedi: cosa fanno i militari italiani in Iraq

Il bimotore Leonardo C-27 dell’Aeronautica militare parte dalla base di Erbil, nel Kurdistan iracheno, per appoggiare dall’alto le squadre di incursori che, di notte, danno la caccia ai covi dell’Isis per stanare gli ultimi jihadisti e scongiurare la rinascita dell’organizzazione terroristica.

I militari italiani, principalmente del Combusin e del Col Moschin, l’eccellenza delle nostre Forze armate, si muovono congiuntamente alle squadre di commandos iracheni.

L’attività che svolgono è di “mentoring” e prevede che dopo l’addestramento delle Forze speciali locali, i nostri incursori le accompagnino anche in azione.

Perché la missione Jedi è segreta

La missione Jedi dell’Esercito italiano in Iraq è segreta perché i contingenti dell’Ei agiscono sotto la diretta responsabilità di Palazzi Chigi e sono equiparati ai servizi segreti grazie ad una legge voluta dal governo Renzi, per questa ragione, come per i servizi, le attività sono top secret.

Il medesimo riserbo c’era stato anche per combattere insieme agli americani e ai britannici nell’assedio di Mosul, la battaglia che mise fine al Califfato.

Cosa sono le missioni Prima Parthica e Nato

Il premier Giorgia Meloni ha fatto visita al contingente italiano in Iraq. Schierati vi erano anche gli “operatori” che fanno parte della campagna nascosta, ma in prima fila c’erano i rappresentanti di altre due missioni importanti: una di queste è Prima Parthica, dal nome delle legioni romane che presidiavano la frontiera orientale dell’Impero.

Si tratta del contributo che l’Italia dà alla coalizione contro lo Stato Islamico e il contingente è composto da 650 militari, divisi tra Erbil, Baghdad e il Kuwait e sono impegnati nell’addestramento di:

  • Peshmerga della regione autonoma curda;
  • Commandos nazionali;
  • Polizia federale irachena, di cui sono incaricati i nostri Carabinieri.

Il Kuwait, ci sono i caccia Eurofighter e i droni a lungo raggio Reaper incaricati della ricognizione sulle zone montuose dove sono segnalati i movimenti dei jihadisti. Dotati di sensori hi-tech di ogni tipo, di radar, laser e infrarossi garantiscono un controllo costante del territorio.

Nella base vi è presente una batteria di missili terra-aria Samp-T, che danno uno scudo all’intero Kuwait dalla minaccia iraniana.

Oltre all’impegno nello stanare i jihadisti e quello nella missione Prima Parthica, l’Italia è alla guida della missione Nato.

Un modello di assistenza completamente nuovo per l’Alleanza atlantica”, come ha spiegato a Repubblica il generale Giovanni Iannucci, ex numero uno della Folgore: “Gli obiettivi sono molto chiari e coincidono con quelli dell’Iraq: mettere le loro forze in condizione di garantire pace e stabilità”.

La presenza discreta ma di enorme qualità serve per riorganizzare l’Esercito e la Polizia locali al fine di allontanare dall’Iraq l’influenza dell’Iran e “anticipare le crisi” di un’area estremamente fragile.

Nella missione Nato fanno parte 57 militari italiani in un gruppo che conta 570 unità, una task-force dell’Alleanza occidentale contro i regimi totalitari.

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