Esercito italiano, in calo gli arruolamenti: stipendi troppo bassi?

Esercito italiano, in calo gli arruolamenti: stipendi troppo bassi?

Aumentare gli stipendi per i militari che lavorano al nord. La proposta dei deputati di Fratelli d’Italia.

I deputati di Fratelli d’Italia, Salvatore Deidda, Davide Galantino, Giovanni Russo e Wanda Ferro, hanno attenzionato al Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, una situazione molto importante che riguarda il personale delle Forze armate: ci sono pochi arruolamenti nel nord Italia.

Il drastico calo dei reclutamenti nel settentrione, rispetto al centro-sud, come riportato da Infodifesa.it, sarebbe dovuto “alla precarietà della carriera, al basso livello retributivo rispetto alle altre professioni, alla scarsa disponibilità di alloggi, ovvero ad alcune condizioni imposte per usufruire degli asili nido e delle scuole”.

Una situazione fatta presente più volte nel corso dei lavori della Commissione Difesa da parte dei deputati che hanno posto l’accento anche “sulla gestione del personale, in relazione ai ricongiungimenti familiari e/o agli avvicinamenti nelle regioni di provenienza”.

Stando a quanto dichiarato dai deputati di FdI, la penuria di arruolamenti nel nord del nostro Paese sarebbe dovuta alla mancanza di condizioni logistiche favorevoli e agli stipendi bassi che non coprono il costo della vita più elevato nelle regioni settentrionali.

Analizziamo i fatti e la risposta del sottosegretario alla Difesa Stefania Pucciarelli.

Calo arruolamenti al nord: colpa degli stipendi bassi?

I deputati del partito di Giorgia Meloni hanno posto l’accento sulla discrepanza che c’è tra gli arruolamenti nelle Forze armate di cittadini provenienti dal nord e quelli del centro-sud, con un deficit che riguarda i primi.

La disparità renderebbe, stando alle parole dei deputati, difficile la gestione del personale e tutto quello che ne deriva in termini di ricongiungimenti familiari e avvicinamenti nelle regioni di provenienza, in particolar modo “con riferimento ai livelli iniziali della carriera e, a maggior ragione, con l’avanzare dell’età”.

La precarietà della carriera e la mancanza di tutta una serie di condizioni favorevoli, unite al “ basso livello retributivo ”, renderebbe la vita dei militari al nord molto più difficile e da qui la decisione di scegliere un’altra professione anziché l’arruolamento nella Forza armata.

In Alto Adige, ad esempio, “alcuni servizi e/o agevolazioni sono richiedibili esclusivamente dopo cinque anni di residenza continuativa”.

Calo arruolamenti al nord: la soluzione

I deputati hanno avanzato delle proposte per sanare questo gap tra nord e centro-sud: “occorre attuare politiche finalizzate a rendere compatibile l’arruolamento e la permanenza nelle Forze armate in rapporto anche al costo della vita del luogo di destinazione”, tenendo conto “delle peculiari condizioni del nord-Italia, ovvero delle difficoltà di trasporto da e per alcune zone periferiche e/o isole”.

In poche parole: stipendi più alti per chi presta servizio al nord.
Secondo una classifica, riportata da Infodifesa.it, all’inizio dell’anno tra le regioni più care figurano:

  • Valle d’Aosta, con un’inflazione annua pari al +4,2%;
  • Liguria, con una crescita dei prezzi del +4,5%;
  • Trentino, dove l’inflazione si attesta intorno al +4%, con Bolzano che ha avuto un aumento medio del +2,5%.

Un costo della vita alto implica una maggiore spesa per le famiglie con una previsione di esborso per i consumi compresa tra i 1.000 e i 1.500 euro.

Oltre all’aumento degli stipendi, i deputati propongono:

  • Potenziamento della Difesa nel nord-est;
  • Creazione di servizi, anche per l’infanzia, agevolazioni sui trasporti per le unità assegnate nell’area ma provenienti da altre regioni;
    al fine di incentivare l’arruolamento delle giovani generazioni che risiedono in quei luoghi.

Calo arruolamenti al nord: bocciata la proposta

Il sottosegretario alla Difesa Stefania Pucciarelli ha rispedito al mittente la “soluzione” avanzata dai deputati della Commissione Difesa (Deidda, Russo e Galantino), poiché la diversificazione del reclutamento sulla base dell’area geografica: “incontra un limite di carattere normativo costituito sia dalla natura volontaria dell’accesso alle Forze armate tramite concorso, sia dalla struttura unitaria dello Stato”.

Diversamente da quando accade nei sistemi federali, la struttura del nostro Stato non consente una diversificazione tra cittadini, su base regionale, per accedere alla Pubblica Amministrazione.

Inoltre, qualora si dovesse davvero privilegiare alcuni rispetto ad altri, si attuerebbero delle “ differenziazioni che non sarebbero più fondate sull’aspetto specialistico e/o capacitivo dell’unità o dei reparti di assegnazione” ma solo su “mera area geografica ”.

Calo arruolamenti: cosa può essere fatto

Per invogliare i giovani del nord ad arruolarsi nelle Forze armate, bisogna puntare su un “generalizzato miglioramento del trattamento economico, nonché su un più semplice e definito sistema delle ferme, in particolare nell’ambito delle carriere iniziali” ha aggiunto Pucciarelli.

In questo senso, il progetto di “Revisione dello Strumento militare” (Atto Senato n. 2597) si incastra in questo solco.

Oltre alla revisione del sistema d’ingresso dei volontari nelle Forze armate e del transito nei Graduati, secondo criteri di maggiore economicità procedimentale, vi è inserito anche un miglioramento economico per i volontari.

Il rinnovo contrattuale 2019-2021 prevede, già da ora, un incremento salariale, con un aumento per quanto riguarda lo stipendio e l’indennità pensionabile e altre indennità che mirano a creare un bilanciamento tra vita privata e professionale.

Inoltre, prosegue Pucciarelli, sono previste anche una serie di iniziative in favore del personale della Difesa che prevedono la realizzazione, nei prossimi dieci anni e su tutto il territorio nazionale, di asili nido, centri ricreativi e poli socio-educativi.