Luca Restivo - 30 gennaio 2023
Errore tredicesima pensioni Forze armate, mancata erogazione di tre ratei: ecco cosa sta succedendo
Il personale militare in quiescenza non si è visto accreditare sul cedolino paga tre ratei della tredicesima. Ecco come stanno le cose.
Terremoto nel cedolino stipendiale del personale in quiescenza delle Forze armate.
L’Associazione Sindacale Professionisti Militari (ASPMI) ha scritto al Ministero della Difesa, Guido Crosetto, per segnalare, e sanare, l’errore fatto dall’Amministrazione sulla tredicesima dei pensionati militari, mancando di erogare i tre ratei al personale cessato dal servizio.
Sebbene, la legge sui sindacati militari (n.46 del 2022 in materia di Associazionismo Militare) non permetta di occuparsi del personale in pensione; Aspmi non dimentica gli ex militari e si è adoperata per rendere noto il problema al titolare del Dicastero della Difesa.
Perciò, la sigla sindacale ha scritto al ministro circa la mancata erogazione di tre ratei della tredicesima al personale cessato dal servizio, in quanto riformato per inabilità ed inidoneità al Servizio Militare Incondizionato.
Vediamo come stanno le cose e cosa sta succedendo.
Errore tredicesima pensioni Forze armate: chi riguarda
L’errore ha investito il personale militare in quiescenza, riformato per inabilità e inidoneità al Servizio Militare Incondizionato.
Il collocamento in pensione, a causa di inabilità, è determinato, molte volte, come riporta Aspmi, da patologie importanti, quali ad esempio infarti, ictus, tumori ecc.
Le suddette patologie non permettono di avere una lucidità mentale utile ad accorgersi immediatamente del maltolto: “Pensiamo anche alle vedove o agli orfani che ancor meno sono in grado di capire se una pensione o un arretrato sia corretto o meno, se non con l’aiuto di volenterosi colleghi del de cuius”.
Errore tredicesima pensioni Forze armate: mancano tre ratei
La problematica della mancata erogazione dei tre ratei della tredicesima nelle pensioni del personale militare in quiescenza, riformato per inabilità e inidoneità al Servizio Militare Incondizionato, è una questione atavica che si trascina da tempo.
Si potrebbe definire come una diatriba mai sanata tra Amministrazione e Inps, per il semplice fatto che non si è mai trovato un punto d’incontro, con la conseguenza (spiacevole) che a rimetterci sia per personale militare, in questo caso specifico quello collocato in quiescenza.
Il personale cessato dal servizio, in quanto riformato per inabilità ed inidoneità al Servizio Militare Incondizionato, ha diritto a tre mesi di assegni pari a quelli di attività e tali assegni maturano il diritto di calcolo per la tredicesima mensilità (art. 58 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 29 dicembre 1973).
Per Aspmi è evidente che il suddetto personale debba percepire la tredicesima mensilità per intero, ma “purtroppo, tale evidente diritto non viene applicato ai militari che vengono collocati in quiescenza ”.
Errore tredicesima pensioni Forze armate: la mancata chiarezza del cedolino paga
Molti militari “non hanno dimestichezza con il cedolino paga (che tra le altre cose risulta ancora oggi poco trasparente e su questo ci permetteremo di disturbarla a breve - riferito al ministro Crosetto ndr) e per loro non è facile capire quanti ratei di tredicesima o quali arretrati vengano corrisposti nel cedolino paga e soprattutto come siano elaborati i calcoli relativi agli importi erogati.”
Una situazione che genera, inevitabilmente, confusione e che Aspmi si augura venga sanata al più presto da parte del Ministro della Difesa.
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