Cosa rischia il poliziotto che ha sparato a Termini per fermare una possibile aggressione

Cosa rischia il poliziotto che ha sparato a Termini per fermare una possibile aggressione

Scoppia la polemica per quanto è accaduto a Roma: un agente di Polizia rischia il processo per aver sparato a un ragazzo in possesso di un coltello.

Potrebbero esserci conseguenze per il poliziotto che ha sparato per fermare una possibile aggressione in via Marsala a Roma. Un tema che sta scatenando la reazione di tutte le forze di polizia.

A decidere se il colpo di pistola esploso dall’agente di Polizia a Termini contro Ahmed Brahim sia un atto dovuto o meno spetterà alla procura di Roma.

Sabato scorso otto agenti della Polizia ferroviaria di Termini hanno accerchiato Brahim, ragazzo ghanese in possesso di un coltello, per sventare una possibile aggressione. Uno degli agenti per prevenire l’aggressore ha mirato e sparato alle gambe, ferendolo gravemente.

Brahim ancora si trova in ospedale sedato, mentre il poliziotto è sotto accusa per eccesso colposo dell’uso delle armi.

Cosa è successo a Termini e perché il poliziotto ha sparato

Nel tardo pomeriggio un ragazzo ghanese si aggirava per via Marsala brandendo un coltellaccio. L’uomo, identificato poi come Ahmed Brahim, noto in passato alle forze dell’ordine per atti vandalici e per aver ferito l’Imam presso il centro islamico di Roma, non sembra dai video essere particolarmente aggressivo. Dalle immagini sembra che faccia costantemente un passo avanti e due indietro.

È stato accerchiato da otto agenti della polizia ferroviaria di Roma Termini, che volevano bloccare il possibile aggressore. Uno degli agenti, l’assistente capo della Polfer, volendo fermarlo ha mirato alle gambe e ha esploso un colpo ferendolo gravemente.

I video di sorveglianza non sembrano mostrare un eccessiva pericolosità del sospettato aggressore, e per tale motivo la procura di Roma dovrà decidere sulla condotta corretta o meno del poliziotto. Cosa rischia, dunque?

Cosa rischia il poliziotto e come avvengono le indagini davanti a casi simili?

Per adesso la pistola dell’assistente capo della Polfer, che sabato ha sparato a Ahmed Brahim, è stata posta sotto sequestro, come atto dovuto, a titolo puramente cautelativo. L’agente sarà indagato per eccesso colposo di armi da fuoco, rispondendo quindi agli articoli 53, 55 e 59 del Codice Penale, che si occupano dell’uso legittimo delle armi.

Il poliziotto continuerà a rimanere in servizio durante le indagini, dotato di una nuova pistola, mentre la propria verrà posta sotto esami balistici. Inoltre come prevede la legge in questi casi, l’assistente capo della Polizia ferroviaria dovrà pagare di tasca propria le indagini.

A spiegare quali siano le norme da seguire in questi casi è stato il segretario generale del sindacato autonomo di polizia (SAP) Stefano Paoloni, che ha sottolineato la delicata posizione in cui si trova al momento l’agente di polizia.

Oltre a essere sotto pressione giudiziaria e mediatica, il poliziotto dovrà pagare tutte le spese legali. È previsto un anticipo che, però, non basta a coprire le spese. Con tre gradi di giudizio, infatti, le indagini possono protrarsi per anni e il rimborso è previsto unicamente in caso di archiviazione.

Unica nota positiva per l’agente in questione è che molti avvocati si sono offerti di fornire un’assistenza legale gratuita dato la situazione.

Cosa dicono le Forze dell’ordine a riguardo

Sulla faccenda le opinione degli istruttori si dividono. Alcuni ritengono che dalle immagini non si evinca alcuna necessità estrema per ricorrere alle armi. Infatti durante i corsi di addestramento ai futuri agenti viene insegnato come intervenire nei diversi casi. Esistono principalmente 4 step:

  1. mediazione,
  2. utilizzo dello sfollagente,
  3. spray (per chi lo ha in dotazione),
  4. infine utilizzo della pistola.

Come ha affermato uno degli istruttori:

L’ultima ratio è la pistola e il manuale del poliziotto perfetto non esiste, c’è il codice penale e l’articolo 53 sull’uso legittimo delle armi.

Infatti, altri istruttori cercano di tener conto anche della pressione e delle condizioni e della velocità con cui un agente in servizio deve fare i conti; a volte in solo poche frazioni di secondo devono decidere se esplodere o meno un colpo, davanti a uno scenario che da un momento all’altro può ribaltarsi.

Molti invitano ad approvare e ad adoperare sul campo i taser, che non feriscono ma sono strumenti per far desistere il possibile aggressore da qualsiasi mossa.

Chi è Ahmed Brahim, il ragazzo sparato a Termini dall’agente di polizia

Ahmed Brahim, l’uomo proveniente dal Ghana, sparato in via Marsala dall’assistente capo della Polfer, in possesso di un coltello, non era nuovo alle forze dell’ordine.

Negli anni precedenti Brahim, infatti, ha manifestato più volte il suo odio contro la religione cattolica e non solo, macchiandosi di atti vandalici. Ha infatti distrutto le statue di quattro chiese romane. L’anno precedente è stato fermato a San Pietro per resistenza a pubblico ufficiale. A giugno aveva inoltre scagliato bottiglie di vetro contro il centro islamico di Via San Vito ferendo l’Imam, l’alta carica religiosa nella religione islamica.

Quando è stato fermato in via Marsala in possesso di un coltello gli agenti lo hanno circondato e uno dei poliziotti mirando alle gambe ha esploso un colpo di pistola ferendolo. L’arresto di Brahim, che adesso si trova ricoverato in ospedale, è stato comunque convalidato.