Luca Restivo - 30 maggio 2022
Congedo mestruale anche per le forze armate: la proposta
UNARMA chiede che venga subito approvata la legge che prevede il congedo mestruale di tre giorni al mese per il personale femminile.
La Spagna si appresta a varare una legge sul congedo mestruale retribuito che potrebbe fare da apripista come esempio da seguire per tutti gli altri Paesi europei.
Contestualmente, al congedo di tre giorni al mese, anche l’abbassamento dell’Iva sui prodotti per l’igiene femminile nei negozi e la distribuzione gratuita nelle scuole e nei centri educativi di assorbenti e altri prodotti per le mestruazioni.
Ricordiamo che in Vietnam, Corea del Sud, Taiwan, Cina e Giappone, le donne hanno diritto al congedo retribuito durante i giorni del ciclo mestruale. In Italia, dopo una prima proposta di legge avanzata nel 2016, la cosa si è arenata, ma oggi torna prepotente grazie alla proposta di UNARMA “Associazione Sindacale Carabinieri" che ha chiesto a gran voce interventi per tutelare il personale femminile di cui si compongono le Forze armate, Carabinieri e Capitanerie di Porto.
Congedo mestruale Forze armate: la proposta di UNARMA
L’Associazione Sindacale Carabinieri, UNARMA, sulla scia di quanto sta accadendo in Spagna, ha chiesto che il personale femminile delle Forze armate venga tutelato, mediante il riconoscimento dei propri diritti, compreso il congedo mestruale e la “sensibilizzazione e tutela lavorativa in periodi particolarmente invalidanti per le nostre colleghe” riferisce UNARMA.
Sono 18 mila, come riportato da infodifesa.it, le unità di personale femminile tra Forze armate, Carabinieri e Capitanerie di Porto, una percentuale che corrisponde a oltre il 6% e che non può essere ignorata.
La legge del 2016 sulla dismenorrea, presentata da 4 deputate del Partito Democratico, prevede che il congedo di 3 giorni al mese venga concesso previa certificazione medica, che attesti un disturbo certificato che comporta debilitazione, forti crampi, nausea, vertigini e vomito.
In presenza di una certificazione medica, le donne possono godere di un congedo mestruale fin dal primo giorno e per la durata necessaria, senza doversi mettere in malattia o in ferie. Non si avrà alcuna decurtazione dallo stipendio per i giorni in cui la donna usufruirà del permesso.
“Forse la ‘politica” ha paura dell’accoglimento in Italia di questa norma di civiltà” è il commento di UNARMA, che aggiunge:
“Perché dobbiamo sembrare un Paese retrogrado, culturalmente arretrato e discriminante? Noi di UNARMA crediamo che il popolo italiano non meriti questa nomea, piuttosto sono i nostri rappresentanti politici a non avere la forza per abbracciare certe norme di civiltà”.
Poi, l’appello al Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini affinché accolga “la nostra richiesta, promuovendo una rapida approvazione della legge presentata nel 2016 relativa al congedo mestruale di tre giorni al mese.”
L’auspicio di UNARMA è che la nuova legge spagnola possa dare lo slancio anche a quella italiana. Sono ben sei anni, infatti, che il nostro Paese attende l’approvazione della legge sulla dismenorrea, proposta il 27 giugno 2016 su iniziativa delle deputate Mura, Sbrollini, Iacono e Rubinato e discussa alla Camera e fermatasi lì.
Congedo mestruale: com’è la situazione in Europa
L’Europa non ha una legge che prevede l’istituzione del congedo mestruale.
La deputata Sbrollini, tra le firmatarie della proposta di legge del 27 giugno 2016, ha posto l’accento sulla condizione delle donne nella fase del ciclo: “Le donne che soffrono di dismenorrea, ossia i dolori mestruali, sono fra il 60 e l’80%, la maggior parte ne soffre occasionalmente o in modo sopportabile, ma c’è un consistente 10-15% che lo subisce in forma grave, per questo non possiamo abbandonarle”.
Per aver diritto al permesso le lavoratrici (con contratto a tempo indeterminato, subordinato e parasubordinato, full o part time, sia nel settore pubblico che privato) dovranno presentare certificato medico che attesti la patologia: questo andrà rinnovato poi entro il 30 dicembre dell’annualità in corso e presentato al datore di lavoro entro il 30 gennaio dell’anno successivo.
Dello stesso avviso UNARMA: “Come possono le donne delle Forze dell’Ordine prendersi cura della sicurezza del Paese, se lo Stato italiano per primo non le tutela nei loro diritti? Perché l’Italia dev’essere un fanalino di coda?”.
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