Cassa previdenza Forze armate: perché Esercito e Carabinieri sono esclusi

Cassa previdenza Forze armate: perché Esercito e Carabinieri sono esclusi

Resta ancora irrisolta la sperequazione interna al personale della Forza armata.

Il personale dell’Esercito italiano e dell’Arma dei Carabinieri è ancora escluso dal beneficiare della cassa di previdenza delle Forze armate, sebbene il Dpr n.211 del 4.12.09 preveda l’uniformità di gestione dell’Ente che, peraltro ricade sotto la responsabilità di un unico organismo.

È quanto denuncia USMIA (Unione Sindacale Militari Interforze Associati), mettendo in evidenza la sperequazione che si è generata all’interno del personale della Forza armata.

Partendo dal presupposto che la cassa Previdenza delle Forze Armate è interamente finanziata con i contributi versati dai relativi iscritti ed ha la finalità di erogare prestazioni previdenziali che, in parte, integrano quelle corrisposte dall’INPS, USMIA si domanda perché il documento redatto dallo Stato Maggiore della Difesa e dal Co.Ce.R. Interforze nel 2018 non è ancora stato valutato e “licenziato” dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire da dove nasce la sperequazione all’interno del personale della Forza armata.

Cassa previdenziale: l’origine della sperequazione

Tra le varie criticità di gestione della cassa previdenziale delle Forze armate, c’è quella generata dall’art. 1919 del Codice dell’Ordinamento Militare (COM), riporta la nota stampa.

Questo riferimento normativo, argomenta USMIA, prevede che il trattamento economico di indennità supplementare spetti ai soli Sottufficiali della Marina Militare e dell’Aeronautica Militare che transitano nei ruoli dell’Amministrazione civile dello Stato per perdita dei requisiti di idoneità al servizio.

Il medesimo articolo di legge stabilisce, anche, che l’indennità supplementare debba essere corrisposta anche agli appartenenti della Marina e dell’Aeronautica che sono nominati Ufficiali e Sottufficiali in servizio permanente.

I militari dell’Arma dei Carabinieri e dell’Esercito italiano “ sono esclusi dal beneficio ”, sebbene il Dpr n. 211 del 4.12.09 preveda l’uniformità di gestione dell’Ente che, peraltro, ricade sotto la responsabilità di un unico organismo.

Cassa previdenziale: i ritardi del MEF

La verosimile illegittima sperequazione ereditata dal retaggio di una precedente gestione certamente diversificata tra i sette fondi ad oggi costituiti per le varie categorie di personale militare”, è stata posta all’attenzione dal Co.Ce.R. Interforze che, con apposita delibera, aveva espresso la

“necessità di predisporre una proposta di modifica normativa che, con effetto retroattivo, potesse sanare la situazione omogenizzando tale trattamento economico per il personale di tutte le Forze Armate”.

Il lavoro sinergico tra Stato Maggiore della Difesa e il Co.Ce.R. Interforze diede vita ad un documento che aveva lo scopo di sanare la situazione.

Il Consiglio di Amministrazione della Cassa di Previdenza e lo stesso Dicastero della Difesa che esercita funzioni di vigilanza hanno già assolto ai propri compiti. Si aspetta che il Ministero dell’Economia e delle Finanze attui le valutazioni di competenza, attesa che dura da anni.

“A fronte di tale situazione, l’aspetto che desta forte perplessità non è solo l’inaccettabile disparità di trattamento esistente tra i militari delle diverse Forze Armate, quanto soprattutto la mancanza di risolutezza da parte della Pubblica Amministrazione rispetto ad una questione che, per quanto articolata, appare rapidamente risolvibile”.

USMIA chiama in causa il ministro della Difesa Lorenzo Guerini affinché si adoperi con il legislatore per risolvere “questa annosa e incomprensibile sperequazione che continua ad alimentare tensione e malessere tra il personale militare”.